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GIOVEDÌ 9 MARZO 2017 www.italoamericano.org 25 L'Italo-Americano IN ITALIANO | L a prima edizione dell' Italian Design Day (2 marzo) – ideato dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero per i Beni culturali e il turismo così come dalla Triennale di Milano – che è stato celebrato simultanea- mente in cento luoghi del mondo, non poteva trascurare Los Angeles. Una città, o meglio un con- glomerato di città, ciascuna col suo "design" distintivo, come effi- cacemente riportato da uno dei partecipanti, Carlo Caccavale: "Come direttore esecutivo dell'Istituto americano degli architetti – area di Los Angeles, sono esposto ad architetture e design che provengono da molte fonti e sono in contatto con molti aspetti della professione. Per me, L.A. è una città di gioielli nascosti che sono facilmente trascurati mentre siamo nella bolla delle nostre auto e distratti dagli altri pendolari. Ma in quelle occasioni in cui non si guida, il fascino delle strade residenziali e i livelli degli stili di design dei viali principali sono facili da scoprire ed apprez- zare. Come per un non-architetto il cui lavoro è l'architettura, io sono stato influenzato dallo stile inter- nazionale europeo di Le Corbusier e ho apprezzato pien- amente la sua interpretazione della West Coast negli splendidi progetti residenziali di Richard J. Neutra, Rudolph M. Schindler e più tardi John Lautner. Con un particolare apprezzamento per Frank Lloyd Wright." L'architetto Elena Pacenti, "Ambasciatore del Design ital- iano" oltre che preside della Domus Academy School of Design alla Newschool of Architecture & Design, di San Diego, così ha commentato l'oc- casione speciale: "Penso che l'evento sia un'op- portunità unica per parlare del design italiano come di una cul- tura, per aiutare le culture straniere ad apprezzarlo, al di là dei prodotti stessi, e, attraverso la comprensione della natura innov- ativa e sperimentale dei lavori fatti da disegnatori ed imprendi- tori, per apprezzare il contributo di musei, fiere, portatori d'interes- si commerciali ed educativi alla crescita di questa cultura. E' stato anche un incontro unico tra i designer che vivono in California e un designer di Milano che ha messo in mostra i suoi ulti- mi progetti, interessanti e belli, e ha discusso del presente e del futuro di questa eccellenza incred- ibile. Io mi sono divertita - un numero consistente dei miei stu- denti e della mia facoltà ha viag- giato da San Diego per presen- ziare all'evento – ed è stato un piacere incontrare Lorenzo e lavorare con il Console e la sua grande squadra!" Come perspicacemente messo in luce dal Console Generale Antonio Verde: "C'è un filo comune che connette la cultura italiana del design e del gusto, dai geni del Rinascimento, come Leonardo da Vinci, sino agli isti- tuti tecnici sostenuti dallo Stato, come l'università Politecnica di Milano. Come sempre, il nostro "Made in Italy" vanta una tradizione di grande originalità e sperimen- tazione combinata con una duratura abilità artigianale. Con questa iniziativa, auguri- amo al design Italiano di divenire un catalizzatore, di promuovere una sempre crescente miscela di culture che sono una delle pro- duzioni più eccellenti della glob- alizzazione." Ultimo ma non meno impor- tante, ascoltiamo il secondo "Ambasciatore del Design ital- iano", il designer milanese di arredamento e prodotti, Lorenzo Damiani. C'è uno specifico luogo, un'esperienza, un'opera o un artista che principalmente l'hanno inspirata e le hanno fatto scegliere la sua carriera? Senza idea non c'è progetto! Ecco il pensiero che mi ha sem- pre ispirato… In un mondo come quello in cui viviamo, dove esiste già quasi tutto, bisogna trovare un chiaro motivo per cui realizzare un nuovo oggetto, un motivo che ne giustifichi la presenza nel mondo. L'idea è tutto e deve essere coltivata tramite una ricerca con- tinua. Tali convinzioni mi hanno sempre guidato, nel corso di questi anni, nutrendo la moti- vazione che porta a svolgere il lavoro del designer. Certamente alcuni incontri sono stati impor- tanti, come i riferimenti al mondo dell'arte, anche se le influenze più significative arrivano sem- plicemente dall'osservazione delle persone immerse nella vita di tutti i giorni. Nel 1996, incontrò il leggen- dario designer Achille Castiglioni. Poi, nel 1998, lui le diede il premio "Progetto Giovane - Compasso D'Oro" per il Suo "Packlight." Come è stato incontrare il maestro in persona e vedersi poi riconoscere il talento proprio da Castiglioni? Ho avuto la fortuna di incon- trare Achille Castiglioni nel suo studio di Piazza Castello a Milano nell'ormai