L'Italo-Americano

italoamericano-digital-2-9-2017

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GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2017 www.italoamericano.org 30 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI La lastra con i resti fossili del gigantesco squalo Cretodus e, nella zona della pancia, il grande bolo costituito dalle ossa della tartaruga marina ingoiata Fossile del Mesozoico, unico al mondo, scoperto dai ricercatori di Padova e Ferrara U n team di paleontologi d elle U n iv ers ità d i Padova e di Ferrara, del Co n s ig lio N azio n ale d elle Ricer ch e d i P ad o va e d ella S o p r in ten d en za d el F riu li Venezia Giulia, in collaborazio- n e co n le S o p r in ten d en ze d i Verona e di Padova, del Museo di Storia Naturale di Verona e d el M u s eo d i S an t' A n n a d i Alfaedo ha realizzato uno studio su un fossile di squalo gigante ap p ar ten u te al r aro g en ere dalle zone emerse con fondali sui quali si depositavano fini sedimenti carbonatici. Le rocce stratificate di colore rosato deri- vate da quei sedimenti, sono estratte da centinaia di anni nella Lessinia per scopi edilizi e pro- prio i lavori di cava hanno porta- to alla luce i resti fossili della fauna che popolava quell'antico mare scomparso: grandi squali, tartarughe marine e gigantesche lucertole chiamate Mosasauri. Nel Mesozoico i rettili domi- navano il pianeta con i dinosauri sulle terre emerse, e gli ittiosauri e plesiosauri nei ambienti mari- ni. I cieli erano dominati dai ret- tili volanti (pteros auri). G li invertebrati marini più rappre- sentativi di quest'era sono le ammoniti e le belemniti (mollu- schi cefalopodi). La flora inizial- mente composta felci, cicadee, gingkofite e benettittali fu in seguito sostituita da gimnosper- me più moderne, le conifere, e in seguito dalle angiosperme (pian- te con i fiori). "Il Progetto di Ateneo entro cui si è svolta la ricerca – sottoli- nea la profes s ores s a Eliana Fornaciari del Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova e responsabile del pro- getto – è focalizzato allo studio multidisciplinare di due ricchi giacimenti di vertebrati marini fossili di età cretacea (circa 100- 80 milioni di anni fa) presenti in area veneta. "Cretodus". L'eccezionale stu- dio, pubblicato sulla rivista inter- nazionale "Palaeogeography, P a l a e o c l i m a t o l o g y , Palaeoecology", ha approfondito le conoscenze su questo tipo di squalo gigante, lungo oltre 8,20 iarde, estinto da 80 milioni di anni, del quale fino ad oggi si conoscevano solo alcuni resti rinvenuti in Europa, negli Usa, in Africa e in Asia. Gli eccezionali fossili prove- nienti dai dintorni di Sant'Anna d'Alfaedo sono oggetto di un progetto di ricerca di Ateneo finanziato dall'Università di P adova e coordinato dal Dipartimento di Geoscienze che "Lo squalo ha dilaniato la tar- taruga, un rettile con una lun- ghezza totale capace di superare i due metri – dice J acopo Amalfitano del Dipartimento di Una tartaruga di 2 metri l'ultimo pasto di uno squalo gigante vede coinvolti, tra gli altri, anche s tudios i dell'U nivers ità di Torino, di Vienna e di Monaco e che ha recentemente portato alla segnalazione di un ulteriore fos- sile eccezionale, un grande Pesce Sega ora estinto. Grazie all'esame svolto dai ricercatori nel reperto fossile proveniente provenienti dai din- torni di Sant'Anna d'Alfaedo - riportano Cnr e Università di Padova – sono state approfondite le conoscenze sul suo apparato dentale costituito da oltre 120 denti, sulla sua struttura grazie ai frammenti di cartilagine calcifi- cata, di gran parte della colonna vertebrale e del suo aspetto este- riore in virtù dei piccoli denticoli che ricoprivano la sua pelle. Ma la straordinaria scoperta degli studiosi è stata quella di ritrovare, nel punto in cui si tro- vava lo stomaco, i resti del suo ultimo pasto: un enorme bolo dal contorno subcircolare costituito da ossa di una grande tartaruga marina di oltre due metri. Geoscienze dell'Università di Padova – ne ha frantumato le ossa e un suo dente è rimasto inglobato tra esse. Dopo averla inghiottita è morto e si è deposi- tato sul fondale prima di digerir- la. Si tratta di una delle più spet- tacolari e incontrovertibili testi- monianze – continua Amalfitano – di preferenza alimentare di uno squalo estinto del Cretaceo. E ciò non è dissimile dal comporta- mento predatorio di alcuni squali di oggi, lo squalo bianco e lo squalo tigre, che attaccano pro- prio le tartarughe marine". La zona dove è stato trovato il reperto è particolarmente signifi- cativa per i ricchi giacimenti di vertebrati marini fossili di età cretacea. Verso la fine dell'Era Mesozoica, quando il pianeta era popolato dai dinosauri, le Alpi non esistevano ancora e al loro posto si estendeva l'Oceano della Tetide. La zona dove oggi si tro- vano i Monti Lessini, a nord di Verona, era ricoperta da un mare relativamente profondo e lontano L'interesse scientifico risiede nel fatto che questi giacimenti si sono formati durante un interval- lo di tempo caratterizzato da forti perturbazioni del ciclo globale del carbonio in una fase di caldo estremo. Si tratta di un'opportu- nità unica per studiare le relazio- ni tra biota – insieme della vita vegetale e animale che caratteriz- za un'area – e le perturbazioni globali del ciclo del carbonio, generalmente associate a massic- ce immissioni di gas serra nel sistema Terra. Lo studio è volto, inoltre, a valorizzare importanti reperti fossili misconosciuti alla comu- nità scientifica internazionale e al pubblico e attualmente esposti in diversi musei del Veneto. Il reperto oggetto dello studio pub- blicato proviene da una cava situata nei pressi di Sant'Anna d'A lfaedo, ris ale a circa 93 milioni di anni fa, ed è esposto al M us eo P reis torico e Paleontologico di Sant'Anna di Alfaedo".

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