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GIOVEDÌ 3 MARZO 2016 www.italoamericano.org 33 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA COSTUMI PATRIMONIO TERRITORIO Scimmie, gatti, Aquile: racconto storico per immagini N ell'abside di sinistra della chiesa capoquarto di San Pietro a Coppito, a L'Aquila, v'è un interessante affresco, che narra alcuni episodi chiave della storia aquilana del XV secolo. Nella zona inferiore si raffi- gura un San Giorgio e il drago, con la didascalia "Qn S. Giorgiu liberò la Tusella dallu Drau" dove per Tusella è da intendersi L'Aquila, nel drago Braccio da Montone e forse nel San Giorgio l'eroe Antonuccio Camponeschi, che dallo pseudo Ciminiello fu definito per l'occasione "un San Giorgio quanno s'è a cavalliu" (San Giorgio quanto è a cavallo). Meno note, in alto, le due scene delle case turrite, con aqui- le, scimmia e un gatto. Proviamo ad interpretarle. Nella prima, in basso, notiamo due aquile nere e in gabbia. In primo piano una scimmia legata. Sul tetto, a destra della torre, scorrazza un curioso gattino nero. Molto probabilmente il tutto sta a simboleggiare il "catti- vo governo" della città sotto il dominio aragonese, in particola- re di Ferrante. Infatti, a parte il colore dei volatili e la loro reclu- sione, la scimmietta incatenata, secondo il repertorio artistico tardo gotico, rappresenta l'essere umano prigioniero del vizio. Il furtivo gattino nero potreb- be forse rappresentare la parodia del perfido Ferrante, già raffigu- rato in metafora con queste sem- bianze in un codice quattrocente- sco della Cronaca di Buccio di Ranallo, con cartiglio che espri- me la diffidenza del re verso gli amici: "Io so' un gacto che man- gio li topi: chi vole delli amici provene pochi". La scena in alto con le aquile bianche in piena libertà è senza dubbio la metafora del "buon governo" della città sotto il governo degli Angioini. Gli affreschi di cui stiamo parlando sono probabilmente degli anni Settanta-Ottanta del Quattrocento e sembrano segnare la più antica documentazione delle aquile in gabbia, che in seguito, al di là di ogni polemica politica, rappresenteranno, fino a qualche decennio fa, un simbolo civico dell'Aquila. Le date più antiche documentate per iscritto che abbiamo riscontrato sono: il 1518, in cui si attesta la presenza di quattro aquile in gabbia ai piedi della Torre civica, il 1522 in cui si menziona un guardiano "pro pascendis aquilis", il 1534, quando "la Corte di Napoli ordi- na che un inserviente del Comune dell'Aquila a pubbliche spese pascesse ogni giorno un'Aquila ingabbiata e sonasse l'Ave Maria". Ancora, nel 1559, si menzio- na la gabbia delle aquile, situata davanti al Palazzo della Corte, e infine, nel 1751, si ha notizia di un rifacimento della stessa gab- bia con una spesa di 140 ducati. La tradizione delle aquile in gabbia oggi ci è tramandata dalla attuale Via delle Aquile a fianco della Torre civica di Piazza Palazzo. Negli anni Sessanta del secolo scorso la Gabbia delle Aquile (non abbiamo indagato da quando) risultava collocata altro- ve, poco più a valle della Fontana Luminosa, creata nel 1934 dallo scultore Nicola D'Antino. FULVIO GIUSTIZIA L'affresco in cui si può cogliere la simbologia delle aquile nere e bianche, della scimmia, del gatto, delle torri La chiesa di San Pietro a Coppito a L'Aquila fu eretta nella seconda metà del XIII secolo. Al suo interno è conservato l'affresco storico