L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-18-2017

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 18 MAGGIO 2017 www.italoamericano.org 3 C hissà quante volte abbia- mo visto immagini di Roma o Pompei, cartoline di Venezia, scatti di Firenze o Pisa, angoli di Napoli o Palermo, depliant di Torino, Milano, Bologna. E' l'Italia più nota e più turistica, quella più descritta, rac- contata, promossa e venduta dai tour operator. Quanti hanno già avuto la for- tuna di averle visitate si saranno ritrovati a dire: ecco, lì, sono stato lì! Proprio dietro quell'an- golo c'era quel palazzo.., abbia- mo mangiato in quel bel ristoran- tino là e poi abbiamo passeggiato e visto quel monumento... Le immagini suscitano ricor- di, risvegliano emozioni, raccon- tano luoghi e citano esperienze. Ci fanno venire in mente perso- ne, incontri, situazioni, episodi curiosi, acquisti in un negozietto, momenti di stanchezza, la tempe- ratura del momento o il cibo che abbiamo mangiato durante un'e- scursione. Nella maggior parte dei casi, quando rivediamo un luogo che abbiamo conosciuto personal- mente, siamo inondati di sensa- zioni, raramente lo osserviamo apatici frenando il meccanismo neuronale che si ripete tutte le volte che il nostro cervello imma- gazzina un dato e lo mette nel database della memoria pronto per il prossimo utilizzo. Questo significa anche che, solitamente, non vediamo quello che ha visto chi ha scattato quella fotografia. Vediamo certamente il posto, il contesto, i personaggi, la bellezza dell'immagine, che a sua volta può trasmetterci emozioni, coinvolgerci o lasciarci indiffe- renti, ma tendiamo a superarla, ad andare oltre. Scavalchiamo cioè quella prospettiva non nostra, la rielaboriamo e ci lasciamo tra- sportare dall'esperienza già vissu- ta. Allo stesso modo, se osservia- mo una nostra fotografia, la riem- piamo di mille altre sensazioni rispetto a quanto è ritratto dai colori, dalle luci. Spesso diamo più valore a immagini sfocate o mosse perchè sono riuscite a cogliere l'attimo che per noi era importante meglio di tutte le altre foto nell'album dei ricordi, anche se sono perfette, da manuale. Infatti se le mostriamo ad altri, li inondiamo di particolari invisibili nell'immagine. Questo processo è noto anche come "Memoria dei Loci di Cicerone". Il più grande oratore della sto- ria romana, nato nel 106 a.C. ad Arpino, nei pressi dell'attuale Frosinone da un'agiata famiglia che gli permise ottimi studi di retorica e filosofia, usava una tec- nica semplice per ricordare le cose: collegava i pensieri alle immagini e li metteva in sequen- za attraverso i luoghi. In pratica, 2 mila anni prima dello sviluppo delle neuroscienze, attraverso una sorta di "passeg- giata mentale per immagini", tra- sformava la memoria a breve ter- mine in quella a lungo termine. Semplicemente aveva intuito che il cervello è in grado di ricor- dare attraverso le immagini molto meglio che attraverso le parole. Questa capacità è collegata a particolari aree che si trovano nell'emisfero cerebrale destro, quella parte che, semplificando, è considerata la nostra area creati- va ed è quella che gestisce lo spazio. Lì le immagini sono cata- logate insieme a tutta una serie di informazioni aggiuntive: tattili, sonore, gustative, spaziali, tem- porali, ecc. Ed è per questo "sovraccarico" informativo che ce le ricordiamo più di una sem- plice parola o del nome di una via: attivano una vera e propria rappresentazione mentale della realtà. Loci in latino vuol dire luo- ghi. Cicerone per ricordarsi le sue lunghe orazioni senza biso- gno di appunti traduceva in immagini i punti chiave del discorso. Oggi, quello che viene chia- mato anche Journey Method o Luoghi, ricordi e memoria emotiva Roman Room, è considerato un metodo di miglioramento della memoria e una tecnica di memo- rizzazione di informazioni anche prive di relazione tra loro, e la tecnica immaginativa conosciuta dagli antichi Greci e Romani è stata per la prima volta descritta da Frances A. Yates (1966) nel suo libro The Art of Memory. Quello che noi tutti facciamo con le foto spesso è l'inverso, anche se il principio è lo stesso: le immagini scatenano in noi un flusso di ricordi. Infatti, se andiamo a Roma dopo aver visto una foto del Colosseo, difficilmente continue- remo a ricordare quella fotogra- fia: la sostituiremo con quello che abbiamo visto noi, con tutto il suo surplus emotivo, oltre che informativo. Perchè le emozioni che trasformiamo in sentimenti riempiranno di significati imma- gini che, per quanto belle, non potranno mai sostituire quanto abbiamo visto con i nostri sensi o quelle che abbiamo nel cuore. L'Italo-Americano IN ITALIANO |

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