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GIOVEDÌ 9 GIUGNO 2016 www.italoamericano.org 35 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Centur y City Mall a Los Angeles aspetta le grandi eccellenze italiane alimentari un messaggio forte per l'utiliz- zo di prodotti genuini in una società, quella occidentale, dove si ha sempre meno tempo da dedicare al cibo? Ha centrato un passaggio fon- Trad e an d I n ves tmen t Partnership, che dovrebbe dar vita alla più grande area di lib ero s camb io al mon d o. Obama cerca di chiudere entro l'anno mentre in Europa ci revole perché non pos s iamo importare la carne dagli Stati U niti mentre ques ti pos s ono importare dall'Europa tutta la carne che vogliono. Faccio fatica ad esportare i salumi macinati perché le disciplinari americane sono esagerate e via dicendo. Dobbiamo semplificare e facili- tare gli scambi in armonia con la controparte per il bene di entrambi. Non sono però così ottimista sul fatto che la faccen- da s i chiuderà a breve, dal momento che ci vorrà la firma dei 38 Paesi. La scorsa settimana ha pre- s en tato il n u ovo p rogetto "Porta d el S u d " col q u ale intende "spingere" le eccellen- ze enogastronomiche del sud Italia che, per varie ragioni, non riescono ad emergere a livello nazionale e internazio- nale. Ci vuole spiegare in che cosa consiste? Questa è un'idea straordinaria del nostro presidente esecutivo Andrea Guerra, coadiuvato dai miei figli e da Luca Baffigo, l'amminis tratore delegato. Abbiamo la fortuna di avere uno store nel profondo sud, a Bari. Il sud Italia è uno dei luoghi più belli al mondo e ha molti produt- tori di eccellenze straordinarie. Purtroppo però ha grosse diffi- coltà nel riuscire a vendere ed esportare questi beni ad un prez- zo decente per i produttori. La nostra proposta darà una mano ai piccoli produttori di eccellenze del sud Italia. In che modo? Dieci di questi piccoli produt- tori verranno ogni mese a Bari in una piazza che abbiamo apposi- tamente chiamato "Porta del Sud" per presentare i propri pro- dotti innanzitutto ai clienti dello store di Bari e poi ai buyer di Eataly. Ai prodotti che meritano daremo una grande mano perché li introdurremo in tutti gli store italiani ed esteri attraverso un piano di esportazione aiutandoli, allo stesso tempo, per quanto riguarda l'attività burocratica. Negli Stati Uniti ci sono già due store Eataly, uno a New York e uno a Chicago. Ci sono altre aperture in programma? Assolutamente sì. Nei primi quindici giorni di agosto aprire- mo il secondo Eataly a New York. Sarà uno store straordina- rio nella torre numero quattro del World Trade Center, proprio sopra Ground Zero che assume un significato molto importante per quanto riguarda la convivia- lità e la pace. A ottobre apriremo uno spazio Eataly, sempre di dimensioni importanti, a Boston e il prossimo anno presumibil- mente tra marzo e maggio sare- mo finalmente anche a Los Angeles al Century City mall. S chietto, innovatore ed otti- mo comunicatore. Sono alcuni degli aggettivi che possono calzare al poliedrico imprenditore di Alba, un uomo che ha messo in campo tutte le sue capacità, per trasformare le proprie iniziative in realtà affer- mate a livello mondiale. Ci è riu- scito vendendo prodotti tecnolo- gici, dopo aver fatto crescere in tutto il territorio nazionale la catena U nieuro, fondata dal padre Paolo. Oscar Farinetti si è però affer- mato, con eccellenti risultati, anche nel difficile campo dei prodotti alimentari, facendo un passo in più rispetto alla concor- renza: è riuscito a vendere pro- dotti di elevatissima qualità, uti- lizzando il modello della grande distribuzione. Orgoglioso del suo Paese e attaccato alle sue radici, tiene molto in considerazione la figura del padre, partigiano e persona importante della Resistenza pie- montese. Tra gli insegnamenti ereditati dal padre c'è quello di mettere il lavoratore al di sopra dei guadagni. E proprio ai suoi dipendenti, Farinetti ha dedicato la laurea di "Doctor of Business Honoris Causa" conferitagli il 23 maggio scorso dalla "American University of Rome". Fino ad alcuni anni fa il suo "business core" era incentrato sull'hi tech, essendo impegnato a far crescere prima come ad, poi come presidente, la catena Unieuro. Come si passa dall'e- lettronica a un campo tanto complesso, come quello del cibo, mantenendo standard elevatissimi? Il passaggio non è stato com- plicato. Chi di mestiere fa il "mercante" e ha la fortuna di essere una persona semplice e allo stesso tempo di essere com- presa dal grande pubblico, può farlo in qualsiasi campo. Il busi- ness degli elettrodomestici face- va parte del campo dei bisogni, dunque si trattava di aiutare le persone a fare meno fatica per arrivare ad un certo risultato. Con Unieuro non vendevo lava- trici, ma scatole bianche magi- che dove si buttava dentro roba sporca ed usciva pulita. Anche il campo del cibo è magico anche se molto comples- so, ma fortunatamente sono nato in Italia, il Paese più bello del mondo dove c'è una grandissima biodiversità alimentare, per cui non è stato molto difficile pro- porla al mondo. Con Eataly ha creato una combinazione che sulla carta potrebbe sembrare di difficile attuazione, ma che in realtà è MAURO PILERI stata la chiave del successo. E' riuscito a unire prodotti di altissima qualità con la grande distribuzione. Sarebbe di per sé una contraddizione in termi- ni, invece … Questo è vero, prima alcuni prodotti venivano considerati di nicchia, gli venivano concessi piccoli spazi. Io questi prodotti li ho esposti in grandi ambienti e ho cercato di prendere il meglio della piccola distribuzione di alta qualità e venderla in maniera democratica nella grande distri- buzione. Il mio obiettivo era quello di convincere il maggior numero di persone a nutrirsi meglio: non solo i ricchi, ma tutti i cultori del cibo, coloro che entrano nell'ordine di idee che il cibo è l'unico prodotto che intro- duciamo nel nostro corpo, quindi è il più importante di tutti. Sempre più ricerche scienti- fiche sottolineano quanto l'ali- mentazione sia fondamentale in un'ottica di prevenzione contro malattie importanti. Quant'è utile e necessario dare damentale che è quello che con- traddis tinguerà il lavoro di Eataly nei prossimi mesi e nei prossimi anni, e cioè il binomio cibo-salute. In generale dovremmo il più possibile allontanare la fine del mondo attraverso un nuovo rap- porto con l'ecosistema, mentre per quanto riguarda le singole pers one, lo s i dovrebbe fare attraverso un nuovo approccio col cibo. Per questo inizieremo a breve una nuova campagna in cui introdurremo nei cibi il 20% in meno di sale e di grassi. Il nutrirsi bene è il primo atto salutare che ciascuno di noi fa per allontanare le malattie. Se tutti ci nutrissimo meglio, fra l'altro, gli Stati spenderebbero molto meno nel capitolo sanità. Quest'anno dovrebbe essere ratificato il Ttip, Transatlantic sono alcuni mal di pancia. Che idea si è fatto? Inizio col dire che le negozia- zioni sono fondamentali. Se fos- simo per partito preso contro queste ultime, saremmo di fronte ad una insensata posizione di scontro tra popoli e culture. E' però giusto che ci siano perples- sità e paure in quanto ci sarà un incontro tra Paesi in cui il rap- porto col cibo è molto diverso. Queste perplessità devono portare i negoziatori ad essere attenti, ma allo stesso tempo l'accordo deve essere chiuso. Il trattato, per andare in porto, deve avere il via libera da 38 Paesi europei, quindi non si arri- verà ad una conclusione se le decisioni prese non saranno in armonia con questi e con le esi- genze della controparte. Oggi per noi la situazione non è favo- Ad agosto secondo store Eataly a New York, a ottobre a Boston e nella primavera del 2017 il primo a Los Angeles Oscar Farinetti è il fondatore della catena Eataly che distribuisce nel mondo l'eccellenza enogastronomica italiana IMPRESA ITALIA ECONOMIA AFFARI AZIENDE