L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-11-2015

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GIOVEDÌ 11 GIUGNO 2015 www.italoamericano.org 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Il valoroso contributo dei Mas, le motobarche armate della Marina italiana Le persone che hanno vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale ricordano le gloriose avventure dei Mas. Questa sigla, o acronimo, diversi decenni fa stava a significare "Motobarca Armata Svan". Svan era un can- tiere navale di Venezia che durante la Prima Guerra Mondiale costruiva sommergibi- li. Nel secondo decennio dello scorso secolo i Mas erano armati di un cannone da 57 mm, 3 mitragliatori e una dozzina di bombe anti-sommergibile. Successivamente il cannone ed i mitragliatori vennero sostituiti da due siluri per ogni imbarcazione. L'11 febbraio 1918, verso la fine della Prima Guerra Mondiale una squadriglia di tre Mas, con a bordo Gabriele D'Annunzio e Costanzo Ciano, entrò a sostenu- ta velocità nella baia di Buccari e lanciò i siluri senza grande suc- cesso. A quel tempo la baia di Mondiale. Quest'arma chiamata anche "il siluro umano" non era altro che una specie di siluro con la testata esplosiva guidato da due marinai propriamente addestrati, di solito un ufficiale ed un sottuf- ficiale. La parte anteriore di detto siluro era composta di un campo magnetico che permetteva al gui- datore di attaccare l'esplosivo del siluro alla chiglia della nave nemica. Fu proprio con uno di questi nuovi mezzi d'assalto che negli ultimi giorni della Prima Guerra Mondiale il marinaio siciliano Luigi Rizzo affondò nel porto di Pola la corazzata "Viribus Unitis", nave ammira- glia, orgoglio della flotta austria- ca. Nell'estate del 1940 una squa- driglia di Mas affondò nei pressi dell'isola di Creta l'incrociatore inglese "Hms York". Nei primi mesi del 1941 Valerio Borghese assunse il commando della prima squadri- glia che venne chiamata la "Decima Mas" (X-Mas) che combattè con grande valore anche durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana (1943-44). Solo durante gli ulti- mi mesi della guerra la "Decima Mas" acquistò una brutta reputa- zione quando le sue truppe, for- mate usualmente da giovani volontari, vennero usate sulle montagne degli Appennini per azioni armate contro i partigiani che combattevano i tedeschi. All'alba del 7 dicembre 1941 nel porto di Alessandria, un Mas fornito di "Mignatta" danneggiò seriamente le due navi da batta- glia inglesi "Hms Queen Elizabeth" e "Hms Valiant" oltre ad una petroliera ancorata nel porto. Le due navi suddette non furono più usate durante la guerra a causa dei danni subiti durante l'attacco dei Mas. Lo stesso Churchill affermò: "Con la perdita delle navi affon- date, l'Inghilterra ha perso la supremazia della flotta nel Mediterraneo; prepariamoci a subirne le conseguenze". Grazie al valore e all'eroismo degli ufficiali della Marina italia- na, quali Valerio Borghese, i Mas italiani seminarono il terrore tra le flotte del Mediterraneo ma anche il rispetto e l'ammirazione della Marina Inglese. Uomini della Repubblica Sociale Italiana appartenenti alla Decima Flottiglia Mas Buccari era considerata dalla Marina austriaca "assolutamente inviolabile". Questa azione, per quanto non riuscì a infliggere danni sostanziali alle navi anco- rate nel porto, è ricordata nella storia come "La beffa di Buccari" perchè l'aver comunque penetrato le protezioni del porto austriaco fu di per se stessa con- siderata un'impresa ammirevole. Fin dall'inizio della Seconda Guerra Mondiale il porto di Augusta, in Sicilia, acquistò grande importanza per lo svilup- po e per l'attività dei nuovi mezzi d'assalto della Marina Militare italiana, che, oltre ai Mas, com- prendeva speciali mine subacque disegnate per affondare le grandi corazzate della Marina inglese, le quali spesso usavano il porto di Malta sfruttando la posizione del- l'isola al centro del Mediterraneo. Pertanto Malta era divenuta per l'Inghilterra una base navale di grande importanza strategica. Oltre al Mas, al quale venne dato il nuovo nome di Motoscafo Anti Sommergibile, la base di Augusta acquistò fama per il per- fezionamento di una nuova arma chiamata "Mignatta" che venne usata inizialmente negli ultimi mesi della Prima Guerra Motobarca Armata Silurante. Sotto una coppia di Mas in esercitazione, 1918 La guerra di trincea, gli uomini, le battaglie: la storia vista dai fotografi TONY GHEZZO Dettaglio del cannoncino di un Mas, da La Lettura, rivista mensile del Corriere della Sera, del 1 gennaio 1917 Fotografi dal fronte: l'attualità della violenza nella guerra di trincea "Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie", s criveva Giuseppe Ungaretti nella più celebre e crudele sintesi della vita dei soldati in trincea. E questa sensazione di preca- rietà che non abbandona mai ha caratterizzato "A l fronte. Cineoperatori e fotografi raccon- tano la G rande G uerra", la mostra che il Museo Nazionale del Cinema di Torino ha propo- sto in occasione del centenario della I Guerra Mondiale. Il Museo conserva collezioni prezios is s ime s ulla G rande Guerra. Ci sono i fondi di Luis Bogino, un fotografo nato in Argentina da genitori piemontesi al seguito dell'Esercito Italiano; ci sono le fotografie dei giovani soldati, scattate nella quotidia- nità e nelle sorprese del fronte, spesso in trincea; ci sono i filma- ti dell'epoca, propagandistici e cinematografici, e ci sono spez- zoni di film girati in varie epo- che, tra cui "Uomini contro" di Francesco Rosi. Sono immagini preziosissime, che aprono uno squarcio inedito sulla vita al fronte, che raccontano le influen- ze e le conseguenze di quell'e- vento sull'immaginario italiano, che parlano alle nuove genera- zioni assuefatte di violenza e guerre, sante o meno, con imma- gini d'impatto e teneri oggetti appartenuti ai Caduti. La Grande Guerra è la prima documentata dalle immagini in movimento e dalle fotografie. Per chi le osserva 100 anni dopo, c' è la tenerezza della distanza, c'è l'eco dei ricordi sco- lastici, c'è tutta l'epica del Piave, di Caporetto, del Presente di Redipuglia, c'è la memoria di nonni e bisnonni segnati per sempre dalle trincee, c'è la tri- stezza di una violenza che non termina mai e di una disumanità che in questi giorni è più che mai attuale. Attraverso le immagini si ha poco alla volta la consapevolezza del ruolo dei media, del forte impatto visivo della fotografia, più efficace di tante parole. Il fronte geografico e i panora- mi di guerra, Momenti della vita quotidiana al fronte, La trincea, La guerra bianca sulle cime ita- liane, Tecnologie della Grande Guerra, Feriti e prigionieri al fronte e nelle retrovie, Vittime di guerra: corpi e luoghi devastati. C'è attualità in quella violenza, in quell'epica in cui gli italiani si trovarono al fronte per la prima volta insieme, senza ancora una lingua comune, e in cui l'Europa perse se stessa, faticando tutto un secolo per ritrovarsi.

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