L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-26-2016

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GIOVEDÌ 26 MAGGIO 2016 www.italoamericano.org 32 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA COSTUMI PATRIMONIO TERRITORIO A Baratti, sulla spiaggia degli Etruschi, si prende il sole tra gli archeologi " Mi occupo di archeologia pubblica, cioè del rapporto tra gli archeologi e la società, tra i beni archeologici e i cittadi- ni". Carolina Megale, archeologa classica all'Università di Firenze, presidente dell'Associazione Culturale Past in Progress, coor- dina il Progetto Archeodig ed è il referente scientifico dell'impor- tante scavo archeologico della Villa romana di Poggio del Molino a Populonia per conto dell'Università di Firenze ed Earthwatch Institute. Sua anche la supervisione sugli scavi che stanno riportando alla luce anti- che tombe lungo la spiaggia di Baratti, che si stende in un ampio golfo balneare che guarda l'Isola d'Elba, a pochi chilometri da Piombino. Si fa portavoce di un'idea nuova di archeologia che non si chiude nelle università ma vuol coinvolgere la gente comune. Il coinvolgimento del pubbli- co è un ingrediente essenziale per l'archeologia contemporanea e per la definizione del ruolo che l'archeologo riveste nella società. L'importanza di un bene archeo- logico è direttamente proporzio- nale all'importanza che i cittadi- ni, la società civile, gli attribui- scono. Il nostro patrimonio non ha un valore in sé, ma un valore relazionale, quello che la società gli riconosce. Ha trascorso la scorsa estate a coordinare gli scavi sulla riva del mare per spiegare ai bagnanti cosa stava emergendo sotto la terra portata via dalle onde del mare a Baratti. Questa esperienza è una sorta di progetto pilota per coinvolgere il più possibile il pubblico e i cit- tadini di Baratti. Se il Comune fa un'operazione di valorizzazione del territorio, dal punto di vista archeologico è vitale coinvolgere i cittadini. Ai cittadini, ai turisti, raccontiamo cosa stiamo facendo perché questo è fondamentale non solo per trovare finanzia- menti ma per creare rispetto nei confronti del patrimonio cultura- le. L'archeologia altrimenti non sarà mai una disciplina importan- te per la società. Cosa sta emergendo dagli scavi di Baratti? Tombe familiari con sarcofagi a lastre che si datano alla metà del VI secolo a.C. e furono uti- lizzate per tutto il V secolo a.C. Siamo nel pieno periodo etrusco, quando inizia la lavorazione del ferro a Populonia e nasce la clas- se media di una società cosmo- Cerbone, è stata a più riprese oggetto di interventi di emergen- za da parte della Soprintendenza Archeologica della Toscana. Già negli anni '70 sono stati effettuati interventi di recupero di sepolture messe in luce da forti mareggiate e purtroppo sac- cheggiate da scavatori clandesti- ni. La spiaggia di Baratti è sog- getta a lenta e costante erosione marina. In questo tratto di costa, tra il piano di calpestio e la spiaggia vi è un dislivello di circa 4 metri costituito dalla scarpata di terreno archeologico nel quale erano inseriti i sarcofa- gi. Cosa è stato trovato? Due sarcofagi del tipo a lastre di arenaria. La cassa era formata da quattro lastre monolitiche, due di forma rettangolare per i lati lunghi e due con la parte superiore conformata a triangolo per i lati brevi, che dovevano sostenere la copertura. Il tetto era costituito da due lastroni rettan- golari monolitici posti a doppio spiovente. Il piano di deposizio- ne era composto da due spesse lastre quadrangolari. I sarcofagi di questo tipo avevano una con- notazione familiare e ospitavano al loro interno un numero varia- bile di inumati. I sarcofagi che ora sono stati smontati e depositati negli spazi del Parco Archeologico di Baratti cosa contenevano? Il tetto del primo sarcofago era coperto e sigillato da uno strato che ha restituito materiale riferibile all'età ellenistica, IV- III secolo a.C. (frammenti di una glaux e di ceramica a vernice nera sovradipinta di produzione etrusco-meridionale). All'interno la cassa era vuota, non è stato recuperato alcun ele- mento del corredo funerario, solo pochi frammenti di ossa accanto- nati in un angolo. Il secondo sarcofago era privo della copertura, rinvenuta in frammenti in prossimità della tomba. L'interno era riempito di terra mista a un nucleo eteroge- neo di reperti con ossa riferibili ad almeno cinque individui, sco- rie di ferro, due punte di lancia di ferro, frammenti di bucchero nero e grigio, ceramica attica a vernice nera, ceramica a vernice nera sovradipinta di produzione etrusco-meridionale, numerosi frammenti di anfore di età repub- blicana (greco-italiche) e impe- riale (betiche da salsa di pesce e un'anfora africana di Sullectum), un frammento di sigillata africa- na. Attorno ai sarcofagi avete rinvenuto altro? Immediatamente all'esterno sono stati raccolti numerosi frammenti di lamina di bronzo e un'applique a testa di Acheloo databile tra la seconda metà del VI e la prima metà del V secolo a.C., di fattura molto raffinata, anch'essa in bronzo. Questo sarcofago fu certa- mente violato in antico. Se le ossa, le stemless cups, l'applique di Acheloo e le punte di lancia potrebbero appartenere ai defunti e ai corredi funerari deposti nel sarcofago, il resto del materiale, più tardo, deve essere messo in relazione alle attività predatorie avviate già nel III secolo a.C. (forse indiziate dalla presenza dell'anfora greco-italica) ed a riutilizzi successivi (indiziati dai numerosi frammenti di anfore tardo-repubblicane e imperiali, e dalla presenza della sigillata afri- cana). È probabile invece che il primo sarcofago sia stato violato in epoca recente. I reperti del corredo, infatti, sono stati sottrat- ti effettuando un'apertura nella lastra della cassa, lasciando intat- ti il tetto e le stratigrafie antiche che sigillavano la tomba. La violazione delle tombe è una cattiva abitudine che si aveva già in epoca antica. Anche qui, dentro il parco archeologico di Populonia, abbiamo prove che i romani sac- cheggiavano e distruggevano. C'è una tomba come questa completamente distrutta, divelta, con le ossa prese e buttate in una buca accanto e i corredi, i vasi di bronzo, sparpagliati a terra. Non so se siano stati atti van- dalici fini a se stessi, perché c'era stata la conquista romana, o BARBARA MINAFRA ANDREA TEDESCHI polita. Populonia doveva essere una città dalle due facce: gli schiavi che lavoravano il ferro nei forni e la classe dirigente e mercantile che vendeva il ferro. Queste tombe appartengono alla classe medio-alta, che si è formata a partire dal VI secolo a.C. Prima c'erano i principi, che venivano seppelliti nelle tombe a tumulo. Queste tombe sono il simbolo della classe media, della Populonia cosmopolita del VI secolo a.C. Le tombe sono iden- tiche a quelle che sono ai lati della tomba a edicola della necropoli attualmente visitabile, ed è conseguenza della raziona- lizzazione della necropoli. Prima le tombe a tumulo erano messe senza un ordine apparente, poi con la nascita di questa classe media le tombe segnano, delimi- tano i percorsi interni, le vie sacre dentro la necropoli. I dati emersi hanno permesso di delineare la sequenza cronolo- gica della porzione di necropoli populoniese che qui aveva sede e di ipotizzarne la pertinenza con il nucleo sepolcrale della Fonte di San Cerbone. Queste tombe etrusche a ridosso dei bagnanti sono state scoperte a causa delle continue mareggiate. L'area del Ficaccio, compresa tra la Fonte e la chiesina di San continua a pagina 33 Lo scavo di Baratti, tra i bagnanti incuriositi, ha permesso di riportare alla luce due sarcofagi etruschi parzialmente riemersi grazie alle mareggiate

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