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GIOVEDÌ 10 DICEMBRE 2015 www.italoamericano.org 38 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Il 'pellegrinaggio' italiano del losangelino Dan Fante e l'amore per L'Aquila GOFFREDO PALMERINI A ddio a Dan Fante, scritto- re, poeta e drammaturgo di s ucces s o, 71 anni, figlio del grande John Fante. Era nato a Los A ngeles il 19 Febbraio 1944, e lì era cresciuto. A vent'anni, lasciata la scuola, inizia il turbolento viaggio della sua vita, andando dapprima a risiedere a New York, per dodici anni, poi in giro per gli States. Nella Grande Mela fece tutti i mestieri per sostenersi, spesso in condizioni molto precarie. Decine di esperienze di lavoro, talvolta scadenti, come venditore porta a porta, tassista, lavavetri, telemarketing, investigatore pri- vato, hotel manager notturno, autista occasionale, postino, lavapiatti, parcheggiatore, vendi- tore di mobili ed altre più umili occupazioni. Ogni esperienza della vita giovanile è trapuntata dagli eccessi, sopra tutto da un uso smodato dell'alcool che è stato per anni il suo demone più assiduo. Vita complicata che ha ispira- to la sua scrittura "di strada", una prosa forte ed avvincente, che nelle diverse modulazioni alimenta, come già il padre John ad un livello eccelso, quel filone della letteratura americana che con S teinbeck, F aulkner, Fitzgerald, Kerouac, Miller, Bukowski e Selby Jr ha tracciato un s olco profondo , facendo conoscere l'America, la società americana e le sue ossessioni meglio d'ogni altra corrente let- teraria. Dan Fante aveva da molti anni affermato una sua dimen- sione di rilievo nel mondo lette- rario, come poeta, commedio- grafo e sopra tutto romanziere. La sua scrittura è corrosiva e geniale. Un talento della lettera- tura contemporanea. Invitato nel 1999 al Festival delle Letterature di Mantova, fu quello il suo primo viaggio in Italia. Poi è tornato più volte, alla ricerca della proprie radici. Così Dan Fante disse in quella occasione: "Per me essere qui, in Italia, è anche come fare una specie di pellegrinaggio sulle tracce di mio padre. Ho pensato molto a lui, stando qui. Mi è tor- nato in mente il suo amore per l'Italia, per i suoi avi, per il pae- sello. In Svizzera, a Mendrisio, ho sentito i mandolini e ho pen- sato molto a lui. A quando rac- contava di Napoli, per esempio. Sarà stato tra il '59 e il '60, mio padre era in Italia a fare cinema, e ci scriveva dall'Italia, di quan- to amasse essere lì, quei posti, quella gente. Ora sono in contat- to anche con dei parenti. Pare che a Torricella Peligna, il paese in Abruzzo da cui sono venuti i nostri avi, ci siano ancora dei cugini…". E in effetti, da allora, Dan Fante è tornato diverse volte a Torricella Peligna, per partecipa- re al Festival letterario dedicato a John Fante "Il Dio di mio padre", diretto da Giovanna Di Lello. Anche nel 2013 è tornato per presentare la silloge poetica "Gin assai lieto d'incontrarci e si sentì onorato nel ricevere dalle mani del sindaco dell'Aquila il sigillo del Primo Magistrato, simbolo dell'antica Municipalità aquila- na. Fu un incontro molto cordia- le, amichevole e denso di reci- proche emozioni, nel ricordo della storia della famiglia, del nonno Nicola (Nick), emigrato da Torricella Peligna (Chieti) a dall'altera sobrietà del tempio, dalla raffinatezza del mausoleo di Girolamo da Vicenza dove riposano le spoglie di San Pietro Celestino, davanti le quali si rac- colse, in silenzio, in una medita- zione che mai avrei immaginato. Invece lo s tupì la s toria di quest'umile monaco diventato papa per cinque mes i fino a dimettersi il 13 Dicembre 1294 - M ae Wes t (2008), Buttars i (2010), la commedia teatrale Don Giovanni (2009) e la silloge Gin & genio (2013) - attraverso il suo alter-ego Bruno Dante e i personaggi che animano le sue storie, dove riecheggiano espe- rienze autobiografiche e compli- cati rapporti familiari. Più di tutto ne è specchio la storia narrata nella sua comme- dia Don Giovanni. Lo scrittore Jonathan Dante, gravemente ammalato, festeggia i settant'an- ni nella villa di Malibù. Al suo fianco, con la moglie Catherine, i due figli Dick e Bruno, la nuora Agnes e la nipote Dalia. In fami- glia le tensioni sono pesanti: tra il padre e i due figli, tra Dick e Bruno, tra Agnes e il marito, tra la stessa Agnes e il cognato. N e emerge un duris s imo ritratto di famiglia, toccante e amaro, ma percors o da una potente vena ironica e dalla spe- ranza di un padre che, negli ulti- mi anni di vita, cerca