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GIOVEDÌ 6 AGOSTO 2015 www.italoamericano.org 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Il rito estivo delle ferie d'agosto, must italiano C o n l e t e m p e r a t u r e c h e stanno riscaldando l'Italia da Nord a Sud, nessuno h a il d u b b io ch e l' es tate s ia esplosa in tutto il suo calore e che l'unica soluzione possibile per mitigare l'afa sia un bel tuffo in mare o una passeggiata montana. Ma già dal 2 Giugno l'Italia ha iniziato a pensare ufficialmente alle vacanze. Si potrebbe certo obbiettare che in realtà il solstizio d'estate cada in un giorno differente: eppure a livello collettivo è que- sta la data che segna, insieme all'ultima campanella scolastica, l'inizio della stagione balneare. Molti italiani, con quel primo ponte, di solito approfittano per il primo bagno della stagione. Appuntamento immancabile. Per quanto la società sia cam- biata e di conseguenza gli usi e i c o s t u m i , d a l r i t o d e l p r i m o bagno non si prescinde. O v v i a m e n t e l a s c e l t a d e l momento di questo tuffo tanto atteso deve essere studiata bene. Chi vive in una località di mare o in prossimità ha sicuramente maggiore possibilità di scelta sul momento ideale. Chi vive in una città lontana dal mare, se sceglie la data sbagliata e la direzione più gettonata, potrebbe rischiare di trovarsi in fila sia in andata che al ritorno per questo must a n n u a l e a c c u m u l a n d o s o l o stress. In ogni caso alcuni riti comuni vengono quasi religiosa- mente rispettati in estate e le situazioni si ripresentano da un anno all'altro. Con la pelle pallida e un colo- rito smunto che testimonia l'in- verno appena trascorso, chi può si stende sulla spiaggia sotto il sole che man mano diventa più caldo con l'avanzare della sta- gione per fare a gara, al rientro dalle ferie, sul livello di abbron- zatura caraibica. I ragazzi si lan- ciano in acqua di corsa, le signo- rine entrano poco a poco. Il ponte di giugno però è tradi- zionalmente anche un indicatore sociale degli spostamenti e della stagione turistica. E siccome per il 2 giugno ben 6 milioni di ita- liani sono partiti, preferendo gli agriturismi come soluzioni di alloggio, le strutture ricettive hanno "sorriso" pensando al bot- tino estivo di fine stagione. La montagna, come le città d'arte, sono state altre mete prese d'as- salto. I mesi di giugno e luglio, sia in montagna che al mare, di solito sono quelli in cui la maggiore a f f l u e n z a è d a t a d a m a m m e casalinghe o nonni con nipotini al seguito. I papà diventano dei pendolari del weedend: alla fine della settimana lavorativa eccoli tutti di corsa verso la località in cui si trovano i figli in ferie con i nonni. Poi di nuovo sulla scri- vania il lunedì, per affrontare u n a n u o v a s e t t i m a n a . Ovviamente chi non avesse la fortuna di avere nonni vicini o disponibili dovrà affidarsi a campi estivi con data di scaden- za per il mese di agosto. Alcuni a n z i a n i , c h e h a n n o s e c o n d e case, già a fine giugno scappano dalla città per andare a godere della campagna o di località più amene dove trascorrere i futuri due mesi. Altri, purtroppo meno abbienti sono costretti a soppor- tare la città e le raccomandazio- ni che puntualmente il telegior- nale trasmette: chiudersi in casa nelle ore più torride, bere acqua, mangiare frutta e verdura. I sin- gle e le coppie iniziano a fre- quentare ristoranti all'aperto e locali con musica su verande possibilmente ben aerate. A n c h e s e g r a n p a r t e d e l l e industrie e degli uffici sono ora- mai internazionali, il circuito manifatturiero e logistico detta ancora legge nelle ferie di molti italiani, che ovviamente sono a casa ad agosto per la chiusura estiva della propria azienda. A differenza delle società del terziario, che potrebbero forse p i ù a g e v o l m e n t e g e s t i r e u n calendario ferie più complesso, le aziende di produzione non possono fare diversamente se non uniformare per tutti il periodo vacanziero, interrom- pendo tutto il ciclo produttivo p e r u n p e r i o d o p r e d e f i n i t o . Diversamente sarebbe complica- to gestire le diverse esigenze personali. Soprattutto le piccole e medie aziende, che compongo- no la maggior parte del tessuto produttivo italiano, non possono permettersi sostituzioni di per- s o n a l e d u r a n t e l e f e r i e d e i dipendenti, ma devono coordi- narsi con l'organico in essere, stabilendo un periodo di ferie e una chiusura comune. Solitamente questo periodo è (e probabilmente sarà) sempre agosto, tanto da essere entrata nella mentalità comune la neces- sità o il desiderio di andare in vacanza in questo periodo. Già dagli anni '50 la chiusura delle fabbriche implicava un flusso di massa verso le mete vacanziere fossero esse mare o montagna. Le attuali generazio- ni dai 25 ai 45 anni, soprattutto nelle città più grosse, sono mag- giormente abituati a rimanere sulla scrivania ad agosto, sce- gliendo un periodo alternativo p e r o r g a n i z z a r e l a m e r i t a t a pausa. Questo semplicemente perché la presenza di realtà mul- tinazionali di consulenza e ter- ziario, richiedono un'apertura costante e quindi una gestione scaglionata delle ferie. La vacanza ad agosto è però per molti sacra: sia essa dovuta ad esigenze familiari, lavorative o semplicemente di abitudine. Così le spiagge si riempiono di persone e i sentieri montani sono più frequentati di Corso V itto r io Eman u ele a M ilan o durante i saldi. LAURA ROSSI La signora Livia era il tormento, in senso buono, dei quattro figli avuti da Giulio Andreotti. Una storia d'amore nata oltre sessant'anni fa, con Giulio che - così raccontano i bene informati - l'aveva chiesta in sposa al cimitero, accompagnando per l'ultima volta un amico comune. Ai quattro ragazzi la signora Livia aveva impartito un'edu- cazione severissima, all'antica. Una volta ogni due mesi, lo stesso giorno del calendario, i quattro ragazzi si mettevano in fila dal bar- biere. Venivano tagliati, a tutti, i capelli a spazzola, in modo che la chioma fosse sempre orientata, anche quella delle ragazze. Era la signora Livia, poi, a confezionare personalmente i grem- biuli dei figli. Non con i bottoni sul davanti ma, stranamente, alle spalle, dunque, oggettivamente, meno accattivanti. Donna discreta, la signora Livia, tanto da strepitare sempre un po' quando si trattava di accompagnare il marito in missioni e visite istituzionali all'estero: amava la famiglia, aveva dedicato tutta la sua vita alla crescita dei figli e stare lontano - anche per poche ore - dallo storico appartamen- to di Corso Vittorio Emanuele, con diverse finestre posizionate davanti Castel Sant'Angelo, la intristiva. La signora Livia da qualche anno, ormai, viveva in un mondo tutto suo. Era presente, certo, ma con la testa ed i pensieri da un'altra parte. Capita sempre più spesso agli anziani di convivere con malat- tie che, gradualmente ma ineluttabilmente, ghermiscono la memoria, la mente ed i ricordi. La signora Livia non si è neppure accorta, anni fa, della scomparsa del marito Giulio, l'uomo con la quale aveva con- vissuto per oltre sessant'anni, custodendo, da donna discreta quale era, i segreti di tanta Italia. La signora Livia, qualche giorno fa, ha lasciato questa vita. Con grande discrezione, come suo costume. Una coppia che mai ha amato i rotocalchi, le foto di copertina. Altri tempi, forse, con il web, la rete, i social ancora agli albori. Non c'era l'ossessione di apparire e di essere immortalato. Una first lady d'altri tempi, tanto che Giulio Andreotti, spesso, da Presidente del Consiglio o da Ministro, si pre- sentava da solo alle cene di gala, in Italia o all'estero, lasciando la moglie ad accudire i figli. 'Già a casa non ci sono mai, ci manca pure che mi metta a discutere con mia moglie quando siamo sul divano'. Era questa la frase che Andreotti, spesso, ripeteva della consorte. Il riconoscimento del suo ruolo nel luminoso appartamento di Corso Vittorio, il caos di una Roma disordinata di sotto, la calma e l'ordine di sopra, dove donna Livia tutto gestiva. Una donna che, senza chiedere oltremodo, ha vissuto accanto al marito anche la gogna mediatica del rinvio a giudizio e del conse- guente processo di Palermo, con Andreotti accusato di associazione mafiosa. Seduti davanti alla Tv, con programmi di approfondimento ed altro che svisceravano quella vicenda, provando a saldare indizi e sensazioni. Poi la vita riprese il suo corso, Giulio entrò e uscì spesso dagli ospedali, aggredito qua e là da malanni continui, per via dell'età. A Livia, che cominciava ad avere un proprio universo, i figli avevano adibito un'ala della casa di famiglia. Quella in cui, da piccoli, erano confezionati i loro abiti per la scuola. La Signora Andreotti Il colonnello di casa Andreotti La Vignetta della Settimana di Renzo Badolisani GIORGIO BICOCCHI La vacanza ad agosto è ancora per molti sacra