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GIOVEDÌ 14 APRILE 2016 www.italoamericano.org 37 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | CULTURA ARTE LIBRI PERSONAGGI F rancesco Petrarca rappre- senta uno fra i poeti più famosi della lirica italiana delle origini. Nacque ad Arezzo nel 1304 da un facoltoso uomo di legge, ser Petracco, che era stato invia- to in esilio da Firenze in questa c i t t à , a c a u s a d e l l e s u e c o n - vinzioni politiche. Siamo nel periodo più acceso delle lotte fra Guelfi (sostenitori del Papa), a loro volta divisi in due fazioni Guelfi Bianchi e Guelfi Neri, e G h i b e l l i n i ( s o s t e n i t o r i dell'Imperatore). Un'epoca non troppo lontana dalla nostra, se si vuole osservare, in quanto a molteplicità di partiti e fazioni, perlomeno in Italia. Francesco venne alla luce in esilio e questo rimarrà sempre nell'animo dell'artista come una 'nota dolente', tanto è vero che scriverà molti anni più tardi di non trovarsi a casa in nessun l u o g o . P e r v o l o n t à p a t e r n a intraprese studi di Diritto, ma ben presto si accorse che le sue vere passioni erano la letteratura e l'antichità romana. Sembra essere un dato storico l'incontro in Francia con Laura, una donna sposata, molto bella, di cui venne fatto un ritratto dal g r a n d i s s i m o p i t t o r e S i m o n e Martini (purtroppo oggi andato perduto). Secondo altri critici, però, Petrarca non avrebbe mai conosciuto né frequentato questa donna, ma se ne sarebbe servito unicamente come finzione letter- aria per esprimere la propria arte poetica. Lo stesso gioco di doppi sensi che è stato ravvisato all'interno del nome proprio della donna (Laura: dal latino 'aurum', metal- lo incorruttibile come la purezza del sentimento del poeta, ovvero 'laurus', alloro, la pianta che conferiva il titolo di' Vate' ai grandi versificatori, oggi 'lau- rea') fa propendere a maggior ragione per questa seconda inter- pretazione. Comunque sia, il poeta nel sonetto introduttivo del Canzoniere, 'Ove sia chi per p r o v a i n t e n d a a m o r e , s p e r o trovar pietà, nonché perdono...', la sua opera maggiore, definisce il suo amore per Laura, la donna da lui amata, "errore" cioè "pec- caminoso". Perché questo giudizio tanto negativo? Perché si tratta di una pas- sione terrena, non di un senti- mento platonico ed etereo come q u e l l o p r o v a t o d a D a n t e Alighieri per la sua Beatrice, che colloca, perfetta e celestiale, nel P a r a d i s o d e l l a D i v i n a Commedia. Il Canzoniere stesso, d'altronde, è la storia, raccontata in chiave poetica, della vita inte- r i o r e d e l p o e t a r i c o n o s c i u t o quale fondatore dell'Umanesimo, indispensabile premessa cultur- ale del Rinascimento, con cui si sottolinea una netta distanza tra LAURA BENATTI il mondo medioevale, caratteriz- zato da una visione della vita, c h e p o n e v a D i o a l c e n t r o dell'Universo e imponeva all'uo- mo una totale sottomissione al volere e al potere della Chiesa e la visione in cui l'uomo è posto al centro dell'Universo ed è con- siderato artefice e padrone del suo destino. Petrarca si rivolge, quindi, a chi tra i suoi lettori ha vissuto l'esperienza travolgente d e l l ' a m o r e c h e c o l l o c a l ' i n - namorato in una posizione d'in- feriorità, di debolezza, di deri- sione. Chi tra gli uomini ha vera- mente e in profondità provato questo sentimento, potrà com- prendere il dissidio tra il "volere" e i l " p o t e r e " , t r a i l " v o l e r e " riscattarsi da questo umiliante giogo, da questa schiavitù e il "non esserne capace". L ' u o m o , q u a n d o a m a d a v v e r o , p e r d e s e s t e s s o , l a solidità della propria personalità, si lascia andare fino al punto da non ritrovare più la propria dig- nità di fronte agli altri, da non leggere più in modo oggettivo la realtà, da non scorgere più i difetti dell'amata, le sue deri- sioni, i suoi rifiuti, più o meno palesi. Petrarca afferma in un sonetto "favola fui gran tempo...": ma quando avviene allora il riscatto di questo infelice, di questa vitti- ma di Eros? Quando finalmente apre gli occhi, legge la realtà per come essa è, allora prova una grande vergogna di se stesso, di come si è comportato, di come ha parlato e solo allora arriva a concludere che "quanto piace al mondo è breve sogno". La vita può presentare attimi di illusione che possono vestirsi di eternità, ma questi sono desti- nati a svanire nel nulla in breve t e m p o , n o n a p p e n a i l s o g n o scompare, non appena ci desti- amo. La riflessione del Petrarca sull'evanescenza delle illusioni, ritornerà a distanza di molti sec- o l i n e l l a f a m o s a l i r i c a d e l Leopardi "A se stesso" nella quale il poeta, rivolgendosi al proprio cuore come ad un reale interlocutore, arriverà ad affer- mare che "il mondo è fango". Già nel mondo greco arcaico, il poeta Archiloco si era rivolto al proprio cuore invitandolo a diffidare delle illusioni, delle apparenze, delle gioie troppo facili e rapide da conseguire, esortandolo invece a trovare un equilibrio interiore, un'armonia, a rifuggire dagli eccessi perché questi come possono portare tra le stelle, possono ugualmente, e in tempi brevi, scaraventare nelle profondità degli abissi. L'Umanesimo di Francesco Petrarca che mette fine al Medioevo Ritratto di Francesco Petrarca (in primo piano) del 1376 Il Canzoniere di Francesco Petrarca in un'edizione miniata del 1470 di Vindelino da Spira della Biblioteca Civica Queriniana di Brescia