lontano 1996, negli stessi ambienti che poi, a distanza di molti anni, hanno ospitato una mia mostra person- ale. L'incontro con questo Maestro del Design contemporaneo è stato incredibile perché, nonostante io fossi ancora uno studente insieme ai miei compagni di tesi, Castiglioni ci ha dedicato un intero pomeriggio, cercando di rispondere a tutte le nostre domande. Si tratta, forse, della più grande lezione che Achille Castiglioni mi ha lasciato… Disponibilità e grande ironia, semplicità e naturalezza. Ovviamente, la sua grandezza si esprime attraverso una ricerca continua, lunga una vita, con- cretizzata in numerosi progetti insuperabili, ma anche l'aspetto umano mi è rimasto impresso… facendomi capire subito che più si è grandi, più si è "normali" e persino umili. Nel 1998 Castiglioni era nella Giuria del Compasso D'Oro e io partecipavo tra i giovani con il progetto di una lampada che mi ha portato molta fortuna. Packlight offriva all'ignoto acquirente la possibilità di scegliere il destino di un blister trasparente in plastica che con- teneva una lampadina fluores- cente: buttarlo nella spazzatura per utilizzare solo la lampadina (come sarebbe stato ovvio fare), oppure riutilizzarlo trasformando- lo in apparecchio illuminante? Volevo che questa riflessione sulla possibilità di utilizzare diversamente gli oggetti, con- siderando come risorse gli ele- menti generalmente ritenuti di scarto, conquistasse il modo di pensare delle persone. Un proget- to sicuramente ambizioso che dava a chiunque la possibilità di scegliere il destino di un oggetto e, implicitamente, del proprio futuro. Con questo progetto sono stato premiato proprio da lui, ricordo ancora quel momento e i suoi complimenti… furono una grande iniezione di fiducia. Nella sua ricerca artistica, mostra sempre sensibilità ambi- entalista e la sostenibilità è una sua preoccupazione continua. Potrebbe illustrare alcuni dei suoi esempi creativi per ridurre gli sprechi e il nostro impatto sull'ambiente? Credo che la volontà di ridurre al minimo lo spreco, lo scarto delle risorse disponibili, sia legato al mio percorso in modo indissol- ubile, anche se in alcuni progetti è più evidente che in altri. Per molti anni non ho voluto utilizzare il marmo nei miei lavori perché ritenevo sbagliato servirmene, vista la continua creazione di cave che distruggono il nostro paesaggio. A un certo punto, però, ho capito che sarebbe stato più utile scegliere di usare il marmo in modo più razionale e consapevole, cercando di essere da stimolo anche per altri proget- tisti. Così sono nate numerose sper- imentazioni che riguardano l'uti- lizzo di marmo sottile per realiz- zare oggetti che altrimenti, sareb- bero stati ricavati dal blocco pieno. Quando si parla di risparmio e riutilizzo delle risorse il discorso è sicuramente molto ampio e prende in considerazione i proces- si di ottimizzazione dell'uso di materiali e tecnologie, fino al riuso degli scarti. Senza dimenti- care, ovviamente, anche il signifi- cato e la valenza espressiva del progetto – talvolta finalizzato alla denuncia, a stimolare una rifles- sione – che possono essere intesi come una funzione vera e propria. Il 2 marzo ha partecipato come "Ambasciatore del Design italiano" alla prima edizione dell'Italian Design Day al Pacific Design Center di Los Angeles, un'iniziativa mondiale lanciata dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale in collabo- razione con La Triennale di Milano, MISE e MIBACT. Secondo lei, in che modo questo evento è stato significativo? Quale è lo stato dell'arte del design italiano? Ha bisogno di "protezione"? Ha mostrato alcuni dei suoi ultimi lavori? Penso sia stato un evento importante che, coinvolgendo molte città in tutto il mondo con- temporaneamente, ha riportato l'attenzione sul design italiano. Credo che il design, in gen- erale, possa "difendersi" cercando di perseguire sempre la qualità e il senso delle scelte progettuali, senza dimenticare che la contami- nazione ha modificato le regole del gioco. In questo giorno speciale ho raccontato il mio modo di prog- ettare, di essere designer in rap- porto al mondo che ci circonda: poco più di una decina di progetti hanno rappresentato lo spunto per ripercorrere alcune logiche prog- ettuali che mi hanno accompagna- to fino a ora. Panche di marmo, rubinetti dal tubo piegato, scalette nascoste o piatti sbeccati sono stati gli attori di questo racconto. Lorenzo Damiani, "Ambasciatore del Design" all'Italian Design Day di LA From the left: Lorenzo Damiani, Consul Genarale Antonio Verde, Elena Pacenti, Valentina Gambelunghe, Carlo Caccavale LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES