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GIOVEDÌ 8 DICEMBRE 2016 www.italoamericano.org 34 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Italia e la Spagna. Quasi il 36% degli italiani tiene regolarmente contante in casa per le emergenze o per sen- tirsi più sicuro e, se potessero disporre di risorse aggiuntive, il 34,2% degli italiani le terrebbe ferme sui conti correnti o nelle cassette di sicurezza. Così, con una incidenza degli investimenti sul Pil pari al 16,6% nel 2015, l'Italia si colloca non solo a gran- de distanza dalla media europea (19,5%), da Francia (21,5%), G e r m a n i a ( 1 9 , 9 % ) , S p a g n a (19,7%) e Regno Unito (16,9%), ma è tornata ai livelli minimi dal dopoguerra. Emerge cioè una Italia rentier, che si limita a uti- lizzare le risorse di cui dispone senza proiezione sul futuro, con il rischio di svendere pezzo a pezzo l'argenteria di famiglia. F I G L I P I U ' P O V E R I D E I NONNI - Sono evidenti gli esiti di un inedito e perverso gioco intertemporale di trasferimento di risorse che ha messo ko eco- n o m i c a m e n t e i m i l l e n n i a l . Rispetto alla media della popola- zione, oggi le famiglie dei giova- ni con meno di 35 anni hanno un reddito più basso del 15,1% e u n a r i c c h e z z a i n f e r i o r e d e l 41,1%. Nel confronto con venti- cinque anni fa, i giovani di oggi hanno un reddito del 26,5% più basso di quello dei loro coetanei di allora, mentre per gli over 65 anni è aumentato del 24,3%. La ricchezza degli attuali mil- l e n n i a l è i n f e r i o r e d e l 4 , 3 % rispetto a quella dei loro coetanei del 1991, mentre per gli italiani nell'insieme il valore attuale è maggiore del 32,3% rispetto ad allora e per gli anziani è maggio- re addirittura dell'84,7%. Il diva- rio tra i giovani e il resto degli italiani si è ampliato nel corso del tempo, perché venticinque a n n i f a i r e d d i t i d e i g i o v a n i erano superiori alla media della popolazione del 5,9% (mentre oggi sono inferiori del 15,1%) e la ricchezza era inferiore alla media solo del 18,5% (mentre oggi lo è del 41,1%). O C C U P A Z I O N E - T r a i l 2013 e il 2015 c'è stato il recupe- r o d i 2 7 4 . 0 0 0 o c c u p a t i . N e l primo semestre del 2016 l'anda- mento dell'occupazione è ancora positivo, con una variazione pari a + 1 , 5 % r i s p e t t o a l l o s t e s s o semestre del 2015. Nel periodo gennaio-agosto 2016, inoltre, il contratto a tempo indeterminato è stato utilizzato nel 21,3% dei rapporti di lavoro attivati (nel 2015 la quota era molto più alta: 32,4%). I contratti a termine sono il 63,1% del totale. L ' i n n o v a z i o n e n o r m a t i v a (decontribuzione e Jobs Act con i contratti a tutele crescenti) ha quindi fatto fibrillare il mercato del lavoro. Boom dei voucher: 277 milioni di contratti stipulati tra il 2008 e il 2015 (1.380.000 lavoratori coinvolti, con una media di 83 contratti per persona nel 2015) e 70 milioni di nuovi voucher emessi nei primi sei mesi del 2016. È il segnale che la forte domanda di flessibilità e l'abbattimento dei costi stanno alimentando l'area delle profes- sioni non qualificate e del mer- cato dei lavoretti. A l l a n u o v a o c c u p a z i o n e creata ha corrisposto una bassa c r e s c i t a e c o n o m i c a . I n u o v i occupati dall'inizio del 2015 sono associati a una produzione di ricchezza di soli 9.100 euro pro-capite. La produttività si è ridotta da 16.949 euro per occu- pato (I trimestre 2015) a 16.812 euro (II trimestre 2016). Se la produttività fosse rimasta costan- te, nell'ultimo anno e mezzo il Pil sarebbe cresciuto dell'1,8% e non solo dello 0,9% come invece abbiamo registrato. CETO MEDIO - La fine del lavoro che erode identità e pote- re del ceto medio. All'interno del mercato del lavoro è anche avve- nuta una ricomposizione tra le diverse categorie professionali, che ha portato a una crescita del peso delle professioni non quali- ficate (+9,6% nel periodo 2011- 2015) e degli addetti alle vendite e ai servizi personali (+7,5%), a uno svuotamento di figure inter- medie esecutive, attive principal- mente in ambito impiegatizio (- 5,1%), a una drastica riduzione della componente operaia, degli artigiani e degli agricoltori (- 14,2%). La struttura sociale ha subito non solo un dimagrimento delle fonti di reddito, ma si è anche allungata, perdendo parte della sua consistenza proprio nella porzione centrale della classe media. S H A R I N G E C O N O M Y - Dalla sobrietà ai nuovi motori del consumo: opportunità e zone grigie della sharing economy. Nel biennio 2014-2015 c'è stato un lieve recupero dei consumi (+2,1%) dopo la forte contrazio- ne del periodo di crisi (-7,6% negli anni 2008-2013). Ma sono 26 milioni gli italiani che ancora oggi indicano come prioritario il contenimento delle spese quoti- diane. Profonde sono le disugua- glianze sociali: tra le famiglie a basso reddito il 58% indica la priorità di comprimere le spese e il 28% vorrebbe spendere qual- che soldo in più sui consumi per il proprio benessere, mentre tra le famiglie benestanti le percen- tuali sono pari rispettivamente al 34% e al 46%. In questi anni c'è stato però un "welfare dei consu- mi" riferibile all'operato dei player della distribuzione moder- na organizzata, grazie alla leva dei prezzi e alle promozioni, che si è materializzato nella concreta possibilità per le famiglie di comporre un carrello della spesa modulato sulla propria capacità economica. Appaiono poi sem- pre più concreti i rivolgimenti riconducibili alla sharing eco- nomy. Ma le nuove pratiche che si stanno diffondendo sollevano p o l e m i c h e s u d u e f r o n t i : i l rispetto delle regole concorren- ziali rispetto ai servizi preesi- stenti e gli effetti indiretti sui lavoretti on demand. L'Italia con poche aspettative non investe nè spende i risparmi e ha giovani più poveri dei nonni L e aspettative degli italiani continuano a essere negati- ve o piatte. Il 61,4% è con- vinto che il proprio reddito non aumenterà nei prossimi anni, il 57% ritiene che i figli e i nipoti non vivranno meglio di loro (e lo pensa anche il 60,2% dei bene- stanti, impauriti dall'atteso downsizing generazionale). Il 63,7% crede che, dopo anni di consumi contratti e accumulo di nuovo risparmio cautelativo, l'e- sito inevitabile sarà una riduzio- ne del tenore di vita. S o n o a l c u n i d e i d a t i c h e e m e r g o n o d a l 5 0 ° R a p p o r t o Censis che interpreta i più signi- ficativi fenomeni socio-econo- m i c i d e l P a e s e n e l l a f a s e d i debole ripresa che stiamo attra- versando. Rispetto al 2007, dall'inizio della crisi, gli italiani hanno accumulato liquidità aggiuntiva per 114,3 miliardi di euro, un valore superiore al Pil di un Paese intero come l'Ungheria. La liquidità totale di cui dispon- gono in contanti o depositi non vincolati (818,4 miliardi di euro al secondo trimestre del 2016) è pari al valore di una economia che si collocherebbe al quinto posto nella graduatoria del Pil dei Paesi Ue post-Brexit, dopo la Germania, la Francia, la stessa L'ultimo rapporto Censis fotografa un Paese con scarse aspettative: per il 61,4% il reddito non aumenterà SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI