L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-29-2016

Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel

Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/732945

Contents of this Issue

Navigation

Page 41 of 47

GIOVEDÌ 29 SETTEMBRE 2016 www.italoamericano.org 42 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | CULTURA ARTE LIBRI PERSONAGGI Anna Magnani: 46 anni di carriera, più di 40 film e una galleria di personaggi indimenticabili I n un momento storico come il nostro, nel quale l'arrivismo e la smania di visibilità sono all'ordine del giorno, dovremmo domandarci se un modello pre- gno di valori come quello di Anna Magnani, che preferì resta- re fedele a se stessa e al suo pub- blico fino alla fine anche quando il mondo del cinema le fece la "guerra", dipingendola come donna dal carattere "difficile" e mettendola ai margini, valga la pena farlo conoscere alle nuove generazioni. A quarantatre anni dalla morte, avvenuta il 26 settembre 1973, e sessant'anni dopo la vit- toria dell'Oscar, Anna Magnani resta l'attrice più popolare d'Europa, avendo conquistato tutti attraverso le sue interpreta- zioni indimenticabili: da "Roma città aperta" a "Bellissima", da "La rosa tatuata" a "Mamma Roma". Al contrario, la donna Magnani è rimasta sempre un mistero e negli anni si sono acca- vallati ritratti distanti dalla perso- na colta, intelligente, introspetti- va, capace di analizzare la società in maniera scientifica, dalla men- talità umana, moderna e contro- corrente, quale era. Il giorno dopo la sua morte, erano centinaia le persone immo- bili sotto la pioggia. Non c'era nulla da aspettare, ma loro aspet- tavano. Alle dieci del mattino di quel 27 settembre 1973, mentre il mondo della politica esprimeva il suo cordoglio, una folla si era riversata davanti ai cancelli della clinica Mater Dei, nel quartiere Parioli, prendendola letteralmen- te d'assedio. L'istinto popolare prese il sopravvento: le persone erano pronte a buttare a terra il cancello di ferro pur di vedere Annarella. "Fateci entrare!" gri- davano. Il direttore della clinica chiamò Valeria, che curava gli interessi dell'attrice. "Signora, che facciamo?" la supplicò. Poi repentinamente il tono di voce divenne perentorio: "Qui bisogna far qualcosa, altrimenti quelli ci demoliscono la clinica!". La folla si era raddoppiata in poche ore e, di comune accordo con Luca, il figlio, alle cinque del pomeriggio il direttore decise di aprire le porte della camera ardente. Valeria e la collega Silvana, alle quali chiedeva di andare a vedere ogni suo film in uscita per conoscere la reazione del pubbli- co, questa volta erano costrette a fare da barriera tra il suo corpo esanime e la gente. Nella stanzet- ta c'erano solo rose rosse. Lei, truccata amorevolmente da Roberto Rossellini, aveva tra le mani un rosario di corallo rosa; in un angolo c'erano quattro suore vestite di grigio che pregavano. Si assistette a scene deliranti, con le popolane romane che si accal- cavano l'una contro l'altra. Una di loro, con il volto rigato dalle lacrime, disse con un filo di voce al figlioletto di due anni che tene- va in braccio: "Vedi, bello de mamma? Quella è Anna Magnani". La sera precedente, il 26 set- tembre, per pura coincidenza all'annuncio della sua morte, dal piccolo schermo in bianco e nero il pubblico la rivide tornare al suo antico splendore quando il primo canale Rai trasmise "Correva l'anno di grazia 1870", diretto da Alfredo Giannetti. La trasmissio- ne toccò una vetta mai raggiunta fino ad allora: quaranta milioni di telespettatori. Lei, per varie ragioni, non l'aveva mai potuto vedere completamente finito e montato: "Lo vedrò alla televisio- ne" disse. "E mi piacerà sapere, dopo, come l'avrà giudicato il pubblico e, soprattutto, come avrà giudicato me". L'estate era trascorsa fra un susseguirsi di conferme e di smentite sulle sue condizioni di salute. Il 20 settembre, l'ultima edizione del Momento-Sera tito- lava in prima pagina: "La Magnani sta morendo!". Era la verità, ma non se lo aspettava nessuno. La malattia aveva fatto inesorabile il suo corso, e lei sen- tiva di stare male almeno da un anno o forse di più. Coma. Agonia. Queste due parole tre- mende erano nell'aria, mentre cominciava la penosa attesa dei giornalisti nell'atrio della Mater Dei, con le sue vetrate luminose, i suoi salottini ultramoderni, le due efficienti receptionist che dicevano di non saper nulla, di non poter confermare nulla. Con la sua scomparsa, il dolo- re maggiore l'avrebbero provato quanti avevano proiettato su di lei la propria adolescenza, scandi- ta dal ritmo sordo e ossessivo della guerra che avrebbero avver- tito meno violenta, vedendola riflessa negli occhi della popola- na di Roma città aperta, che con il suo sguardo avrebbe materia- lizzato il sentimento in una lezio- ne di vita. Per loro nessuno avrebbe potuto nella tragedia dare un volto alla speranza come lei, che ne divenne l'icona e vi restò fedele per tutta la vita. Quarantasei anni di carriera, oltre quaranta film, dei quali almeno cinque resteranno di diritto tra i capisaldi del cinema, una galleria di personaggi che raffigureranno la storia del costu- me, nella faticosa ascesa della donna in una società che l'aveva relegata al ruolo di oggetto di lusso. I tempi e le mode cambia- vano, ma la sua coerenza non veniva meno, finendo per pren- dere dimora in quella nicchia dorata e polverosa dove i fautori del "nuovo cinema" relegavano i vecchi miti, oscurando la sua persona, fino alla morte, che non le permise di vedere il tanto auspicato "nuovo corso" del cinema italiano. Il 28 settembre, Valeria e suo marito scortarono in anticipo e in gran segreto il carro funebre dalla clinica alla basilica di Santa Maria sopra Minerva dove, alle ore undici, erano previsti i fune- rali. Lo stesso luogo dove era stata cresimata e aveva preso per la prima volta la comunione. Fu uno stupore trovarsi davanti a uomini, donne, giovani e vecchi di tutti i ceti sociali, che già da tre ore riempivano la basilica. Quando ormai non c'era più posto all'interno, si disseminaro- no per la piazza, attorno all'obe- lisco, fino a raggiungere il Pantheon. C'erano migliaia di persone, le strade chiuse al traffico e i negozi serrati in segno di lutto. Attorno alla cassa deposta ai piedi dell'altare, poggiata a terra, un onore che era riservato solo ai papi e ai capi di Stato, su un vec- chio tappeto rosso sbiadito e con un unico grande cero davanti, si presentava la gente di Roma, la stessa che fin dalle prime ore della sua scomparsa pensava di raccogliere firme per innalzarle un monumento nel popolare quartiere di Trastevere. Quando, alle dieci e quaranta- cinque, dalla porta della sacre- stia, il figlio Luca, accolto da Eduardo De Filippo, entrò in chiesa, il brusio dei presenti si fece ancora più intenso e i lampi dei fotografi bersagliarono il ragazzo senza pietà. Prima che il celebrante, padre Virginio Rotondi, un vecchio amico e padre spirituale di Anna, uscisse dalla sacrestia, un uomo anonimo e disperato, coprendosi gli occhi con le mani, riuscì a superare il cordone degli agenti e a buttarsi sopra la bara baciandola, seguito da presso da una donna bionda e grassa, vestita di bianco, che si inginocchiò in segno di affetto. Padre Rotondi si avvicinò al MATTEO PERSICA Oscar come migliore attrice protagonista per 'La rosa tatuata' del 1955 Continua a pagina 43 Federico Fellini: 'Anna Magnani ha incarnato la figura femminile che ha dato agli italiani un motivo d'orgoglio'. (Ph: tratta da 'Anna Magnani. Biografia di una donna' di Matteo Persica)

Articles in this issue

Links on this page

Archives of this issue

view archives of L'Italo-Americano - italoamericano-digital-9-29-2016