L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-11-2015

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GIOVEDÌ 11 GIUGNO 2015 www.italoamericano.org 42 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | L'esclusiva anomalia artistica di Nino Tirinnanzi F i r e n z e r e n d e o m a g g i o a Nino Tirinnanzi, uno degli artisti più significativi del secondo Novecento con la mostra "Nino T i r i n n a n z i M e t a f i s i c a d e l l a Bellezza", curata da Giovanni Faccenda nelle sale dell'Andito degli Angiolini della Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti. L'esposizione, a sette mesi di distanza dalla grande rassegna t e n u t a s i a l C h i o s t r o d e l Bramante di Roma, ordina qua- r a n t a o p e r e d e l M a e s t r o , f r a capolavori noti, ritrovamenti recenti e alcuni significativi ine- non più l'allievo prediletto di Rosai, come è stato spesso, ma erroneamente, definito in passa- to, bensì un artista originalissi- m o , " e s c l u s i v o e g e n i a l e , a l punto da diventare anomalo in qualunque ambito lo si collo- chi", come scrive Faccenda nel bel saggio che apre il primo volume del Catalogo Generale delle Opere di Nino Tirinnanzi (Edizioni Giorgio Mondadori), in uscita in tutte le librerie in coincidenza dell'inaugurazione della grande rassegna presso Palazzo Pitti. La mostra rivisita l'intero arco cronologico della pittura di Nino Tirinnanzi, artista nato a al cospetto di alcuni disegni da lui realizzati a soli undici anni, entrò a far parte dell'ambiente delle Giubbe Rosse come un enfant-prodige: Palazzeschi, fra gli altri, riconobbe in lui "una sensazione nuova di pittura". Sin da ragazzo palesò le sue pre- dilezioni per la pittura di Carrà e di Morandi, vivissima nei suoi paesaggi, per Chardin, cui si richiamano le sue nature morte, e per i grandi maestri rinasci- mentali e manieristi, evocati i n v e c e n e i s u o i s t r a o r d i n a r i ritratti. E con la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, fu consa- crato come uno dei protagonisti di maggior interesse della sua generazione. L ' e s p o s i z i o n e f i o r e n t i n a approfondisce gli ambiti che hanno contraddistinto il suo lavoro – dagli amati paesaggi del Chianti, agli interni urbani fiorentini e romani, dalle splen- dide nature morte (composte d'estate nella sua residenza in Versilia) ai ritratti, tanto amati da Eugenio Montale. In un suo soggiorno in Marocco, nei pri- missimi anni Settanta, ritrasse una serie di ragazzi maghrebini, immersi nei colori e nella luce del luogo che tanto lo avevano colpito, dei quali Montale ebbe a dire: "È piuttosto raro che un pittore d'oggi faccia riflettere sulla condizione umana; e che lo faccia senza sollecitare deduzio- ni sedicenti sociali o sociologi- che. Il pensiero di Tirinnanzi è tutto nel suo disegno e nei suoi colori". Altro aspetto peculiare del- l'esposizione è l'approfondi- mento dei vari orizzonti senti- mentali in cui ebbe a manifestar- si l'indomita disposizione verso la "metafisica della bellezza" che animò Nino Tirinnanzi in ogni frangente della sua storia espres- siva, costellata dall'ammirazione di famosi poeti, come Ungaretti, Luzi, Betocchi, Pasolini e lo stesso Montale, e di illustri scrit- tori e intellettuali, quali Gadda, T o b i n o , B o , P r a t o l i n i , Palazzeschi, Zurlini e Zeffirelli. L'ARTISTA - Nato a Greve in Chianti l'11 agosto 1923, di famiglia benestante, fin dalla prima infanzia ebbe come guida umana e culturale Domenico Giuliotti. Iscritto all'Istituto d'Arte di Firenze, vi studiò fino all'ottobre del 1936, anno in cui conobbe Ottone Rosai, che rima- se subito colpito dal suo lavoro artistico. Insieme a lui, ancora adolescente, frequentò celebri ritrovi di poeti, scrittori ed intel- l e t t u a l i c o m e " L e G i u b b e Rosse", dove conobbe, fra gli altri, Montale, Gadda, Landolfi, Luzi, Vittorini, Gatto, Parronchi, Pratolini, Tobino. Con lo scop- p i o d e l l a S e c o n d a G u e r r a Mondiale, venne chiamato alle armi e inviato a Rodi; durante l'occupazione tedesca dell'isola fuggì in Turchia, passò successi- v a m e n t e i n S i r i a , L i b a n o , Palestina, fermandosi in Egitto, dove poté finalmente riprendere il lavoro sospeso per un lungo tempo prima di rimpatriare nel 1946. D a a l l o r a , i s u c c e s s i n e l campo della pittura e del disegno si sono susseguiti ininterrotti. Tirinnanzi è stato invitato a tutte le più importanti rassegne pub- b l i c h e s v o l t e s i i n I t a l i a n e l secondo Novecento. Ricordiamo l e s u e p a r t e c i p a z i o n i a l l a B i e n n a l e d i V e n e z i a e a l l a Quadriennale di Roma. Del suo soggiorno romano, fra gli anni '60 e i primi '70, sono le amicizie con Sandro Penna e Pier Paolo Pasolini, nonché la frequentazione dei molti pittori ed intellettuali riuni- ti al "Caffè Greco". Per molte estati, presso la sua residenza al f o r t e d e i M a r m i , e b b e c o m e amico Eugenio Montale. Ad un suo viaggio a Londra si deve invece l'incontro con Francis Bacon. Tirinnanzi è morto a Greve in Chianti il 9 dicembre 2002. Ragazzo Maghrebino. Olio su tela del 1976 di Nino Tirinnanzi Non solo palazzo Strozzi pre- senta al pubblico di appassionati dell'archeologia una serie di pre- gevoli bronzi: anche il Museo Archeologico di Firenze si mette in gioco con un vero e proprio viaggio nel mondo figurativo del mond o clas s ico. La mos tra "Piccolo grandi bronzi" che si potrà ammirare fino al 21 giugno dal M us eo A rcheologico Nazionale di Firenze ospiterà 160 reperti di di straordinaria qualità artistica raccolti nel corso di circa tre secoli dalla dinastia mediceo-lorenese. Un'esposizione che condurrà il visitatore nel passato, attraver- so le iconografie e le storie degli dei della Grecia, d'Etruria e di Roma insieme alla multiforme umanità composta da uomini politici, atleti, attori, devoti e figure grottesche. La mostra illustrerà i criteri di selezione in base ai quali i signo- Al museo archeologico di Firenze 160 bronzi che raccontano tre secoli riposo notturno che come riposo eterno, la Vittoria e la Fortuna, così come Ercole, le Amazzoni e le Nereidi. Il mondo figurativo della pic- cola bronzistica assommava alle figure divine le rappresentazioni del mondo umano nelle sue mille sfaccettature: dalla dignità regale dei s ovrani ellenis tici (Alessandro Magno, Arsinoe d'Egitto, Demetrio Poliorcete, che si fecero raffigurare come dei o vi si identificarono comple- tamente), alla gloria degli atleti vittoriosi e dei guerrieri a caval- lo, che non di rado furono elevati a livello divino, dalla composta figura dei cittadini togati o rap- presentati nell'atto di onorare gli dei fino all'universo composito e intrigante degli attori, dei tea- tranti e delle figure grottesche, che di quel mondo divino si bef- favano per intrattenere i loro spettatori e le corti principesche che li ospitavano, non diversa- mente a quanto avveniva nelle corti dei Medici e dei Lorena. ri di Firenze collezionarono le pregevoli statuette, che raccolse- ro a centinaia, e le particolari valenze socio-culturali e soprat- tutto politiche ed autorappresen- tative di cui essi caricarono alcu- ne figure del mito. Ad esempio, in divinità co me V enere e soprattutto Ercole alcuni membri delle due famiglie si identifica- rono o videro modelli da imitare e da proporre ai loro sudditi. I bronzetti erano conservati, insie- me a pietre intagliate, cammei, monete, gioielli, in ambienti creati per tale scopo, veri scrigni preziosi: ad esempio lo Studiolo di Cosimo I in Palazzo Vecchio, o la Tribuna degli Uffizi. Una sezione della mostra è dedicata a temi iconografici, rag- gruppando i bronzetti secondo un preciso contesto narrativo: Venere, Bacco con il suo seguito di Satiri e Menadi e animali a lui sacri, Mercurio, Diana, Giove, Minerva, Apollo, la misteriosa Ecate o l'emblematico Hypnos, il dio del sonno inteso sia come Al Museo Archeologico di Firenze fino al 21 giugno FABRIZIO DEL BIMBO FABRIZIO DEL BIMBO diti, che consentono di riconsi- derare la complessa figura di Tirinnanzi sotto una luce nuova: Greve nel 1923. Sostenuto da Domenico Giuliotti, suo padrino, e da Rosai, che rimase incantato

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