L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-3-2015

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GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE 2015 www.italoamericano.org L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Cambio al vertice dell'Italian Trade Agency: LA accoglie il nuovo Direttore Florindo Blandolino P assaggio di consegne all'Italian Trade Agency che accoglie il nuovo Direttore, dott. Florindo Blandolino, alla guida dell'Istituzione dedita alla pro- mozione e allo sviluppo del Made in Italy nel mondo. Blandolino nasce a Scorrano, piccolo paese del Salento da dove parte per stu- diare presso l'Università di Bologna e la University of Essex (UK) dove si specializza in diritto dell'Unione Europea. Nella sua brillante carriera ha rivestito ruoli prestigiosi come direttore dell'Iraq Desk a Baghdad e dell'ICE di Lubiana (Slovenia), solo per citarne alcuni. L'agenda del suo mandato è ricca di sfide e obiettivi, primo tra tutti quello di formare e coadiuvare le PMI nella sfida di conquistare il mer- cato americano, puntando a con- solidare la fama mondiale del Made in Italy. Dott. Blandolino, congratu- lazioni anzitutto per il nuovo incarico nella sede di Los Angeles. Può darci un profilo delle sue esperienze precedenti? Buongiorno a lei e grazie per le congratulazioni. Credo di aver bisogno anche di auguri, perché il mercato statunitense è tra quelli su cui la nostra Agenzia ha deciso BENEDETTA CICCONI d'investire più risorse. La mia ultima esperienza estera è stata quella di direttore a Lubiana, la prima nel 2004 a Baghdad come responsabile dell'antenna ICE. Ho poi lavorato in numerosi uffi- ci della sede, dai contratti, alle relazioni esterne e negli ultimi mesi al coordinamento del perso- nale. Dal 2013 sono stato Segretario Generale dell'Italy- Japan Business Group, un'espe- rienza molto stimolante che mi ha permesso di entrare in contatto con una cultura davvero affasci- nante e mi ha un po' avvicinato al 28 Il nuovo Direttore Esecutivo dell'Italian Trade Agency di Los Angeles, Florindo Blandolino Pacifico. Di cosa si occupa in partico- lare l'Italian Trade Agency? Si tratta di un'agenzia gover- nativa per la promozione all'este- ro e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, il cui compito è di agevolare e promuovere i rap- porti economici e commerciali italiani con l'estero. Il nostro lavoro comprende sia attività di promozione dei prodotti italiani che di assistenza personalizzata alle singole imprese, individuan- do potenziali partner e clienti esteri, senza dimenticare le nostre attività di formazione per imprese e giovani e l'importante funzione di riferimento nazionale per l'at- trazione degli investimenti esteri. Qual è la presenza di azien- de italiane nel territorio di com- petenza che, ricordiamo, com- prende la California e altri stati occidentali degli USA nonché Alaska e Hawaii? Le aziende italiane presenti sui territori di nostra competenza sono circa 150, la maggior parte di esse sono filiali di aziende pic- cole e medio-piccole e vanno dal- l'azienda familiare di ristorazione alle start-up tecnologiche interes- sate a un partenariato, fino alle imprese che intendono diversifi- care i mercati di sbocco dei pro- pri prodotti. Un consiglio ai giovani start- uppers italiani che cercano investimenti per le loro idee in California? Per attirare un investitore non basta una buona idea, nemmeno un'idea geniale: bisogna parlare la stessa lingua, avere un piano di sviluppo, un progetto che tenga in considerazione costi e profitti. Per questo noi puntiamo molto sulla formazione, come sta avve- nendo in questi giorni con le start-up italiane del biotech, per le quali stiamo organizzando incon- tri mirati, in ottobre, a San Francisco e Boston. Ritiene che una maggiore propensione alla quotazione delle PMI favorirebbe una loro internazionalizzazione in USA? Credo che siano numerose le imprese italiane che potrebbero trarre grandi vantaggi da una quotazione negli USA. Quotarsi non significa solo avere accesso a finanziamenti che a volte il sistema creditizio non è in grado di garantire, spesso indica anche una propensione a una maggiore apertura e la capacità di essere più vicini al cliente finale, uscendo da una dimensione sola- mente locale. Los Angeles è allo stesso tempo una porta d'ingresso verso oriente e la città più occi- dentale dell'occidente. Come si colloca in quest'ambito il Made in Italy? Quello che accomuna tutte le azioni di promozione della nostra Agenzia è l'attenzione al settore specifico e il coordinamento con le imprese, tenendo sempre conto delle specificità dei singoli mer- cati, intesi sia come territorio sia come settore, adattando comuni- cazione e distribuzione alle carat- teristiche del Paese e dei consu- matori. La California è uno splen- dido esempio: siamo in un Paese occidentale, ma ho già avuto modo di notare tante differenze culturali, di consumi e di stili di vita di cui ogni impresa italiana dovrebbe tener conto. Quali sono le problematiche più frequenti che deve superare un'azienda italiana che si affac- cia negli USA? In generale, negli Stati Uniti la regolamentazione per l'importa- zione e la commercializzazione dei prodotti è estremamente spe- cifica e talvolta restrittiva, sia in termini di certificazione che di affidabilità del prodotto, e gli standard europei non sono rico- nosciuti. Ma il principale errore da evitare è quello di appli- care al mercato USA, e in parti- colare a quello californiano, prati- che e strategie adottate per il mer- cato interno, riproponendo modelli italiani senza adattamen- ti. Qual è la sua opinione riguardo ai negoziati per la firma del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) tra USA e UE, che ha l'obiettivo di creare la più grande zona di libero scambio mondiale? Sono convinto che il TTIP costituisca una grande occasione per il nostro sistema produttivo poiché l'impressionante varietà della produzione italiana e la qua- lità che la contraddistingue, pon- gono le nostre imprese nella posi- zione migliore per trarre vantaggi da un trattato di libero scambio che, pare, coprirà più dell'80% delle merci scambiate attualmen- te. Senza contare che ogni agevo- lazione degli scambi non potrà che avvantaggiare le piccole e medie imprese che risentono più delle altre di burocrazia e di bar- riere tariffarie e doganali. Che iniziative intende mette- re in atto nel prossimo futuro? A breve partiremo con due importanti delegazioni di operato- ri USA in Italia, circa 30 studi di architettura che visiteranno la Fiera di Verona e altrettanti ope- ratori del settore cinema che par- teciperanno al mercato dei diritti in Italia. Organizzeremo la parte- cipazione italiana a due fiere (biciclette a Las Vegas a settem- bre, moto a Orlando in ottobre): porteremo in Italia come buyers i principali gruppi USA della gioielleria, e soprattutto collabo- reremo con loro alle prossime campagne pubblicitarie qui in America, che punteranno sulle specificità del Made in Italy. E poi le start-up italiane a San Francisco e Boston, gli investitori californiani in Italia, la promozio- ne delle imprese del settore far- macologico a San Francisco. Come vede, abbiamo un calenda- rio piuttosto fitto, e alcune di que- ste azioni, come quelle sulla gioielleria italiane, potranno esse- re seguite anche sui media loca- li… Stay tuned!

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