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GIOVEDÌ 7 LUGLIO 2016 www.italoamericano.org 40 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | RED CARPET PROTAGONISTI RECENSIONI FESTIVAL Se ne va Giuseppe Ferrara, il regista etico che raccontò l'Italia dei misteri E ra un uomo rigoroso ed etico, un tenace lavoratore, un'anima pura, una mente illuminata, un sognatore con l'aura di stupore del bimbo ma sempre con i piedi per terra, un cultore della ricerca più profon- da, un messere d'altri tempi, uno degli ultimi partigiani della storia d'Italia e d'Europa, era un fine ed arguto dicitore e conoscitore di storia, arte, politica, sociolo- gia, cultura in genere. Era ironi- co, mordace, sardonico, saettan- te, sempre pronto al dialogo ma mai a cambiare le proprie idee, ferreo nella sua dignità e nelle scelte professionali ed amicali sempre intrise di coerenza e atti d'amore. Era un giornalista incisivo, uno scrittore raffinato e molto colto, era un regista magistrale, l'ultimo figlio del neorealismo italiano, umile nella sua grandez- za, viveva per la verità sia nel cinema che nella vita. Era un documentarista attento, a volte certosino, ma sempre alla ricerca della bellezza anche nei fatti e nei misfatti dell'Italia oscura degli ultimi 60 anni. Generoso e vitale, era soprattutto un uomo libero che mai accettava compro- messi. Si è spento all'età di 83 anni, il maestro Giuseppe Ferrara. Il suo cuore ha ceduto mentre era all'ospedale "Umberto I" di Roma. Ha combattuto tenace- mente fino alla fine dopo che una lunga malattia degenerativa lo ha afflitto per quattro lunghi anni facendolo entrare ed uscire più volte da numerosi ospedali. Ha passato gli ultimi anni, soprattut- to dopo la malattia, con accanto pochi veri amici ed i familiari. Grande donna della sua vita, che gli è stata vicino fino all'ultimo respiro, è stata la moglie Candy con amore immenso, giorno dopo giorno, non abbandonandolo mai. Ho avuto l'onore di essergli accanto per quasi undici anni. Lo conobbi in Basilicata durante un festival di cinema. Il papà ed il nonno, fiorentino di nascita, erano di Francavilla sul Sinni (Potenza) e, lui di questo era fiero e amava la gente lucana che considerava autentica e solidale. Si sentiva un figlio lucano e, spesso, tornava in Basilicata di cui amava il paesaggio inconta- minato e la buona tavola. Andavamo spesso a Napoli, che aveva nel cuore. Lì scrivem- mo "I ragazzi del Vesuvio", film che mai siamo riusciti a portare a termine. Di Napoli Beppe amava il mare, la pizza, il babà e le sto- rie umane difficili ma ricche di pietas. Grazie a lui ho capito che significa mettere la professione di giornalista a favore della lega- lità. Nel 2009 lavorammo ad un progetto di documentario sul MARIANGELA PETRUZZELLI Moro" in cui ricostruisce otto anni dopo i fatti uno dei più misteriosi e sconcertanti delitti politici della storia repubblicana, "Cento giorni a Palermo" in cui parla di mafia occupandosi del- l'assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa avvenuto a soli cento giorni dal suo insedia- mento a prefetto del capoluogo siciliano, "Giovanni Falcone" girato a ridosso dell'attentato del 1993 sugli ultimi anni della vita del giudice antimafia, "I banchie- ri di Dio - il caso Calvi" in cui racconta le oscure vicende della finanza cattolica centrata sul Banco Ambrosiano", il mondo della cultura e della politica ita- liani poco lo hanno sostenuto, soprattutto negli ultimi anni, lasciandolo spesso solo anche se lui ha fatto tanto per il nostro Paese che però diceva essere "...un'italietta spenta e senza spe- ranze" in cui non credeva più. Avrebbe voluto fare tanto che aveva una grande ammirazio- ne per lui e c'erano critici cine- matografici, montatori, direttori della fotografia, documentaristi, tecnici del mondo del cinema ita- liano. Nel 2013 però chiuse definiti- vamente la sede storica della coo- perativa a piazza Mancini n. 4, a Roma, laboratorio per la nascita di tanti film e progetti nonché luogo di incontro per scrivere e dialogare. Fu per lui un grande dolore. Da lì iniziarono tanti proble- mi, oltre la malattia, anche i disa- gi economici, gli abbandoni e le prese in giro, ma lui continuò con dignità e fervore, senza mai mol- lare, il suo cammino socio-cultu- rale di cavaliere strenuo di valo- rizzazione della cultura e della ricerca cinematografica e docu- mentaristica. Si lavorò per fargli ottenere l'assegnazione dei fondi previsti dalla legge Bacchelli e questo gli diede un po' di sollie- vo. Alla chiusura della cooperati- va Beppe, così voleva essere chiamato dagli amici ed in fami- glia, depositò i 5000 volumi della sua libreria personale in un luogo anonimo affidandoli a personaggi che hanno deluso le aspettative. Voleva donare quei volumi alla Città di Roma e, soprattutto, agli studenti di Arte e Cinema poiché amava il confronto con i giovani, amava insegnare ma soprattutto imparare da loro. Ma a breve, è stata questa la sua ultima grande volontà, la libreria "Giuseppe Ferrara" verrà aperta nel cuore di Roma e tanti giovani potranno usufruirne. Teatro Petruzzelli di Bari e sulla storia nebulosa del suo incendio. A lungo fummo ostacolati e mai potemmo finire quel lavoro. Seppure sia stato autore di tanti saggi, libri, articoli sulla carta stampata, sceneggiature, regista e autore di oltre cento documentari, di film importanti ed intelligenti come "Il caso altro ancora, instancabile e mor- dace come era: nel 2011 aveva rifondato la "Coop Ncd", la sua cooperativa cinematografica sto- rica. Il 15 luglio 2012 organizzam- mo la festa per i suoi 80 anni alla Casa del Cinema di Roma: fu felice al punto di piangere come un bambino circondato dai suoi amici, dai suoi familiari, da suo figlio Gaetano e suo nipote Martino, da molti degli attori che diresse tra cui Omero Antonutti, Alessandra Bellini, Elvira Giannini, Maria Rosaria Omaggio, Isabel Russinova, Mattia Sbragia. Era presente anche il maestro Ettore Scola, scomparso lo scorso 19 gennaio, Il regista toscano Giuseppe Ferrara autore di una filmografia dedicata alla storia italiana (e ai suoi misteri) Cento giorni a Palermo e i Banchieri di Dio mostrano un cinema che vuole occuparsi delle zone grigie della Storia