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GIOVEDÌ 7 LUGLIO 2016 www.italoamericano.org 30 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | C hi ha avuto la possibilità di guardare in televisione la parata militare del 2 Giugno ai Fori Imperiali di Roma ha vissuto un'esperienza impres- sionante. Non solo ha onorato l'occasione della Festa della Repubblica ma ha potuto apprez- zare le divise storiche che hanno dato al pubblico il senso della Storia del nostro Paese, di capire chi siamo e il senso delle nostre istituzioni. Guardando lo spettacolo, però, pensavo ai parenti e agli amici all'estero e mi domandavo quanti di loro avrebbero davvero capito il senso profondo di quel che vedevano. Purtroppo, e per molti motivi, non tutti gli italiani all'e- stero hanno l'opportunità di capi- re tutto quel che si vede nei pro- grammi televisivi. Naturalmente, per molti emi- grati italiani, soprattutto quelli che hanno lasciato la Penisola immediatamente dopo i due con- flitti mondiali, le uniche espe- rienze di Storia era d'averne fatto parte sul fronte, oppure di essere stati vittime dei combattimenti sul territorio italiano, senza scor- dare il fatto che quelle ondate d'emigrazione furono dovute proprio alle condizioni pietose del Paese dopo le guerre. Quegli emigrati hanno inter- pretato quanto avvenuto con il filtro delle loro dirette esperienze e quelle storie, che hanno passato ai loro figli, erano esclusivamen- te comprensive di quel che sape- vano e non necessariamente riflettevano le realtà del resto del Paese o di altre persone. Inoltre, la grande maggioranza di quegli emigrati aveva fatto poca scuola e dunque, almeno in termini pra- tici, era analfabeta. La loro prio- rità non era quella di studiare ma di lavorare per metter su casa e famiglia e poi dare un'educazio- ne ai figli capace, questa, di offrire loro qualifiche professio- nali importanti da un punto di vista lavorativo. Per quel che ha riguardato i figli e i discendenti di quegli emigrati, le condizioni dei Paesi di residenza sono state spesso tali che è stato difficile, se non addi- rittura impossibile, poter impara- re la Storia d'Italia e dunque poter capire perché i loro nonni e genitori furono costretti a lascia- re la terra natia. Esistono ancora oggi pochi programmi scolastici capaci di tener conto delle origini italiane degli studenti. Quando tornano in Italia poi, quei discendenti scoprono che nei vari paesi e città di origine, sparsi per la penisola, non c'è più quanto descritto dai nonni e dai genitori ma grandi centri di indu- stria, oppure di turismo e villeg- giatura. Questo conflitto tra le aspettative e la realtà non fa altro che confondere i discendenti riguardo al loro passato. Naturalmente i temi storici (il Risorgimento, le due guerre mondiali, il ventennio fascista e la dittatura, i Costituenti e così- via) sono conosciuti in linea di massima, però, quelli nati e cre- sciuti all'estero non hanno molte possibilità di saperne di più, a meno che di letture o studi speci- fici, soprattutto se con il passare delle generazioni, le storie orali dei nonni si disperdono o cam- biano versione. Sarebbe facile dire che la soluzione sta nell'educazione, Scommettere sui nostri emigrati all'estero per far conoscere l'Italia ma non possiamo nemmeno pre- tendere che tutti i programmi internazionali della Rai, come gli articoli dei giornali o le riviste italiane all'estero facciano solo articoli storici. Però, abbiamo l'obbligo di trovare una soluzio- ne che permetta a chi ne sia inte- ressato di poter scoprire le radici della propria identità. Il punto di partenza deve essere quell'aspetto della vita che ci dà la nostra identità specifica, la lingua italiana. Qualsiasi ricerca, qualsiasi documentazione riguardo il pas- sato deve essere trattata, almeno all'inizio, nelle versioni originali. La lingua italiana è cioè la chiave per trovare la nostra identità, come anche la chiave per miglio- rare la consapevolezza della nostra esistenza. Rendere più facile imparare l'italiano all'estero avrebbe molti benefici, non solo per i nati all'e- stero, ma anche per il Belpaese. Prima di tutto, insegnare la lingua, la storia e la cultura italia- na negli altri Paesi farebbe molto per stringere i rapporti con le comunità italiane che lì vivono, con tutti i vantaggi che ne segui- rebbero. Il semplice fatto che queste comunità votino deputati e senatori al Parlamento italiano dovrebbe incoraggiare tutti a sapere di più delle tante facce ita- liane nel mondo. Ma anche insegnare la Storia degli emigrati agli italiani rimasti in Patria sarebbe utile per il Paese: conoscere le realtà italiane nei cinque continenti farebbe capire a molti i sacrifici e le imprese dei nostri connazionali all'estero. Allo stesso modo, capire queste esperienze darebbe un aiuto enorme al Paese nel- l'aiutare i nuovi immigrati a inte- grarsi perché quel che ora succe- de qui non è poi così diverso delle esperienze vissute dai nostri connazionali all'estero. Pochi in Italia sanno ad esem- pio dell'esistenza di filiali dei Patronati italiani nei Paesi di immigrazione, come anche di gruppi di assistenza ai connazio- nali. Questi gruppi sono risorse disponibili per l'Italia per trovare la metodologia e le tattiche più efficaci per lavorare con i nostri nuovi residenti. Dare ai nostri connazionali in tutti i Paesi l'opportunità di capi- re ed apprezzare quel che vedono nelle immagini televisive è il modo più facile e immediato di promuovere il Paese perchè, in fondo, i nostri parenti e amici all'estero sono anche i nostri ambasciatori e più sanno di quel che rappresentano, più possono farlo sapere ai loro amici che spesso non hanno la minima idea della grandezza del nostro patri- monio che è molto di più del solito ritornello spaghetti, pizza, buon clima. Un patrimonio che è di tutti noi italiani, ovunque siamo. GIANNI PEZZANO HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA La lingua italiana resta una chiave decisiva per la conoscenza dell'identità storica e sociale del Belpaese Il filtro del ricordo personale spesso non consente di conoscere esattamente la storia d'Italia