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www.italoamericano.org 11 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 9 MARZO 2017 I n pochi ci possono pensare ma il 15 marzo, le Idi di Marzo, per dirlo come i Romani, cade l'anniversario millenario di uno degli assassini più noti della sto- ria, quello di Caio Giulio Cesare. Il leggendario comandante e guerriero romano, innamorato di Cleopatra e padre di uno dei suoi bambini, e scrittore – chiedete a qualsiasi adolescente italiano delle ore passate a tradurre le sto- rie di Cesare sulla conquista della Gallia o delle lotte civili con Pompeo - la storia ci dice pres- soché tutto di lui. O così siamo soliti credere. La verità è che uno degli aspetti della vita di Cesare e, in realtà della sua morte, è rimasto coperto dal mis- tero fino ad una manciata di anni fa e, infatti, ci sono ancora aspetti della vita personale di Cesare al centro delle diatribe accademiche. Esplorare i fatti ignoti della sua vita e, specialmente, della sua morte, aiuterà ad apprezzare una figura importantissima della sto- ria d'Italia e d'Europea che ha anche lasciato un segno indelebile nel mondo dell'immaginazione collettiva. Chi l'uccise realmente? Possiamo visitare il luogo dove è morto? Soffrì veramente di una malattia misteriosa? Cesare ha ancora così tanti segreti… L'assassinio di un'icona Pensate a Largo Argentina, nel cuore di Roma: immerse nel traf- fico, le antiche rovine romane dell'area, sono oggi casa di una delle più popolari colonie di gatti della capitale e, chiaramente, sono visitate ogni giorno da migliaia di persone. Qui, più di 2000 anni fa c'era la Curia di Pompeo, sede provvisoria del Senato romano dopo che un incendio aveva distrutto la sua ubicazione regolare. Questo è il luogo dove il sangue di Cesare tinse di cremisi il suolo dell'urbe. Le fonti ci dicono che Cesare lasciò casa attorno alle 11 di mat- tina, da solo, senza guardie che lo proteggevano: attraversare la Via Sacra era un trionfo a scala ridotta per il dittatore, acclamato dalla sua gente, pieno di orgoglio e senso di onnipotenza come sola- mente un leader del suo calibro veramente può sperimentare. Si badi, il pericolo era nell'aria e molti avevano tentato di convin- cere Cesare a non raggiungere i senatori quella mattina: Artemidoro di Cnido il filosofo, Spurinna il chiaroveggente ed anche un semplice schiavo l'ave- va avvertito dei pericoli che l'at- tendevano nel Senato, ma cosa poteva essere questo per un uomo che aveva conquistato l'Europa per la sua città, che aveva sog- giogato gli orgogliosi e provoca- tori Galli, che aveva portato superbamente l'Aquila romana sopra le fredde terre selvatiche di Britannia? Nulla, davvero. Quando entrò nella Curia, Trebonio, uno dei generali di Cesare che cospirava contro di lui, distrasse Marco Antonio, impedendogli di raggiungere il suo leader. Come le cose potreb- bero essere diverse se Antonio senza paura fosse rimasto vicino a Cesare quella mattina: nonostante le loro divergenze, lui gli era rimasto fedele ed aveva, non molto prima, rifiutato di associar- si alla cospirazione criminale che stava quasi per svolgersi di fronte ai suoi occhi. Solo, Cesare fu rapidamente circondato dai suoi assassini: Tullio Cimbro drammaticamente abbracciò le sue gambe, tirando la sua toga, il segnale che ora di agire. Servilio Casca fu il primo a colpirlo, un coltello nella sua mano, ma Cesare era un soldato e non si spaventò, così lui colpì di nuovo con un pugnale. Svetonio, storico romano ed autore dei I Dodici Cesari, scrisse che Cesare chiese audacemente al suo assali- tore se sapeva cosa stava facendo. Non ci fu abbastanza tempo per battere di nuovo le ciglia che gli altri cospiratori furono su lui: Cesare tentò di scappare, ma non trovò la salvezza bensì la lama di un altro coltello, forse quello del suo figlio adottivo Marco Giunio Bruto che era fra i congiurati. In un passaggio pieno di pathos, Svetonio scrisse che Cesare, una volta capito che il suo fato era segnato, alzò un braccio per coprire la testa e il viso men- tre abbassò l'altro per proteggere le gambe. Non dalle ferite, ma dallo sguardo di altre persone: nessuno doveva fissare vorace- mente gli ultimi istanti di vita del- l'uomo più potente che Roma avesse mai conosciuto. Morì ai piedi della statua di Pompeo, il suo corpo