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GIOVEDÌ 21 LUGLIO 2016 www.italoamericano.org 41 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | RED CARPET PROTAGONISTI RECENSIONI FESTIVAL Con Rovere un film che va 'Veloce come il vento' no sul punto di fermarsi in un liberatorio box di lacrime. Un po' anarchico Jack Sparrow. Un po' emaciato Kurt Cobain senza rock (ma sfrecciare sulle strade non è poi così diverso dal graf- fiare una chitarra), e quel tuffo in piscina con inquadratura acquea pare un tributo alle session foto- grafiche dell'album Nevermind (1991) dei Nirvana di cui Kurt era il leader. All'ennesimo scontro con Giulia, la sua figura raggiunge l'apoteosi. Loris è lì. Solo. Ripiegato sulle gambe. I capelli sporchi come pesanti liane con- fuse e oleose. È lì, abbattuto, miserabile e senza nessuno al fianco. Sconfitto nella vita e nei sentimenti. Non è solo la sceneg- giatura originale di Rovere a esaltare Stefano Accorsi (Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Santa Maradona, Saturno con- tro), è anche l'attore bolognese a portare su un altro piano la pelli- cola con un'interpretazione di cui si parlerà per molto tempo e su cui ogni futuro loser del cinema italiano, motorizzato o meno che sia, si dovrà confrontare. Loris è il protagonista e allo stesso tempo non lo è. C'è la pre- senza fondamentale di Nico, grillo parlante di poche parole che dialoga con lo sguardo "occhialuto". La sua seria inno- cenza non moralizza né giudica, però osserva e la giovanissima età saprà lasciare il segno sulle difficoltà della vita. Giulia è più standard nel suo essere adolescente matura. È una Il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico romano Matteo Rovere N on fare una curva come fosse l'ultima, sbotta il navigato ex-campione Loris De Martino detto "il balle- rino" alla giovane sorella Giulia. Scritta in questo modo potrebbe sembrare una normalissima con- versazione scuderia-pilota. Non è così. Dietro un casco e due cuffie c'è un intero mondo privato-pro- vato. La pista come la vita ha le proprie insidie, e non tutti siamo/saremo in grado di gestire sbandate o trionfi. Per farcela bisogna saper osare. Fermarsi e ripartire, andando se necessario "Veloce come il vento". Nel film di Matteo Rovere, Giulia De Martino (l'esordiente Matilda De Angelis) è una giova- ne promessa delle quattro ruote GT (Gran Turismo). L'esperto padre Mario (Giuseppe Gaiani) insieme al fido e vecchio mecca- nico Tonino (Paolo Graziosi) la allena. In palio non c'è solo un titolo da conquistare ma il futuro. Le cose però si complicano dopo una delle prime gare. Ecco sbucare dal nulla il fratello di lei Loris (Stefano Accorsi), ex-cam- pione rally ormai diventato un magro tossicomane che vivac- chia in un camper hippy insieme alla fidanzata Annarella (Roberta Mattei), anch'essa dedita all'uso di pesanti stupefacenti. Loris si ripresenta alla porta della sua vecchia casa e l'acco- glienza è al limite (inevitabile) dello scontro fisico con l'agguer- rita Giulia, che a dispetto dei suoi acerbi 17 anni, è matura e più combattiva che mai. Insieme a lei c'è il serio fratellino Nico (Giulio Pugnaghi). Non sorride mai. Giulia è una tosta ma non può fare tutto da sola e per vincere sull'asfalto c'è bisogno di qual- cuno che la guidi. Qualcuno ma non certo un barcollante pazzoi- de incapace di gestire la propria esistenza senza ricorrere alla droga. Qualcosa nel Dna di Loris però è rimasto vivo. Come l'Achille omerico rivelatosi sotto femminili spoglie dinnanzi al finto mercante Ulisse, che aveva abilmente nascosto tra profumi e gioielli virili armi, così Loris nel rivedere la sua vecchia macchina, una Peugeot 205 Turbo 16, sente una scintilla. Prima il silenzio, poi ecco scalare le marce della sua anima zoppicante fino all'e- splosione. Schiuma di memoria arrabbiata e dissimulato ardore di rivincita. I ricordi però non bastano. C'è bisogno di (ri)pre- mere l'acceleratore della vita. V o l a a a a a a a a a a a a a a a a a a a , grida Loris a Giulia. E Loris De Martino di Stefano Accorsi è un personaggio a tratti Chaplinesco e commovente. È un tossicodi- pendente con un cuore sganghe- rato e due occhi sinceri che paio- LUCA FERRARI formica nel mondo degli adulti ma senza gli estremismi/isteri- smi esasperati di quell'età. Dice di no a Ettore Minotti (Lorenzo Gioielli), patron della scuderia rivale. Per scelta/necessità, sa che sta bruciando molte tappe. Liberamente ispirato alla vita del pilota di rally Carlo Capone, "Veloce come il vento" è un film inedito nel panorama italiano. Le tentazioni di andare a sbat- tere sul guardrail del melodram- ma c'erano tutte. Matteo Rovere però è di un'altra generazione, e si vede. La sua storia s'inserisce a pieno titolo in quel filone di perdenti & riscatto, in stile "Le riserve" (2000, di Howard Deutch) o "Hardball" (2001, di Brian Robbins) ma con il giusto approccio nostrano (romagnolo). I paragoni con i vari "Rush" (2013, di Ron Howard) e la saga di "Fast & Furious" si sprecano, ma aldilà del fattore quattro ruote, è più "The Fighter" (2010, di David O. Russell) ad avvici- narsi a "Veloce come il vento". Anche lì un fratello maggiore tossico (Christian Bale smagrito, premio Oscar con questo ruolo) e uno minore (Mark Wahlberg) che lotta per riuscire dove l'altro non è mai arrivato. I protagonisti del film di Rovere sono una realtà a parte in cui le passerelle familiari sfidano le tante botole del loro cammino, speranzosi/decisi-incerti a inizia- re un nuovo percorso. Trovando un modo nuovo di correre ed essere si, veloci come il vento. Puntando diritti verso la linea del traguardo. L'esordiente Matilda De Angelis con Stefano Accorsi nel film liberamente ispirato alla vita del pilota di rally Carlo Capone
