Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/796341
www.italoamericano.org 15 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 9 MARZO 2017 D opo aver completato il nostro annuale mese di studio della lingua italiana a Roma, mia moglie Carole ed io puntammo verso Sud per un altro giro fra le molte città, paesi e vil- laggi dell'Italia Meridionale. A Sud avevamo già viaggiato in almeno tre precedenti visite. Il nostro itinerario includeva sia fermate totalmente sconosciute sia familiari, fino a quello che oggi è il famoso sito Unesco della città patrimonio nazionale di Matera. Quello che noi sapevamo dai nostri precedenti viaggi al Sud era che il Meridione è una diffe- rente regione fatta di campagna produttiva, di vivaci centri urba- ni, di villaggi medievali ben con- servati e di città trascurate che ancora manifestano la povertà storica del Sud. Avevamo proget- tato un itinerario per sperimenta- re questa diversità. Prese insieme, le località ben conservate e quelle trascurate, non smettono mai di dirci qualcosa d'importante sulla storia italiana e la cultura con- temporanea. Dopo Roma, la nostra prima fermata in treno è stata Napoli, per quella che è stata la nostra quarta visita alla città. Se Roma è considerata trafficata e congestio- nata, allora Napoli deve essere considerata caotica. Come la romanziera napoletana Elena Ferrante scrive della sua città natale: "Ah, non c'è nessuna città che emana così tanto rumore e così tanto clamore come Napoli". Napoli in molti modi esemplifica la complessità del Sud. Io non sono d'accordo con quelli che idealizzano la città e semplicemente la definiscono bella. Napoli certamente ha le sue belle strade e i suoi quartieri tran- quilli. Le sue chiese, principal- mente il suo Duomo dove il san- gue di San Gennaro si liquefa apparentemente due volte all'an- no, sono senza pari al mondo. I marmi Farnese del Museo Archeologico Nazionale della città sono insuperabili ed hanno avuto un effetto profondo sullo stile di Michelangelo. Sì, "Vedi Napoli e poi muori", ma sola- mente dopo aver visto i Farnese. Però, come scrive Ferrante, il racket di Napoli, il traffico bloc- cato, le strette strade con gli appartamenti gli uni accanto agli altri, con lo spazio per poco più di una Vespa, è solo ciò che col- pisce inizialmente l'occhio del visitatore. Ma se il visitatore sa dove guardare, la profondità della cul- tura e della storia napoletana è dappertutto. Nel nostro giro nella Napoli sotterranea, abbiamo visto i viadotti ottocenteschi che una volta servivano come fonte di acqua per la città. Alla fine del giro siamo scesi ancora, sotto un appartamento moderno e ci siamo ritrovati nel bel mezzo di un tea- tro romano, scoperto poco più di quindici anni fa. Cosa altro c'è sotto le sue strade? In un giro nel distretto com- merciale di Napoli, la nostra prima fermata è stata la famosa Galleria Umberto, ottocentesca, su via San Carlo. Questa struttura straordinaria, con la sua cupola di vetro, è elencata come patrimo- nio mondiale dell'Unesco. Fin dalla I Guerra mondiale, il suo interno barocco è stato trascurato ma ora è in corso di restauro. A causa della sua ubicazione, è stata il centro della vita e della storia napoletana del Ventesimo secolo. Ha anche un collegamento molto interessante con la storia americana. E' stata il set per The Gallery (1949), scritta dallo scrit- tore americano, John Horne Burns (1916 -1953). The Gallery era il luogo di un club dove gay G.I.s e omosessuali locali si incontravano quando l'omoses- sualità era proibita in qualsiasi altra parte del mondo. Burns, che morirà a Firenze quasi del tutto dimenticato, scrisse il suo roman- zo quando tre divisioni america- ne erano accampate nella perife- ria di Napoli. "Nell'agosto del 1944", ci dice Burns, "la Galleria Umberto echeggiava come una pista di bowling al rumore delle carovane militari che andavano verso nord al fronte". Con un'economia distrutta e la presenza americana, Napoli era una città aperta, senza legge, dove la borsa nera era approvvi- gionata con i beni rubati agli spacci americani. Dice il prota- gonista di Burns, "io incontrai piccoli e agili ladri che rubavano la mela sotto i miei occhi se solo potevano venderla alla borsa nera". Quale dei caffé nella galle- ria piena di negozi era stato dav- vero il club nel romanzo di Burns è difficile da capire. Ma durante una missione di ricognizione, una mattina presto, volli credere di averlo trovato in un angolo buio, abbandonato dell'edificio. Oggi, i suoi caffé sotto la naturale luce che si diffonde attraverso la cupo- la di vetro, sono luoghi tranquilli per bersi una bibita. Il rumore esterno, che una volta