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Incise numerosi dischi e alcu- ni con il grande tenore Beniamino Gigli. Alcune curio- sità: Adolfo Pacini nel luglio del 1914 a Montecatini fu, suo mal- grado, testimone, e poi paciere nella storica lite tra il composito- re Ruggero Leoncavallo ed il tenore Enrico Caruso. All'inizio degli anni '20 il nascente regime fascista gli chiese di dare la sua voce, accompagnata dal coro, per l'inno "Il Canto dei Fascisti". S empre negli anni V enti divenne agente dell'Annuario dell'Arte Lirica. Il 28 aprile del 1938 sposò a Roma la sua amata Angela. Negli ultimi anni iniziò a intensificare i ruoli di "cantante buffo" e la sua carriera, che com- prese anche ruoli meno impor- tanti, arrivò fino agli anni '40. Nel 1941 a Messina nell'Atrio del Palazzo Municipale tenne l'ultima sua, applauditissima, esibizione ne la "La Bohème". Subito dopo accusò un malore che lo indusse alla drastica deci- s ione: non canterà mai più. Continuò, invece, a collaborare con il "Teatro Reale dell'Opera" di Roma e a scrivere articoli sulla Lirica per diversi giornali. alla Scala di Milano. Nel 1912 va al "Gran Teatre del Liceu" di Barcellona per ''Manon Lescaut'' e ''Romeo e Giulietta''. Nel 1920 si esibì a Il Cairo, due anni dopo a Istanbul. Grandi successi nel 1921 al P oliteama G reco di Lecce con "Aida"; nel 1923 al Teatro Regio di Torino nella "Lucia di Lammermoor; nel 1925 al Teatro Mastroieni di Messina nella "Tosca"; nel 1927 al Teatro Adriano "Il Piccolo Marat"; al Teatro dell'Opera di Roma (dal 1927 al 1939) in "L'A mico F ritz", "I Compagnacci, "LaTraviata", "Dafni", "Fra' Gherardo". Il 24 giugno del 1930, s empre al Teatro dell'Opera di Roma, in "Marta" di Flotow nel ruolo de "lo Sceriffo di Richmond". Rimangono per descriverlo meglio alcuni ritagli di giornale e alcune recensioni. Q uando interpretò Amonastro nell'Aida la critica F u uno dei più grandi barito- ni della Lirica italiana. Conobbe e fu amico, tra gli altri, di Enrico Carus o, Beniamino G igli e Ruggero Leoncavallo. Adolfo Virginio Pacini era nato il 27 agos to d el 1882 a Manoppello, vicino Pescara, da A rcangelo, cancelliere di P retura, e da Concetta Colagrande, donna di casa. Il padre precedentemente era stato a L'Aquila presso il Tribunale come "commesso da stralcio", poi come vice-cancelliere presso le P reture di S an Buono e Tossicia. Nominato cancelliere, Arcangelo Pacini fu inviato pres- so la Pretura di Manoppello. Ed è lì, nella cas a pos ta in Cors o Santarelli, che Concetta diede alla luce il piccolo Adolfo. Un aneddoto racconta che la levatrice sentito il suo primo forte vagito disse: "Questo farà il cantante". In effetti sin da picco- lo, Adolfo mostrò di avere una voce forte ed intonata. A lui venivano deputate tutte le incom- benze canore della scuola ed il maestro, un appassionato di liri- ca, consigliò ai genitori di non s ottovalutare quella voce: "Adolfo è un predestinato". I genitori, non senza sacrifici, assecondarono in tutto il talento del figlio e lo mandarono a stu- diare pres s o l' A ccademia di S anta Cecilia di Roma. Q ui Adolfo conobbe come maestro, divenendone poi allievo predilet- to, il grande baritono Antonio Cotogni. Questi rimase affasci- nato dalle doti dell'allievo e ne favorì la carriera. N el 1904 arrivò per Pacini il debutto come baritono al Teatro Dal Verme di Milano nel ''Ruy Blas'' e fu subi- to un grande s ucces s o. A d applaudirlo in prima fila, nean- che a dirlo, c'era il suo maestro Antonio Cotogni. Nel 1905 gli offrirono un con- tratto per tenere una serie di pre- stazioni nell'America centrale dove sarà ospite di importantissi- me personalità ma soprattutto sarà festeggiato dai nostri emi- granti. Nel 1907 la tournée negli Stati Uniti ed in Canada. Al suo rientrò in Italia cantò a Bologna nella ''Cavalleria rusticana'' e nei ''Pagliacci". Poi si esibì a Pisa e Napoli. Nel 1910 altra tournée in Sud America e al suo rientro, quasi inevitabilmente, la più importante delle chiamate: il "Teatro alla Scala" di Milano. I critici esaltarono il baritono abruzzese per l'interpretazione in ''Simon Boccanegra'' e ''Sigfrido'' e nel 1911 è "Il s ignore di Faninal" nella prima italiana de "Il Cavaliere della Rosa" proprio Il baritono abruzzese Adolfo Pacini fu un apprezzato interprete lirico in Italia e all'estero negli anni '20-'30 e '40