lacerato da 23 pugnalate. Tutti i senatori scapparono dall'edificio ed il suo cadavere rimase abbandonato e solo per ore prima che tre schiavi andassero a prenderlo per portarlo via. Le sue ultime parole "Tu quoque Bruto, fili mi". Anche tu, Bruto, figlio mio! Le prime parole di latino che ho imparato quando ero ancora un bambino mi portavano a conoscere i Romani per la prima volta. La tradizione popolare vuole che queste siano state le ultime parole dette da Cesare, morente, ma anche mortalmente ferito nella sua anima dal tradi- mento impensabile di Bruto, un uomo che lui aveva cresciuto e amato come il suo proprio figlio. In verità, è improbabile che Cesare abbia detto queste parole universalmente famose: è di nuovo Svetonio che ci dice che Cesare abbia detto qualcosa ma in greco, non in latino. Nel mondo culturalmente elitario di Roma, il greco era la lingua degli intellettuali e delle classi domi- nanti, così era in greco che Cesare avrebbe espresso la sua sorpresa vedendo Brutus fra i congiutati: "kai su teknòn" anche tu figlio. Un linguaggio diverso ma lo stesso senso di profono tradimento che lo avevano colpi- to. Come non ci si aspetterebbe da un storico moderno, ma piut- tosto naturalmente da uno di quei tempi, Svetonio cambia idea in una manciata di pagine ed even- tualmente ammette che le ultime parole non erano proprio parole ma semplice lamenti di dolore. Non importa al mondo: tu quoque, Brute, fili mi è divenuto il simbolo doloroso del tradimen- to universale. 44 prima di Cristo: la scena del delitto Largo Argentina: ecco cosa accadde. Gli scavi archeologici già ave- vano portato alla luce la statua di Pompeo presso cui, dicono le fonti romane, morì Cesare ma è grazie ai lavori senza sosta del professore spagnolo Antonio Monterroso e della sua équipe che noi possiamo, oggi, dire "qui è dove l'uccisero." Monterroso portò l'attenzione su un muro, aggiunto in una data successiva da Ottaviano Augusto, dove, lui sostiene, era stata messa una placca commemorativa che ricor- dava la morte del suo mentore. Alla stessa conclusione, benché seguendo una strada leg- germente diversa, è arrivato anche l'archeologo italiano Andrea Carandini che identifica nella stessa area una specie di nicchia che, lui crede, cor- risponde al luogo dove doveva esserci la statua di Pompeo: un veloce incrocio con le fonti scritte ed è stato evidente che l'area è probabilmente il luogo dove Cesare spirò. Una malattia divina La sua vita pubblica e la sua morte sono state studiate in pro- fondità per secoli, le sue opere letterarie conosciute da quella parte enorme di italiani, di ieri e di oggi, che hanno imparato la lingua dei padri sudando sulle loro parole. Ma cosa si sa della sua vita privata? Noi sappiamo che si sposò con Calpurnia e che di Cleopatra è stato l'amante; con lei, lui aveva avuto un bambino. Noi sappiamo che, molto proba- bilmente, lui era un bisessuale, cosa comune nella Roma antica, dove la sessualità era più fluida di quanto non lo fosse prima. Ma è la sua salute che sta atti- rando il maggior interesse: in Vite Parallele, Plutarco sostiene che Cesare soffriva di quella che la medicina moderna avrebbe considerato epilessia. A quei tempi, le convulsioni erano con- siderate un segno di natura div- ina, un fattore che avrebbe certa- mente potuto aiutare il crescente appeal da leader di Cesare. Se le fonti classiche sono piene di pas- saggi che descrivono i problemi di salute di Cesare, gli storici moderni non sono tutti d'accordo sulla loro origine. Una delle più recenti ricerche sul tema è stata portata avanti da Francesco Galassi e Hutan Ashfrafian dello Imperial College London che avanza l'ipotesi secondo cui Cesare possa, infatti, essere stato vittima di una serie di infarti minori, che abbiano colpito tem- poraneamente le sue capacità fisiche e mentali e prodotto sinto- mi del tutto simili a quelli descrit- ti dalle fonti romane e greche. E' un altro mistero da risolvere, nella fantastica vita del primo, sebbene non ufficialmente, imperatore romano. Tradimento, assassinio ed un figlio parricida: le Idi di Marzo ed il mistero della morte di Giulio Cesare Giulio Cesare fu assassinato mille anni fa, ma ci sono ancora molti misteri da risolvere nella fantastica vita del primo imperatore romano. LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA