L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-25-2015

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GIOVEDÌ 25 GIUGNO 2015 www.italoamericano.org 21 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Alzi gli occhi, seduto in macchina aspettando che il semaforo di Caracalla diventi verde, e, sulla sinistra, scorgi il maniero della casa che appartenne ad Alberto Sordi. Serrande abbassate fino a tre quarti, come implorava il grande attore che, se oggi fosse ancora vivo, avrebbe compiuto novantacinque anni. Aveva paura, Albertone, che le preziose tele presenti in quella casa di quasi quattro piani fossero lentamente danneggiate dalla luce, dal sole. Meglio la penombra, quella che era calata in casa anni fa, dopo la morte della sorella Savina, la più grande. Fino ad allora casa Sordi era un formidabile ritrovo di cardinali, registi, attori, sceneggiatori, politici. Perché Alberto era amico di tutti, intesseva rapporti e amava dialogare pro- prio con tutti, avessero la tonaca o la divisa militare. Pochi giorni fa casa Sordi ha rivisto clamorosamente la luce per- ché la Fondazione - nata dopo la morte dell'attore - vorrebbe ora tra- sformarla in una sorta di museo interattivo, aprendola alla gente, ai turisti. E, se così fosse, sarebbe facile pronosticare un grande succes- so dell'iniziativa: perché la curiosità sarebbe tanta, i Fori Romani e Caracalla logisticamente vicini. Insomma, casa Sordi potrebbe tran- quillamente entrare tra i luoghi di Roma valorizzati nelle guide e nelle agenzie di viaggi. Se il proposito si consoliderà, potremo visitare la sala da cinema in cui Albertone, rigorosamente al buio, guardava - da solo o con amici - vecchie pellicole. Anche quelle di cui non era attore protago- nista. E poi la sala da letto, con, alle finestre, tende chiare, ma molto spesse. Sul letto Albertone, la domenica pomeriggio, ascoltava alla radio, sdraiato, le partite della Roma, la squadra per la quale faceva il tifo. E poi la grande sala da pranzo, in cui i tre fratelli (Savina, Alberto e Aurelia) pranzavano o cenavano. Sempre alla stessa ora, in un rituale monacale, forse un po' ossessivo. Era circondato dalle sorelle, dai ricordi di una vita (i David di Donatello, I Telegatti, cento altri riconoscimenti vinti in ogni zolla del mondo). Ecco forse perché è sempre riuscito difficile a una donna entrare e restare in una casa così carica di ricordi, custodita e gestita come fosse una reliquia. Eccolo, la barberia, con grandi specchi e grandi addobbi. E poi la sala in cui Alberto leggeva avidamente i copioni cinematografici per sapere se un film, interpretato da lui, avesse potuto sfondare al botte- ghino. Se un copione, dopo venti pagine, non lo intrigava Alberto lo scagliava violentemente contro la porta. Era il segnale, allora, per il maggiordomo che entrava in stanza, prendeva il copione, e lo brucia- va di lì a poco. Cattolico fervente, Albertone aveva scelto di affigge- re al muro i grandi dipinti dei Pontefici: come se dovessero salva- guardare la pace forse irreale che si respirava a casa Sordi, lassù, sopra la collina, con lo sguardo rivolto a Caracalla. Il futuro quale sarà? Il Ministero dei Beni Culturali ha avallato il progetto della Fondazione, a lui intitolata, di farla diventare un museo. Magari il tutto sarà possibile dopo la causa intentata da alcu- ni eredi (nipoti, cugini) che contestano il testamento. Miserie dell'a- nimo umano che non potranno cancellare la magia di un luogo caro ai Romani. L'Albertone nazionale, patrimonio culturale per Roma e il mondo tutto Casa Sordi diventa un museo La Vignetta della Settimana di Renzo Badolisani GIORGIO BICOCCHI Antropologia in formato fotografico con Thomson "La mostra dal titolo John Thomson. Primi sguardi verso Oriente", inedita in Italia, ha presentato 68 fotografie di John Thomson, frutto dei suoi viaggi a Formosa (oggi Taiwan), in Cina e nel Sud- Est asiatico, che hanno permesso al visitatore del Museo antropologico di Firenze di cogliere le sfaccettature cultu- rali e sociali dei paesi dell'Asia di quasi 150 anni fa. John Thomson scozzese, nato ad Edimburgo (1837-1921), è s tato u n o d ei p iù imp o r tan ti fotografi del XIX secolo, ma anche geografo, esploratore e scrittore. Nel 1862 imbarcatosi per Singapore, dopo un breve soggiorno sull'isola, viaggiò da Ceylon alla Malesia, dall'India al Siam e alla Cambogia. Nel 1871 arrivò a Formosa e le sue fotografie, non solo sono state le prime a svelare le bellezze di quest'isola al mondo occidenta- le, ma per la storia di Taiwan d a f o t o g r a f a r e p e r c h é p o c o importanti nella società dell'epo- ca, ma al di là dei tratti esotici e degli sguardi intensi, le donne erano culturalmente interessanti per il modo di vestire, per le a c c o n c i a t u r e e l a b o r a t e e g l i accessori che portavano, chiari indicatori del ceto sociale a cui appartenevano e del tipo di vita che conducevano. Una selezione delle fotogra- fie che John Thomson scattò a Formosa, venne pubblicata nel 1 8 7 5 d a : " T o u r d u M o n d e Nouveau, Journal des Voyages", rivista geografica e culturale francese di grande successo. Le stampe di quelle immagi- ni, fatte fare appositamente da T h o m s o n q u a s i 1 5 0 a n n i f a , fanno oggi parte della Mostra, accanto alle fotografie che lui fece in Cambogia, in Siam, in Cina, e a quelle che documenta- vano alcune antiche città orien- tali, scoperte proprio in quegli anni, come, la magnificenza e l ' a f f a s c i n a n t e b e l l e z z a d i Angkor Wat e Angkor Tom. Una straordinaria coincidenza lega questa Mostra Fotografica al Museo di Antropologia e di Etnologia di Firenze, infatti mentre nel 1869 John Thomson viaggiava in Estremo Oriente, immortalandone i luoghi e le popolazioni, Paolo Mantegazza, fisiologo e antropologo, fondava questo Museo, che è stato il primo museo universitario del genere ad essere costituito in Europa. sono un documento prezioso. Infatti, sono le prime immagini di alcuni suoi paesaggi, oggi quasi irriconoscibili, come i magnifici scenari del Porto di Ta-kow, oggi Kaohsiung, impor- tante città a sud di Taiwan; o come gli scorci della città di Taiwanfu (oggi Tainan). M a T h o m s o n , c h e f a c e v a parte della Royal Ethnological Society di Londra, oltre ai pae- s a g g i l u n a r i d e l d i s t r e t t o d i Tainan, le valli idilliache e le foreste di bambù, voleva foto- grafare le popolazioni indigene dell'isola, e per questo si spinse in varie zone dell'interno, così entrarono a far parte della sua galleria di ritratti anche i caccia- tori, i pescatori e le famiglie della tribù Pepo e di altri popoli Austronesiani di Taiwan. T u t t a v i a a n c o r a u n a v o l t a molte delle sue fotografie sono ritratti di donne, soggetti facili La mostra fiorentina ha consentito un viaggio indietro nel tempo di 150 anni FABRIZIO DEL BIMBO Thomson con due soldati Manchu. Amoy, Cina 1871

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