L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-11-2015

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GIOVEDÌ 11 GIUGNO 2015 www.italoamericano.org 21 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | L'ostensione della Sacra Sindone, a Torino, è ovviamente gratuita ma in Piemonte, chi vuole ammirarla, ci deve comunque arrivare. L'idea - l'intuizione, se volete, il gesto di carità - è venuta a Papa Francesco che, per quanto concerne intuizioni e idee, raccontano in Vaticano, è una sorta di vaporiera. Coltiva entusiasmi, ne mette al corrente i più stretti collaboratori. Bene, ecco quanto è accaduto: Papa Francesco ha pagato il viaggio in pullman (e il relativo soggior- no nel capoluogo piemontese) a un gruppo di diseredati romani che sono arrivati e arriveranno a Torino in due gruppi, uno la scorsa setti- mana, il prossimo in concomitanza con la visita ufficiale del Pontefice in Piemonte. Allora, il Papa visiterà, per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica, il Tempio Valdese e un gruppo di parenti piemontesi perché le origini, lo sapete, sono sotto le Alpi. Il pullman della speranza ha imboccato il casello autostradale di Roma Nord, orientando la bussola verso Torino. A bordo diseredati, poveri antichi e poveri nuovi. I divorziati, quelli ridotti sul lastrico perché le leggi oggi prevedono che un marito debba comunque prov- vedere ai bisogni della sua famiglia, anche a costo di non avere più lui stesso da mangiare. Ci sono quelli che hanno perso il lavoro, quelli che lo sognano e non l'hanno mai trovato. Ci sono i poveri vecchio stampo, quelli lasciati su un binario morto da genitori senza scrupoli, dediti magari al gioco e al vizio delle scommesse. Il pull- man della speranza era un democratico condensato di sogni: sfioriti, traditi ma pur sempre vivi. Perché sognare, in fondo, è retaggio esclusivo degli esseri umani, dotati di intelletto e di un muscolo che pulsa passioni: il cuore. Ecco, l'intento del Papa: fare in modo che quel gruppo di cento uomini e donne romane, dimenticati e sfregiati dalla vita, potessero, per poche ore, davanti alla Sindone, pensare comunque con entusia- smo alla vita. Tornando a sperare in un futuro diverso, finalmente concreto. C'è chi ha pianto, chi ha sorriso. Il Vaticano aveva donato loro anche un kit: un cappello per ripararsi dal sole, una maglietta bianca. Sono entrati ad ammirare la Sindone, a pregare davanti a quel miracolo che si perpetua, a capo chino. Pensando magari al modo in cui la loro vita è cambiata in negativo e non si è più ripresa. Un gorgo senza fine, una palude infinita. Un'esperienza che, purtroppo, sta avvolgendo sempre più italiani: perché il lavoro si smarrisce con facilità irrisoria e tornare in carreggiata è sempre più difficile. Il Papa - donando il sorriso a un centinaio di dimenticati, di gente che non fa notizia, di persone che rischiano di non poter più sognare - ha interpretato, come meglio non avrebbe potuto, il senso della carità cristiana. L'autista del pullman ha spento il motore, ha aperto le porte e quel gruppo di uomini e donne oltraggiate dal destino, improvvisamente, è sembrato che riprendesse vita, tornando a respi- rare attimi di serenità. Il primo gruppo è ripartito per Roma nuova- mente arricchito. Il secondo gruppo arriverà col Papa e gli influssi, vedrete, saranno più marcati. I cento del papa in viaggio verso la Sacra Sindone Il pullman della speranza La Vignetta della Settimana di Renzo Badolisani GIORGIO BICOCCHI Prezioso archivio librario torna da New York in Toscana dedicò anche alla vita politica: fu segretario del Consiglio diparti- mentale di Arezzo, e poi gonfalo- niere di Cortona. Trasferita la capitale del Regno d'Italia a Firenze, nel 1865 fu eletto depu- tato al Parlamento per il collegio di Cortona. Di parte liberale moderata, fu confermato nelle elezioni del 1867. Fu anche con- sigliere, membro della presiden- za e della Deputazione, del Consiglio provinciale di Arezzo, e in tale veste studiò a fondo il problema del prosciugamento del lago Trasimeno. Allo scoppio della terza guerra d'indipenden- za, nel 1866, si arruolò e il 20 o 21 giugno di quell'anno partì da Brescia per Gavardo, col reggi- Ritorna in patria ma non a "casa" sua, l'archivio del conte Girolamo Mancini, nobiluomo e intellettuale cortonese. Sembra infatti che i documenti apparte- nuti a questo personaggio siano stati acquistati dai frati di Camaldoli, da chi, fino ad oggi, li aveva custoditi a New York. Sicuramente questo fondo è di grande importanza in quanto Misericordia di Cortona. In seguito alle stragi compiute dal- l'esercito pontificio a Perugia il 20 giugno 1859, ospitò sponta- neamente e coraggiosamente molti profughi ed esiliati, assi- stendoli con aiuti economici, direttamente con danaro suo o con fondi da lui raccolti in pub- bliche sottoscrizioni. Nel 1860 combatté come volontario nella campagna dell'Umbria agli ordini del colonnello Masi. Nella Toscana postgranducale si mento di volontari. Il 16 dicem- bre 1873 fu nominato dal Consiglio comunale di Cortona conservatore del Museo dell'Accademia Etrusca e biblio- tecario della Libreria comunale ed accademica, incarichi che tenne fino alla morte, a titolo gratuito, ma con solerzia, impe- gno e professionalità. In particolare, occorre ricono- scergli il merito d'aver riordinato e catalogato i preziosi codici della Biblioteca comunale, di cui nessuno conosceva il numero preciso e la qualità, e che erano quindi esposti al rischio di perdi- te e dispersioni. Nell'anno 1876 ritrovò il Laudario di Cortona che è la più antica collezione conosciuta di musica italiana in lingua volgare, nonché l'unica del XIII secolo. È composto di 171 fogli di perga- mena ed è privo di miniature. Il testo è scritto in caratteri gotici e la musica in notazione quadrata. Del Laudario cortonese non se ne conosce esattamente la data, ma si ritiene che sia stato copiato fra gli anni 1270 e 1297. Apparteneva alla Fraternità di S. Maria delle Laude, della chiesa di San Francesco di Cortona. racchiude una buona parte della storia di Cortona e dell'Italia centrale. Il conte fu una figura di spic- co in ogni campo dello scibile, oltre a quello politico e storico. Girolamo Mancini nacque a Cortona, nel palazzo di famiglia, il 30 novembre 1832, da Niccolò e Elisabetta Grifoli. Fece i primi studi nelle scuole di umanità e filosofia del collegio Tolomei di Siena, retto dagli Scolopi. Sebbene viaggiasse molto fra Siena e Firenze, visse la maggior parte del tempo nella città natale, nel cui circondario erano i posse- dimenti di famiglia, fra cui la villa del Sodo, da lui prediletta. Mancini volle sempre ammini- strare personalmente questi beni, vigilando sulle esigenze dei colo- ni e sulla sana conduzione dell'a- zienda familiare. Interrotti gli studi regolari, si dedicò "da dilettante", ma con passione e professionalità, allo studio della storia e della lettera- tura, e soprattutto dell'arte e dei monumenti della sua città. Già nel palazzo di famiglia, ma più ancora nella Biblioteca dell'Accademia Etrusca di Cortona, cui fu ascritto venti- duenne (nell'assemblea dei soci del 28 luglio 1854) e di cui più tardi (nel 1889) divenne "lucu- mone perpetuo" vale a dire presi- dente a vita, Mancini trovò tutte le opere di erudizione e di storia che gli consentirono di approfon- dire e ampliare i suoi interessi culturali. Nel 1855, insieme con A. Guadagnoli, per far fronte alle esigenze imposte dallo scoppio del colera, istituì con lasciti per- sonali la Confraternita della Foglio 46 del Laudario di Cortona, la più antica collezione musicale in volgare italiano e l'unica del XIII secolo LILLY MAGI

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