L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-15-2016

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GIOVEDÌ 15 SETTEMBRE 2016 www.italoamericano.org 28 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI Ricordi e dolori di una sopravvissuta ai crolli de L'Aquila per 'sentire' la scossa Q uando vidi la prima volta la casa di via Rustici a L'Aquila, rimasi colpita dalla bellezza della facciata del Cinquecento e anche se la casa all'interno era un disastro dissi a Claudio che mi sarebbe piaciuto ristrutturarla. Eravamo sposati da qualche anno e sentivamo il biso- gno di andare a vivere in una casa tutta nostra. Mi innamorai della casa di via Rustici al centro della città. Mio suocero ce la donò. Non vado a letto, ho troppa paura. Prendo immediatamente una decisione, rimango sveglia tutta la notte! Guardo distratta- mente la televisione, non ho sonno, sono irrequieta, in ansia. Eccolo di nuovo, la paura mi paralizza, tutto intorno a me trema, non riesco a muovermi! Squilla il telefono "ho paura…ho paura" rispondo piangendo. "Vieni subito qui ti aspetto". Vado verso l'Istituto ex Onpi, c'è la mia amica Brunella, mi viene incontro in silenzio, abbia- mo tutto stampato sui volti che si interrogano. Arriva Fabrizio, il dirigente dell'istituto, sono preoccupati per gli ospiti che sono li, tante persone anziane sedute nella reception. Vado verso di loro e mi metto a parlare. Sono tutte li, in silen- zio. Parlare con loro mi da corag- gio, hanno un atteggiamento composto e dignitoso, i loro volti rugosi, le loro solitudini mi fanno pensare alla loro vita, immagino i loro volti giovani, mi piacerebbe conoscere le loro storie, il loro vissuto! Provo nei loro confronti rispetto e tenerezza. Parlare con loro mi tranquillizza, sono li, sembra non abbiano più nulla da temere. Hanno affrontato tutta E' finita! Corro, urlo, inciampo, mi rial- zo, scendo le scale, trovo Franco. Scioccato, bianco come un panno lavato, non dice nulla. La scala tonda ci protegge, il mostro si placa. Apriamo immediatamente la porta di casa e usciamo impauri- ti! Lo spettacolo che vediamo è spettrale. Un mare di polvere, massi di pietra, detriti, ragazzi e ragazze "Oh Dio mio, è crollato l'Hotel Duca degli Abruzzi!". Avevamo salutato, io e Claudio, parenti ed amici la sera del mio matrimonio, proprio nella bellis- sima sala di questo albergo! Una cena con una visione notturna sulla città che mozzava il fiato tanto lo scenario era bello, faceva sognare! Come ero felice, stavo vivendo il mio sogno d'amore! L'albergo è accasciato, distrutto e il freddo rende questa scena irreale. Guardo tutto sem- pre correndo senza fermarmi, con dolore rivivo la sera del mio matrimonio e mi rivedo dentro l'albergo nella stanza dove io e Claudio trascorremmo la prima notte di nozze. Torno subito alla realtà. Il ponte è tutto spaccato, rotto, non so se si può attraversare! A metà ponte continuo a gridare "Presto, presto, qui è pericolosissimo potrebbe crollare". Arrivare dall'altra parte è un'impresa che mi spossa. La paura e la tensione lo fa sembrare ancora più lungo! Siamo dall'altra parte. La situazione è desolante! Palazzi spaccati, tetti crollati, gente che si dispera e piange. Ci imbattiamo in un gruppo di per- sone tutte infreddolite, spaventa- te e tremanti. Scambiamo qual- che parola in maniera concitata e corriamo verso casa di Anita. Viale Niccolò Persichetti è com- pletamente al buio, i grandi palazzi sono tutti lesionati, rotti, anche qui solo desolazione. Tutti tremano dal freddo. "E' crollata la casa dello stu- universitari sconvolti, in pigiama, scalzi, infreddoliti con volti pol- verosi e figure che non riusciamo nemmeno a distinguere, tutti con lo stesso terrore. La città è al buio completo, immersa nella polvere e nel terro- re. Tremo tutta, non riesco a fer- marmi. Iniziano ad arrivare altre persone dalle case vicine, tutte scioccate, incredule! Rimaniamo lì, al freddo, immersi nella polve- re, intirizziti e tremanti! Non riu- sciamo a capire nulla, non arriva nessuno a soccorrerci, a dirci qualcosa! Sono preoccupata per i miei fratelli e sorelle che vivono a Paganica, non so nulla di cosa sia successo lì, non ho il telefonino è rimasto a casa! Non passa nessu- no, siamo in balia della notte, dei pianti e lamenti. Cominciamo a sentire il suono delle sirene in lontananza, passa una macchina, qualcuno dice che l'epicentro è a Paganica! Mi dispero, il mio pensiero fisso sono le nipotine. Sono in perico- lo, sono salve? Il pensiero per loro non mi abbandona più. una vita e ora attendono. Prendo coraggio da loro. Rimango lì fino alle due e trenta circa. Torniamo nelle nostre case, forse per questa notte non ce ne saranno altre. Chiamo Franco sul telefonino, non è raggiungibile! Inizio a chiedermi se ha avuto paura, dove possa essere e soprattutto, quando tornerà. Non voglio stare lontana da lui in questo momen- to, l'ansia è incontenibile! Tengo la borsa molto vicina e poggio il telefonino sull'altra poltrona pronto se dovesse squil- lare. Accarezzo con lo sguardo la mia casa, gli oggetti che tanto amo con un senso di frustrazione e angoscia. Inizio a provare per loro una tenerezza e ho la sensa- zione di un amore che ci fa sof- frire, che non si vorrebbe mai lasciare. Tutto tace. "Mamma, sono le tre e venti BRUNA BONTEMPO sei ancora sveglia? Perché non vai a dormire?". Rimango intirizzita ancora per qualche minuto, cerco di acco- modarmi meglio sulla poltrona, di coprirmi. Eccolo, di nuovo, il mostro arriva, scuote la casa, le pareti si muovono tutte, non si fermano! "Dio mio, Dio mio". Scatto in piedi ma non posso muovermi, oscillo, urlo con tutto il fiato che ho in gola: "Franco, presto, ci crolla la casa addosso, scappiamo nella scala tonda!". Il pavimento si muove, le pareti del salone si spostano verso di me, mi vengono addos- so, rimango impietrita, il boato mi terrorizza. E' la fine. Afferro la borsa, non c'è tempo, gli oggetti cadono, il rumore si unisce al boato, non riesco nemmeno a stare in piedi, le pareti si spaccano sento che la casa sta per crollare! "Corriamo presto, mettiamoci li, al riparo!" Un vortice, un mostro che si sprigiona dalle viscere della terra mi annienta, ho le ginocchia fragili, sento il cuore impazzire, forse non ce la faccio. Continua a pagina 27 Il Palazzo del Governo, uno dei luoghi simbolo dei crolli che devastarono L'aquila dopo il sisma del 6 aprile 2009 A 7 anni dal terremoto, nonostante la ricostruzione sia iniziata, ancora molte aree dell'Aquila sono inaccessibili

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