di recupe- rare il rapporto con i figli. La commedia, ha s critto Francesco Durante, potrebbe essere letta "come un curioso ma a suo modo fedele contributo alla biografia di John Fante". E Dan Fante ha dichiarato come la sua commedia fosse nata dall'e- sigenza d'una sorta di risarci- mento nei confronti del padre, per rivelarne "la vera natura senza tacere dei suoi errori ma anche restituendogli integra una dignità di uomo che non coinci- de con quella del personaggio che tanto è piaciuto ai media nel periodo della ritrovata fortuna post mortem". Oltre a essere un omaggio a John Fante, Don Giovanni è una critica feroce al sogno america- no. Bello e intenso, invece, era stato il rapporto con sua madre, Joyce Smart. Una donna eccezionale, con- traria alle convenzioni sociali appartenenti ai Wasp, i ricchi proprietari terrieri anglosassoni, cui la sua famiglia apparteneva. J ohn F ante, che negli anni Trenta viveva a Roseville, citta- dina californiana dove la sua famiglia s 'era tras ferita dal Colorado, lì conobbe J oyce Smart, la sua futura moglie, una delle prime donne laureate alla Stanford University. La famiglia di lei, ricca e conservatrice, mal sopportava che Joyce frequentas- se un giovane scrittore dalle umili origini, figlio d'un emigra- to italiano. Ma non ci fu nulla da fare. I due innamorati, Joyce e John, nel 1937 decisero di spo- sarsi in segreto nel Nevada, a Reno, e di andare a vivere a Los A ngeles , dove ebbero i loro quattro figli: Nick, Dan, Victoria e James. & genio". E ancora l'anno scor- so. Eravamo diventati amici, da quasi un decennio. Lo conobbi a Los Angeles, nel gennaio del 2005. Ero andato con una delegazione guidata dal sindaco dell'Aquila per una serie d'incontri istituzionali e di ini- ziative culturali, culminate alla Ucla con una conversazione tra Dante Ferretti, scenografo pre- miato un mese dopo con l'Oscar per il film "The A viator" di Martin Scorzese, Robert Rosen, direttore del dipartimento di Cinema e Teatro di quell'ateneo, e Gabriele Lucci, autore d'un volume sullo scenografo, che sarebbe stato presentato con grande successo al Guggenheim Museum di New York. In quella occasione, per ren- dergli l'omaggio dell'Abruzzo e della terra natale di suo nonno, lo avevo contattato attravers o l'Associazione abruzzese e moli- sana di California e l'Unione degli Scrittori. Abitava a Santa Monica. Dan venne all'univers ità di Los Angeles, per quell'evento. Fu Denver, in Colorado, dove nel 1909 nacque John Fante, scritto- re ormai nell'olimpo della lette- ratura americana, che tuttavia conobbe fama e successo negli ultimi anni di vita e soprattutto dopo la morte, nel 1983. D an F ante ci promis e che s arebbe venuto a s alutarci all'Aquila, in uno dei suoi viaggi in Italia. Mantenne la promessa l'anno dopo. Venne a farci visita, curioso di conoscere da vicino l'Accademia dell'Immagine e l'Istituto Cinematografico, due istituzioni abbastanza note negli ambienti della settima arte di Hollywood. Poi l'accompagnai alla Basilica di Collemaggio, parlandogli della fondazione della città, della singolare storia civica, della Perdonanza e di papa Celestino V. Provò una grande emozione varcando la soglia al tramonto quando il rosone centrale della facciata disegna la sua ombra sul magni- fico pavimento, nitida e stupefa- cente specie nei giorni vicini al solstizio. Rimase incantato dalla possenza delle arcate gotiche, cas o unico nella s toria della Chiesa - la sua statura spirituale, il messaggio di perdono e di pace lasciato all'umanità con la Bolla istitutiva del primo Giubileo della cristianità, la Perdonanza Celestiniana. Da allora, da quella pur breve visita alla città, L'Aquila gli era entrata nel cuore. Lo testimoniò nell'agosto 2011 quando venne all'Aquila, massacrata dal terre- moto, per una bella testimonian- za d'amore verso la città, firman- dola sulla parete di tavole d'un cantiere lungo il Corso. Scrisse con lo spray sul tavo- lato "From my heart to L'Aquila. Dan Fante". Dan era davvero una persona che no n conos ceva le mezze misure, si dava completamente, come la sua esperienza di vita racconta. Avere un padre famoso come John Fante poteva signifi- care una vita comoda. Ma per Dan le cose erano state più com- plicate. D'altronde, tutto è rac- contato nei suoi romanzi - in Italia sono stati pubblicati Angeli a pezzi (1999), Agganci (2000), Nel 2011 testimoniò così l'amore per L'Aquila devastata dal terremoto: "From my heart to L'Aquila. Dan Fante" SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI