L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-7-2016

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GIOVEDÌ 7 LUGLIO 2016 www.italoamericano.org 39 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | I l beat è un genere musicale sviluppatosi in Inghilterra all'inizio degli anni Sessanta, nato dal rock 'n roll con influen- ze blues, skiffle, swing e doo- wop. In poco tempo si diffuse tra i giovani dell'epoca, prima in Europa e poi oltreoceano, in quella che fu definita British invasion, per cui alcuni artisti originari della Gran Bretagna, primi tra tutti i Beatles, divenne- ro popolari negli Stati Uniti e in Canada. In Italia il beat si affermò gra- zie alle cover incise da gruppi e s olis ti quali D ik D ik, Camaleonti, Profeti, Equipe 84, Caterina Caselli, The Rokes, Giganti, Corvi, Lucio Dalla, Pooh, Ribelli, Ragazzi del Sole, Delfini, Nomadi, Califfi, Patty Pravo. La musica beat si distingue per i suoni dominati da chitarre elettriche, armonie vocali e ritmi veloci, attenuati da linee melodi- che orecchiabili. Le parti vocali sono ricche di cori che spesso ripetono frasi nonsense al servi- zio esclusivo del ritmo e della melodia, un po' come nel doo- wop, lo stile derivato dal rhythm and blues e dal rock 'n roll. Il doo-wop, affermatosi negli Stati Uniti negli anni Cinquanta, rinforza il canto s olis ta con armonie vocali sincopate e cori spesso utilizzati come imitazione degli strumenti d'accompagna- mento, più che come voci vere e proprie. La beat generation coinvolse i giovani dell'epoca s ia nelle forme d'espressione artistica sia nello stile di vita. In Italia la più grande esperta di questo fenome- no è stata Fernanda Pivano, che scrisse numerosi testi di critica al riguardo, interessante la sua intervista televisiva allo scrittore Jack Kerouac. Per L'Italo-Americano abbia- mo chiesto a Bruno Morelli, fra- tello di Paolo Morelli leader del gruppo musicale Gli Alunni del Sole, di parlarci di quel periodo. I l vos tro p rimo b ran o, "L'aquilone", rappresenta una linea di demarcazione tra il sound degli anni '60 e quello dei '70, in quel momento tutto girava ancora intorno al beat. L'epoca Beat ha attraversato gli anni Sessanta, periodo in cui gruppi come Beatles e Rolling Stones rappresentarono quello stile musicale distintosi per l'uso di chitarre elettriche, voce e cori cadenzati. L'entrata in campo dei "complessi" aveva già dato un segnale molto importante, rispetto al passato, impostando il suono sulla sezione ritmica e uti- lizzando, per le strutturazioni armoniche, strumenti quali pia- noforte e chitarra. "L'aquilone" us cì nel momento in cui il beat tramonta- va, anche se l'uso delle chitarre acustiche, della dodici corde e dei cori poteva agganciarsi a quel fenomeno. Quel brano rap- presentò il preludio dell'evolu- zione che s arebbe venuta in seguito. Dopo gli anni '60 si face stra- da una musica che esprimeva un tipo di cultura più importante, in grado di superare la struttura "strofa/ritornello", dando spazio alle esigenze artistiche dei prota- gonisti di quell'epoca, tra cui mio fratello. La formazione classica con- sentiva di superare i suoni "duri" dovuti alla sezione ritmica dei gruppi, favorendo l'intervento orchestrale. Il risultato che ne conseguiva era quello di una maggiore imponenza musicale, oltre alla fusione tra diversi tipi di suoni. Se "L'aquilone" rappresenta un timido tentativo di evoluzio- ne, con "Concerto" è evidente la volontà di fondere le due tipolo- gie di suono, grazie alla base sinfonico-classica acquisita da Paolo durante gli studi. Le stesse strutturazioni dei concept-album rivelavano l'in- tenzione del musicista di supera- re le standardizzazioni, cercando forme più complesse dal punto di vista armonico. In questo tipo di produzioni si era liberi di inserire momenti di respiro musicale, brevi suite di collegamento, fina- li non convenzionali, magari uti- lizzando anche la chitarra elettri- ca distorta. Mio fratello colse l'esigenza di quel momento storico, uscen- do dal canone armonico imposto dal rock, cosa che il beat aveva già compiuto in parte. In una situazione del genere, per fare un salto di qualità ulteriore, erano Cinquant'anni fa esplose anche in Italia la Beat Generation necessari testi più impegnativi, alcuni scelsero i temi politico- sociali altri si legarono all'attua- lità e ai fatti di cronaca. Paolo scelse di cantare l'amore attra- verso le sue reminescenze di poeta e di appassionato, portan- do in musica le poesie scritte da ragazzo. La giornalista e scrittrice Eliana Vinciguerra ha vissuto attivamente l'epoca del beat, le abbiamo chiesto di parlarci del fermento di quegli anni. Sono passati cinquant'anni dalla Beat Generation, erano anni di speranza e cambiamento anche in Italia? In Italia, come al solito, arriva tutto marginalmente e dopo il '68 non c'è stato più un grande interesse per il fenomeno conte- statario giovanile. I libri dei beat furono accolti dalla critica con s everità e as prezza, l' es plos ione che accompagnò l'uscita di "Sulla strada" di Kerouac e dell'"Urlo" di Ginsberg, fu inghiottita dai critici come un fenomeno di curiosità e un fatto di costume. Si parlò di sgrammaticature e di prosa scomposta, di verbosità alla Thomas Wolfe e di non poe- sia. La Beat Generation è stata denze imperialistiche della poli- tica statunitense, le insidie della "guerra fredda". Gli Hippies furono sostenitori di un'utopia e riuscirono a dimo- strare che anche le utopie posso- no contenere elementi vitali in grado di incidere nella realtà e di modificare situazioni cristalliz- zate. La loro era un'utopia pre- moderna, anti-industriale, che si sostanziava nel ritorno ad un'a- gricoltura senza macchine. Questo fu il limite del movi- mento, segnato dall'astrattezza propria di tanti movimenti di protesta giovanile. Rappresentò un fenomeno temporaneo di caratterizzata sempre più da un bisogno eccessivo di credere in qualcosa. Gli esponenti di questa generazione erano per lo più ragazzi maturati troppo in fretta da un'esistenza sempre più pro- miscua alla vita degli adulti, par- tecipi attraverso la televisione e i giornali illustrati degli stessi mezzi di informazione, superfi- ciali e grossolani, di cui si servi- vano gli adulti medi. Ricordo che in quegli anni ci si abbigliava con abiti strani fuori moda, con i capelli lunghi gli uomini e con i jeans le donne (dicevano in segno di uguaglian- za), sandali alla Ginsberg ai piedi e nastrino all'indiana sulla fronte, marce per la pace in Vietnam. Questo movimento Hippy, si sviluppò nel corso degli anni Sessanta in America, come corrente della cultura underground, in cui si espresse il dissenso di una vasta area del mondo giovanile, contro il con- sumismo, il conformismo, le discriminazioni razziali, le ten- WILLIAM MOLDUCCI La giornalista e scrittrice Eliana Vinciguerra ha vissuto attivamente l'epoca della Beat Generation Le copertine degli album de I Camaleonti e dei Dik Dik e Paolo Morelli, leader del gruppo Gli Alunni del Sole MUSICA ITALIA CANTANTI DISCOGRAFIA CONCERTI

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