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GIOVEDÌ 26 MAGGIO 2016 www.italoamericano.org 33 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA COSTUMI PATRIMONIO TERRITORIO L'antica Populonia, unica città etrusca costruita sul mare, riemerge dalla Storia ne scientifica di Andrea Camilli, ha messo in evidenza che gli scavi sono stati danneggiati dai lavori per la realizzazione, negli anni '20 del Novecento, del ponte funzionale al passaggio, sopra alla strada, della ferrovia per il trasporto dei carrelli carichi di materiale di scarto delle atti- vità di recupero delle antiche scorie di ferro. Poi hanno subito danni dalla trincea scavata negli anni '50 del Novecento per l'al- loggiamento del tubo che portava l'acqua al Castello di Populonia, lavoro verosimilmente effettuato senza alcun tipo di sorveglianza archeologica. Oltre a questa opera, in grado di alterare profondamente il contesto inda- gato, l'area ha subito, in epoca relativamente recente, altri inter- venti come il taglio effettuato per la realizzazione e l'ampliamento della strada che collega Baratti a Populonia. Sono tuttavia emersi i resti di un'abitazione tardo-etrusca e di un imponente muro. Sono stati trovati un ambiente intonacato di cui si conserva straordinariamente il piano e parte degli alzati, i resti di quello che sembra un muro a sacco, di quasi 5 metri di spessore e un altro muro a cui si appoggia un'abitazione con i resti di tre dolia tagliati a metà dall'inter- vento di un mezzo meccanico che ha scavato la trincea per il tubo dell'acqua. Vicino ai dolia, che sono grossi contenitori di ter- racotta, sono stati raccolti semi carbonizzati (da un primo esame probabilmente grano) che dove- vano essere in sacchi di stoffa. Il rinvenimento di vinaccioli, fa ipotizzare che i dolia fossero stati utilizzati per contenere il vino durante il processo di fermenta- zione dell'uva. I dolia poggiavano su un pavi- mento in scaglie di pietra; il vano doveva perciò essere uno spazio aperto, probabilmente una corte interna adibita a magazzino. Lo scavo ha mostrato come l'abita- zione sia stata distrutta da un incendio. Al momento resta incerta la data di costruzione del- l'edificio. Il complesso potrebbe essere identificato come un tratto della cinta muraria bassa di Populonia, che ai tempi etru- schi era un importante centro di lavorazione del ferro. Questa evidenza segnala la presenza di un'importante com- plesso abitativo lungo le pendici orientali del colle del Castello, il quartiere portuale o città bassa di Populonia, da localizzare alle spalle dell'attuale porto di Baratti. Questa scoperta occasionale ha dato lo spunto per riprendere le ricerche in questa direzione. Solo il proseguo delle indagini potrà chiare l'effettiva natura del contesto identificato e se davvero queste strutture possano essere riferite a un tratto delle mura che avrebbero cinto la città bassa, posta lungo le pendici terrazzate del Poggio del Castello, proteg- gendola con un lungo bastione posto in prossimità delle prime rampe delle pendici dei poggi. Il sistema avrebbe garantito la difesa della città dall'area di approdo che doveva risultare comunque insediata, come dimo- strerebbe la presenza dell'abita- zione identificata in questo scavo che risulterebbe, in questa rico- Archeologi e volontari scavano lungo il litorale toscano dove sta riemergendo parte dell'insediamento etrusco di Populonia (Ph in pagina B. Minafra) struzione, comunque addossata all'esterno della cinta muraria. In altre parole lo scavo effet- tuato del 2016 ha fatto emerge- re importanti novità. Sì, ha offerto spunti di straor- dinaria rilevanza per la compren- sione non solo delle realtà poste in essere ma dell'intero comples- so dell'antica città di Populonia. Il dato più significativo risulta, senza dubbio, l'individuazione della città bassa di Populonia, il quartiere portuale noto fino ad oggi solo dalle fonti scritte. Di Populonia conoscevamo le necropoli monumentali, gli edifi- ci industriali destinati alla lavora- zione del ferro, l'area sacra del- l'acropoli e la cinta di mura difensive. Ma ancora incerta restava la localizzazione del cen- tro abitato, delle case, le botte- ghe, i magazzini, le strade. Dalle testimonianze scritte, tramandate dai geografi greci Strabone e Tolomeo, era noto che Populonia, l'unica città etru- sca ad essere costruita diretta- mente sul mare, fosse formata da due nuclei distinti: la città alta, dove si trovavano i templi e gli edifici pubblici, e la città bassa in prossimità del golfo che ospi- tava il porto, dove si svolgevano le attività mercantili e siderurgi- che. In definitiva, le strutture ritrovate e così straordinariamen- te conservate ci permettono di asserire che proprio questa città bassa si possa considerare oggi finalmente localizzata. ruberie per appropriarsi di mate- riale. I tombaroli moderni fanno sicuramente più danni visto che rubano a tutti un pezzo di sto- ria dell'umanità. Ora si tratta di capire cosa c'è ancora sottoterra. Si trovano ancora tombe intatte. Le abbiamo trovate tra il 2012 e il 2013 quan- do sono stati fatti, parallelamente alla costa, scavi per le fognature. Alcune tombe erano state sac- cheggiate da tombaroli moderni, altre sono state scoperte intatte: una del IX secolo, dell'età del ferro, due almeno due dell'età ellenistica, fine IV inizio III, insieme a tre o quattro tombe romane poi restaurate dalla Soprintendenza. Anche i tomba- roli contemporanei sono rimasti spiazzati: quando abbiamo fatto una mostra un signore mi si è avvicinato scuotendo la testa: "Allora è vero che avete trovato altre tombe. Pensavo che le aves- simo levate tutte!". Nei mesi di gennaio e feb- braio di quest'anno avete ritro- vato anche un'abitazione. Ma in questo caso, a fare danni, è stata una violenta alluvione che ha colpito Baratti lo scorso 28 ottobre. Scavi fatti durante le opere di ripristino post alluvione hanno riportato alla luce i resti di un'a- bitazione di IV-inizi III secolo a.C. riferibile alla città bassa di Populonia e il tratto di un pode- roso muro relativo, forse, alla cinta muraria 'bassa'. L'area indagata dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana alle pendici di Poggio Castello, sotto la direzio- continua da pagina 32 L'archeologa Carolina Megale e alle sue spalle la tomba etrusca riemersa