faceva tremare i pannelli di vetro della Galleria, ora è dimi- nuito. Oggi, via San Carlo, di fronte a questo spazio maestoso, è una zona ampiamente dedicata al traffico pedonale e attualmente sta subendo una ripavimentazione con belle pietre di calpestio. Il viale del lucente distretto com- merciale si contrappone alle con- finanti strade strette e piene di appartamenti. I balconi degli appartamenti, ovviamente, sono pieni di bucato steso che si agita nel vento, in quella che è l'imma- gine iconica, popolare, della città. Ma la realtà è che quei balconi sono il segnale di una Napoli popolare, di residenti che vivono in piccoli appartamenti e lottano quotidianamente per mettere il cibo sulla tavola e tirare su tutti quei bambini chiacchieroni in età scolare che riempiono quelle stra- de strette ogni mattina e nel primo pomeriggio. Sotto la superficie del rumore e il macinare del flusso energeti- co delle persone e del traffico paralizzato della città, dei rumori di costruzione e delle sirene lamentose dei veicoli di emergen- za c'è, chiaramente, la camorra. Come Roberto Saviano ha rivela- to nel suo Gomorra, è l'organiz- zazione criminale della città che mantiene ordine e controlla quasi tutto, dalla distribuzione di siga- rette illegali alle scarpe e ai vestiti contraffatti attraverso il porto. Ma se c'è ordine nella città, non è certamente visibile. Alcuni anni fa visitammo la città quando sacchi bianchi pieni di immondi- zia erano accatastati nelle strade impregnate da liquidi tossici che finivano nei tombini. Si era rotto un sistema civile? O era la camor- ra che stava decidendo di fermare la raccolta dell'immondizia fin- ché il governo municipale non avesse soddisfatto le sue tacite richieste? Quando chiesi ad un amico il perché, lui si limitò ad alzare le spalle. Poi aggiunse, "ma puoi scommettere che qual- cuno guadagnerà soldi quando la camorra deciderà che è il momen- to di raccogliere l'immondizia." La città finalmente trovò la solu- zione: portare con autocarri l'im- mondizia al porto e spedirla a una discarica al largo. Senza sorpresa, secondo Saviano, la camorra con- trolla il porto. Come Elena Ferrante spiega nei suoi romanzi, crimine, povertà e disperazione affliggono le vite di tutti i suoi personaggi napoletani. Quei piccoli apparta- menti che torreggiano sulle strade strette nel centro della città, sono i luoghi dove i suoi personaggi sono costretti a vivere le loro vite emotive, che sono aggrovigliate come il traffico di Napoli. Se il viaggiatore cammina sui lati delle strade ed osserva, la Napoli della Ferrante diviene evidente nell'a- spetto dei giovani uomini che bazzicano in gruppi nei mercati, negli immigrati africani che ven- dono la loro mercanzia sulle stra- de e nelle donne della classe ope- raia, per strada di notte e di gior- no. Nella "Storia del Bambino Perduto" di Ferrante, la protago- nista e romanziera Elena Greco, L'ottocentesca Galleria Umberto, su via San Carlo, è nell'elenco del patrimonio mondiale dell"Unesco. Photo by marcovarro GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO La diversa eredità dell'Italia Meridionale scriveva di questo aspetto così sgradevole della vita a Napoli e per questo venne attaccata brutal- mente da amici e parenti. Il famoso romanzo di Greco aveva portato troppa attenzione al quar- tiere. Non andava bene per gli affari della camorra. Anche un amico fu costretto da forze ano- nime ma note del quartiere, a chiamarla in giudizio per diffa- mazione. Gli amici maschi di Greco e i suoi parenti apparivano con inspiegabili ferite e facce malmenate. Chi avevano incon- trato? Lei aveva scritto della Napoli moderna, mescolando "il legale e l'illegale: il bar-negozio di pasticceria, fabbriche di scar- pe, mini-market, discoteche, usura, contrabbando di sigarette, ricettazione, droga, infiltrazione nei luoghi di ricostruzione di post-terremoto". Per essere corretti, la lista della Ferrante su Napoli include anche i quartieri perbene delle classi più alte. Noi seguimmo la sua pista nel quartiere del Vomero, raggiunto con una breve corsa funicolare. I suoi grandi appartamenti si affacciano su assolate strade fiancheggiate da alberi. Nel primo pomeriggio, indisciplinati bambini in età sco- lare riempiono i marciapiedi. Un pomeriggio noi andammo a zonzo attraverso questo luogo tranquillo e finimmo a Castel Sant'Elmo. Le sue origini risal- gono al tardo tredicesimo secolo sotto Carlo d'Angiò prima che fu portato alle dimensioni attuali da re Roberto di Napoli nel tardo 14° secolo. Dai suoi bastioni il visitatore può trovare una pro- spettiva rivelatrice della vera dimensione di Napoli e della sua complessità. (parte I)