L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-1-2015

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GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2015 www.italoamericano.org 42 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI Era stato detto. Quando nel passato c'è un effetto che dura nel presente LUIGI CASALE Q uando l'Europa si andava formando, nella prospetti- va geopolitica, come entità statuale (prima i 6, poi i 12, poi tutti gli altri fino a diven- tare 28 Stati), passando per la riunificazione della Germania e l'adozione della moneta unica; mentre l'Unione Sovietica si scompaginava e la Jugoslavia si dissolveva; qualcuno l'aveva Eppure, non si sarebbe mai immaginata l'odierna apocalittica tragedia del trasferimento verso i paesi dell'Unione europea di enormi masse di emigranti e fuo- rusciti dai paesi dell'Asia e dell'Africa, spinte dalla dispera- zione e attratte dal miraggio (dalla speranza, ma per molti anche dall'illusione) di una vita dignitosa e rispettosa da offrire ai figli, a scapito della propria: unico e sommo bene personale. Non io l'avevo detto. Io che mi compiaccio di giocare con le parole, approfondendone il senso talvolta nascosto. L'affermazione verbale è un dato di fatto, indica un evento; ma, nello stesso tempo, è un avvenimento. Un fatto. L'approccio del linguista a questo tipo di fatti è un'analisi grammaticale e semantica. Cerca di scoprirne i valori formali, anch'essi aspetti del reale: con- cetti e idee, espressi nella struttu- ra linguistica. In questo caso si evidenzia che "era" è un imperfetto (infec- tum = non-fatto): una condizione di non compiutezza dell'essere. Ciò che i filosofi più antichi chia- mavano il divenire. "Stato", come participio perfetto del verbo essere indica azione com- piuta nel passato il cui effetto dura nel presente. È l'essere. Sempre come hanno intuito i filo- sofi antichi. "Detto", participio perfetto del verbo dire, dà la pre- gnanza semantica all'enunciato: ci dice che l'azione di cui si intende dare comunicazione è la parola, il linguaggio, il pensiero. Non so quanto siano impor- tanti queste considerazioni appli- cate, nella circostanza, al fenome- no migratorio che sta sconvolgen- do il mondo (come l'ha già altre volte sconvolto nelle epoche pas- sate). Ma se stimolano il linguista ad una forma di responsabilizza- zione, possono richiamare tutti, politici e osservatori, ad una grande responsabilità. Quella di prendere coscienza dei processi del divenire e dell'essere; e di intervenire poi di conseguenza: cioè razionalmente. A questo punto sorge la que- stione morale. Incentrata sulla responsabilità. Quella delle scelte personali e degli interventi politi- ci che, evitando da una parte l'in- differenza e la presunta estra- neità, dall'altra lo scoraggiamen- to e la dichiarata impotenza (con l'alibi della eccezionalità del fenomeno), diano risposta alle questioni che ci interpellano. detto. E non tra i politici e i com- mentatori di professione. Ma cit- tadini attenti. Avevano sostenuto che sarebbero state abbandonate al loro destino le nazioni in via di sviluppo dell'Africa e dell'Asia e sarebbero state sostenute, nel cammino di sviluppo economico e sociale quelle dell'Europa orientale e i nuovi Stati usciti dal- l'ex Urss e dell'ex Jugoslavia. Tutti fortemente attratti dalla nuova Europa politica. Sono sicuro che, questo, era stato detto.

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