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GIOVEDÌ 18 MAGGIO 2017 www.italoamericano.org 29 L'Italo-Americano IN ITALIANO | L'olio d'oliva in scena all'IIC per la prima edizione del Los Angeles Food Bowl Festival Francesca Zanetti - Representative IACCW, Consul General of Italy in Los Angeles Antonio Verde, IIC Director Valeria Rumori, Italian Trade Commissioner in Los Angeles Florindo Blandolino, Marco de Ceglie - CEO Salov NA, Lorri Wressell - C-CAP Career Advisor and Event Planner, Giovanni Pellerito - CEO GP Communications NA LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES P er la prima edizione della LA Food Bowl Festival, organizzato dal Los Angeles Times, l'Istituto Italiano di Cultura di Los A ngeles intende concentrare l'attenzione sull'eccellenza dei nostri prodotti culinari con due eventi dedicati interamente a uno dei prodotti italiani più apprezzati in tutto il mondo: l'olio d'oliva. Se il marchio Filippo Berio ha raggiunto i 150 anni, "l'obiettivo dell'intero evento è portare le eccellenze italiane all'Istituto. L'Industria Filippo Berio è un campione in questo. Abbiamo molti eventi in cantiere per rag- giungere i nostri obiettivi princi- pali, con chef ed esperti di qui e da tutto il mondo. Vogliamo pre- sentare il cugino internazionale che opera sul territorio di Los Angeles, proprio il cugino ital- iano visto che, senza alcun dub- bio, è uno dei più importanti al mondo" dice il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura, Valeria Rumori. Con 150 anni di esperienza, Filippo Berio offre eccezionali varietà di olio d'oliva per cucinare, guadagnandos i un pos to di primo piano fra le aziende italiane conosciute in tutto il mondo. Marco De Ceglie, Ceo della Filippo Berio North America, è stato il protagonista dell'evento "Olive Oil in Focus" e ha mostrato l'importanza della loro etichetta e il segreto del loro successo duraturo. Come spiega questo evento "Olive Oil in Focus"? Qual è il concetto dietro ad esso e il suo scopo principale? Stiamo celebrando il 150° anniversario di Filippo Berio e stiamo avviando una serie di eventi per raccontare la storia di questo marchio come una delle eccellenze italiane nel mondo. Negli anni, ha raggiunto molti importanti risultati anche per il nostro Paese. Ho voluto condi- videre la nostra cultura, la nostra storia, perché è un buon esempio di storia italiana. Come saranno commercial- izzati i prodotti italiani? La cosa principale che pro- muoviamo è il valore di ogni sin- gola persona. Qualità e successo dipendono dalla qualità di ogni s ingolo impiegato. Io s ono orgoglioso che Filippo Berio abbia fondato una simile buona industria. Siamo un marchio ital- iano e facciamo prodotti di qual- ità. Diciamo apertamente che alcuni dei nostri oli sono mis- cele, non italiane, e la qualità dei nostri prodotti è dovuta alla pos- sibilità di mescolare oli diversi con origini diverse che manten- gono i profili organolettici che i nostri clienti apprezzano. È un lavoro molto particolare e abbi- amo bisogno di persone alta- mente qualificate per farlo. Il concetto di 'Paese di Origine' è più un'idea burocratica. Sono le persone che fanno la qualità, non un pezzo di carta che specifica il Paese di origine dei prodotti. Non tutti i nostri prodotti ven- gono dallo s tes s o pos to ma siamo un'impresa italiana e fac- ciamo prodotti di qualità da 150 anni. C'è gente che lavora bene e c'è gente che non lavora altret- tanto bene. I prodotti italiani sono più cos tos i d a acq u is tare e d a importare. Spesso, gli italiani s tes s i imp ortan o p rod otti mediocri e li mettono fra quelli con p rezzi d i alta q u alità. Com'è possibile educare il con- sumatore a comprare i veri prodotti italiani e abituarlo al gusto? N oi invitiamo i clienti a provare i nostri prodotti. Sul nos- tro sito web, abbiamo un elenco di abbinamenti degli oli ai diver- si cibi e diamo suggerimenti ed informazioni sulle nostre varietà. Parlando in generale, i marchi sono nati per indicare un certo prodotto (es: Filippo Berio: olio d'oliva). Il mio suggerimento è di trovare una buona marca ed avere fiducia in essa più che nei pezzi di carta. È vero, gli oli d'o- liva sono un po' più costosi, ma produrre un buon olio d'oliva ha costi alti. Il costo più alto tut- tavia, non implica sempre la migliore qualità. Ci sono alcuni fattori che indicano la qualità. La gente dovrebbe pagare per la qualità non l'inefficienza. C ome italian o, come spiegherebbe e definirebbe questo macro concetto conosci- uto in tutto il mondo di Made in Italy? Indubbiamente, l'Italia ha una s toria molto ricca e una tradizione riguardo al cibo, alla moda, alle automobili. Credo che questo sia fortemente legato alla cultura che impregna il nostro Paese. Parlando di olio d'oliva, alcune pers one pens ano alle calorie, ma se pensiamo al cibo italiano, questo è fatto di colori, s apori, convivialità. C' è un mondo intero che lo circonda e questo viene da una certa cultura che l'Italia ha. Da molti anni l'Italia fa cultura. Siamo circon- dati dalla storia e questo lascia una traccia nelle nostre menti. Questo è il 'Made in Italy': pro- durre eccellenza con uno sfondo di cultura, convivialità, tradizione che molti Paesi non hanno o hanno in modo diverso. Ancora, il 'Made in Italy' è fatto dagli italiani. I pezzi pos- sono venire da dovunque. Sono le persone che mettono insieme le idee e i concetti che creano il 'Made in Italy', e gli italiani hanno un retroterra estrema- mente importante che deve es s ere difes o perché non s i perda. Ripeto, dipende tutto dal valore degli individui. Per fare mozzarella di bufala, devi avere una certa tradizione, una certa cultura. Non è questione di mac- chine. Non è solo la terra, ma è soprattutto la persona che ci lavora. Pensate che tutti i pezzi per fare la F errari vengano dall'Italia? Non tutti, ma gli ital- iani che hanno messo insieme il progetto, l'idea, il concetto, loro sono il vero valore. Stessa cosa per le cravatte di Armani, non importa realmente se le sete e i tessuti vengano da Paesi diversi del mondo. I sarti, i designer, sono loro che fanno davvero la qualità.