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www.italoamericano.org 17 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 9 MARZO 2017 D opo Cascia e Todi, il viag- gio alla riscoperta dei costumi e delle tradizioni dell'Umbria e dei suoi santi locali si ferma in un'altra sorprendente città medievale: Gubbio. Annidata ai piedi del Monte Ingino, nella parte settentrionale della regione, la nostra terza e ultima destinazione vanta origini molto antiche che risalgono a tempi immemorabili: sembra che l'area collinare che circonda la moderna Gubbio fosse già abitata nell'Età del Bronzo, mentre in epoca pre-Romana il posto fosse diventato un importante centro conosciuto dagli antichi popoli umbri come Ikuvium. La storia iniziale della città è oggi custodita dalle preziose Tavole Igubine: trovate qui nel 1444 e ancora conservate nel Museo Civico di Gubbio, queste sette tavole di bronzo contengono iscrizioni religione nella lingua osco-umbra (parlata dalle antiche popolazioni italiche), di cui costi- tuiscono i più importanti testi sopravvissuti. Vista la storia mil- lenaria di Gubbio, comunque, si possono virtualmente trovare tracce di tutte le altre ere del pas- sato: per esempio, i siti archeolo- gici degli antichi Romani appena fuori dalle mura cittadine, inclu- dono le rovine di un grande teatro e di un mausoleo. In alternativa, c'è anche il centro storico cittadi- no di epoca medievale con le meravigliose file di palazzi in salita in pietra grigia, il suo palaz- zo ducale in stile rinascimentale (costruito da Federico da Montefeltro, duca di Urbino) e il famoso Palazzo dei Consoli che si affaccia sulla Piazza Grande, una vera "balconata" da cui si gode una sorprendente vista sui tetti e la valle sottostante. Gubbio è davvero la somma delle tradizioni umbre e della lunga storia dell'Italia. Nel com- plesso, la città è probabilmente meglio conosciuta come il luogo di un popolare episodio della vita di San Francesco: il suo leggen- dario addomesticamento del catti- vo Lupo di Gubbio, per la prima volta raccontato da un'anonima antologia del 14° secolo intitolata I Fioretti di San Francesco. La presenza del Santo di Assisi può essere ritrovata quasi ovunque in città ma la sua memoria è legata a due posti in particolare: la Chiesa della Vittorina, attorno a cui Francesco pare addomesticò il lupo e la Chiesa di San Francesco, eretta dopo la morte del Santo nella stessa area dove l'animale era solito vivere (c'è di più: si dice che il lupo sia sepolto proprio qui). Come nel caso di Todi, comunque, la gente di Gubbio non ha particolare devozione per un solo santo: infatti hanno anche grande rispetto per San Ubaldo, il locale santo patrono. Nato nella nobile famiglia Baldassini attorno all'anno 1085, dopo la morte di suo padre il giovane Ubaldo fu presto indirizzato alla religione dallo zio. Dopo gli studi nel monastero di San Secondo, rinunciò ai suoi beni terreni e divenne prete, priore della catte- drale di Gubbio e alla fine arcive- scovo di Gubbio. Nel corso della sua umile vita, Ubaldo lavorò sempre a beneficio dei suoi concittadini: aiutò a ricostruire la città dopo un incendio e negoziò anche con Federico Barbarossa imperatore del Sacro Romano Impero per evitare che attaccasse la città. Non sorprende che tanti pellegri- ni abbiano iniziato a tributargli onori subito dopo la morte, e anche di più quando fu canoniz- zato nel 1192, quando il corpo del santo fu trovato incorrotto e fu spostato dalla cattedrale a un piccolo santuario in cima al Monte Ingino, successivamente diventato la Basilica di Sant'Ubaldo (XVI secolo). Oggi si può raggiungere la pace di questo isolato santuario in appena sei minuti prendendo la funivia che collega la città al "Colle Eletto dal Beato Ubaldo" come il monte fu chiamato niente meno che da Dante nella sua Divina Commedia. Si consideri che questo è lo stesso pendio su cui l'istallazione luminosa chia- mata "il più grande albero di Natale del mondo", un altro segno distintivo di Gubbio, è col- locata ogni inverno! Qualunque sia la stagione comunque, biso- gnerebbe raggiungere la cima della collina per godere di un panorama che toglie il fiato o magari per dare uno sguardo den- tro la Basilica e ammirare le vetrate multicolori che rappresen- tano le scene di vita di Ubaldo o anche l'altare maggiore in marmo con la teca di bronzo e vetro che contiene le spoglie del santo. Sempre conservati nella Basilica ci sono tre grandi struttu- re di legno conosciute come Ceri che sono portati giù a Palazzo dei Consoli ogni anno la prima dome- nica di Maggio solo per essere riportati al Colle Eletto il 15 Maggio con una caratteristica corsa su per la collina in onore del Santo. Questo è il modo in cui la gente di Gubbio celebra la famosa festa chiamata la Corsa dei Ceri dal 1160, anno della morte di Ubaldo (piuttosto curiosamente la stessa festa è celebrata a Jessup, Pennsylvania, dalla locale comu- nità italo-americana). In altre parole, per la sua sto- ria, folklore, religione e paesaggi, Gubbio spicca come una delle località esemplari dell'Umbria. Quando il simbolo ufficiale del- l'intera regione umbra fu deciso del 1973 fu scelta una versione stilizzata dei tre Ceri del giorno di sant'Ubaldo: un'ulteriore eviden- za di come la città di Gubbio – dove termina il nostro viaggio – è evidentemente la somma finale di questa terra di santi e tradizioni. Palazzo dei Consoli, the Piazza Grande, Gubbio, Umbria, Italy — Photo by mauriziobiso_1 GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO Umbria, terra di santi e tradizioni (Parte III): Gubbio