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GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE 2015 www.italoamericano.org 38 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Essere o non essere? Voci e t e m p i d e l l ' a u s i l i a r e senza dubbi amletici LUIGI CASALE S ono – ero – fui – sarò – essere – stato. Sono tutte voci di uno stesso verbo: del verbo essere della lingua ita- liana. Sono – ero – fui – sarò, sono le prime persone dei "tempi sem- plici" del modo "indicativo": sono, è presente; ero, imperfetto; fui, passato remoto; sarò, futuro semplice. Questi tempi verbali sono definiti semplici perché le Sono voci, cioè, che in un'u- nica parola contengono tutti gli elementi significativi (radice ver- bale, caratteristica temporale, desinenza personale). Gli altri sono i tempi composti. Le voci dei tempi composti, essendo formate col sostegno del verbo ausiliare (essere, avere, e qualche altro verbo copulativo) in unione ad un participio, con- tengono più di una parola; nel caso del verbo essere, per restare nell'ambito dell'indicativo: sono stato, ero stato, fui stato, sarò stato sono le prime persone; poi seguono le relative flessioni. Dal punto di vista del signifi- cato i tratti semantici sono rica- vati dal participio (il significato stesso del verbo + l'idea dell'a- zione compiuta), mentre le altre indicazioni (tempo e persona) sono ricavabili dalla voce del verbo ausiliare. Queste voci com- poste si chiamano anche voci perifrastiche e si contrappongono a quelle morfologicamente strut- turate. La perifrasi, più in generale è quella figura retorica per cui il parlante, in maniera del tutto ori- ginale crea una forma espressiva di più parole in sostituzione di una parola della lingua, o esisten- te, oppure mancante nei modelli analogici (flessioni dominale e verbale). Ma nella integrazione dei modelli paradigmatici (le flessioni) la perifrasi diventa necessità della lingua ed entra come capito specifico nei trattati di grammatica; perciò si preferi- sce chiamare perifrastiche (cioè formate da più di una parola) le voci dei tempi composti del verbo. Nella coniugazione atti- va, da come sono organizzate le rappresentazioni visive degli schemi, la differenza tra tempi semplici e tempi composti è evi- dente, nella coniugazione passi- va, invece, pur mantenendo i tempi lo stesso nome e la stessa classificazione tutte le voci ver- bali sono esse perifrastiche. Nella lingua italiana il verbo passivo presenta solo voci peri- frastiche: cioè, anche nella for- mazione dei tempi che si conti- nuano a chiamare "semplici" viene usato l'ausiliare "essere" (oggi per influsso della lingua tedesca anche il verbo venire) in unione col participio passato. Ciononostante continuiamo a chiamarli tempi semplici, per amor di simmetria. Mentre i tempi che si dicono composti presentano tre parole (Es.: "sono stato visto"). loro voci sono formate da una sola parola. Mentre i tempi com- posti hanno o due o tre parole come, ad esempio: "ero stato", oppure "ero stato visto". I tempi semplici sono quelli che nel loro modello di flessione (io …, tu … , egli …; ecc.) contengono solo forme (quelle che si chiamano: voci del verbo) di una sola parola (è questo il vero significato di semplice: costituito da un solo elemento); perciò le possiamo definire "morfologicamente strutturate". Fine I parte