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GIOVEDÌ 18 MAGGIO 2017 www.italoamericano.org 5 L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA P iazza Navona: quanto è bella. Così bella che si può anche accettare di pagare un prezzo esorbitante per una "granita al limone" e un caffè in uno di suo tanti caffè solo per godersi il piacere di stare qualche minuto in tutto il suo splendore. Nata sui resti dello Stadio di Domiziano, di cui conserva ancora l'antica forma, il suo ful- cro visivo, oggi, è la "Fontana dei Quattro Fiumi" di Bernini. Commissionata da Papa Innocenzo X all'architetto, fu costruita tra il 1648 e il 1651, nel centro esatto della piazza. Proprio di fronte, una Chiesa. Sant'Agnese in Agone, realizzata da un altro grande rappresentante del Barocco italiano, Francesco Borromini. Se siete stati a Roma, certamente ne conoscerete la sto- ria: la statua del Rio de la Plata – uno dei "quattro fiumi" della fontana – tiene le armi in alto come a proteggersi, in apparen- za, dall'eventuale crollo della chiesa. Il Nilo, come se fosse contrariato dallo sforzo architet- tonico di Borromini, si copre la testa con un velo per non veder- lo. C'è di più: la leggenda contin- ua dicendo che Borromini stesso mise sulla facciata della chiesa una statua di Sant'Agnese, la testa inclinata sul lato ed una mano preoccupata sul cuore, come l'estremo segnale di dis- gusto per la bruttezza del lavoro del suo concorrente. Oscurarsi a vicenda, prima che "oscurarsi" fosse possibile? In realtà, non è così. Sant'Agnese in Agone fu costruita alcuni anni dopo la fontana, rendendo la sto- ria popolare che avete appena letto un anacronismo storico. Tuttavia, c'è un po' di verità in essa, perché i suoi protagonisti, Bernini e Borromini, straordinari architetti, padri della maggior parte del patrimonio barocco di Roma, a quanto pare non si piacevano molto l'un l'altro. Un'altra storia, questa eviden- temente storicamente più accura- ta, racconta di come Bernini riuscì ad ottenere all'ultimo min- uto la commissione del progetto per il Palazzo di Propaganda Fide, già promesso a Borromini. Sempre sbruffone, Bernini mise una grande scultura con un paio di orecchie d'asino sulla facciata del Palazzo che si trovava pro- prio di fronte alla residenza di Borromini. L'altro, che era di inclinazioni più serie ma non era certamente il tipo che subiva senza replica, mise una grande riproduzione in pietra dei genitali maschili fuori dalla sua finestra. Entrambe le sculture furono, chiaramente, rimosse rapida- mente per garantire la decenza del luogo. La verità è che ci si poteva aspettare rivalità: entrambi div- inamente talentuosi, lavorando tutti e due nella stessa città e cer- cando di ottenere le migliori commissioni, nessuno li poteva pensare amici. Piuttosto si toller- avano l'un l'altro, avendo carat- teri molto diversi. Bernini aveva tutta la solare disposizione e i modi delle persone affascinanti delle terre delle sue origini, Napoli e Toscana. Borromini, d'altra parte, era solitario e mal- inconico, prono agli attacchi d'ira e probabilmente non amichevole come il suo concor- rente. Il cattivo temperamento di Borromini pare gli costò alcune commissioni: non era una per- sona con cui era semplice lavo- rare. Bernini e Borromini, comunque, qualche volta collab- orarono. La più nota delle loro coproduzioni è stata il grande baldacchino in pietra sopra l'altare principale a San Pietro. Che però, ahimè, oggi è ricordato solo come il "Baldacchino di Bernini". Alcuni dicono anche che Borromini, a causa del crescente successo del suo concorrente, si suicidò nel 1667. Curiosamente, se i due fossero vissuti oggi, l'at- teggiamento e il malessere di Borromini probabilmente lo avrebbero reso un artista molto più desiderato di Bernini, amante del jet-set. Torniamo indietro di un paio di secoli, a un tempo non meno affascinante nella storia di Roma, il Rinascimento. Ancora una volta, stiamo osservando la Roma dei Papi, la corte papale specchio di tutte le bellezze, dei peccati e delle cose sante che il mondo mostrava in quei decenni. C'era una famiglia, una famiglia il cui nome è famoso oggi come lo era allora, i Borgia. Nota per le strane avven- ture al limite dell'incesto fra i suoi membri, grazie a numerose recenti interpretazioni cine- matografiche, Lucrezia resta la più conosciuta dei Borgia, a dis- petto del fatto che suo padre fosse un Papa (Alessandro VI) e suo fratello, Cesare, sia ricordato come uno dei più lascivi e perfi- di uomini di quegli anni. Il destino di Lucrezia fu seg- nato alla sua nascita, figlia bas- tarda di un cardinale e della sua giovane amante, Vannuzza. Suo padre l'adorava, in un modo che molti considererebbero malato, soprattutto come pedina di scam- bi preziosi, attraverso il matri- monio, per creare legami vantag- giosi con potenti famiglie ital- iane. Il suo primo marito, che lei sposò all'età di 13 anni, era uno Sforza, l'erede della dinastia di Milano. Quando suo padre, alcu- ni anni più tardi, cercò di annullare quel matrimonio, intenzionato ad usare sua figlia per allacciare un'alleanza più lucrosa, il suo sposo, umiliato, mise in giro la diceria che Lucrezia avesse un affetto mor- boso per suo fratello Cesare. Non serve spiegare come la natura scandalosa della sua relazione con il fratello, vera o no, resti uno degli aspetti più noti della vita di Lucrezia. Quello che molti non sanno, tuttavia, è che Lucrezia una volta si innamorò. Un amore vero. Dopo la fine del suo matrimonio con Giovanni Sforza, si era rifu- giata nel convento di San Sisto. Qui, incontrò un umile messag- gero, un uomo chiamato Pedro Calderón, noto a tutti come Perotto, un uomo a cui non inter- essava né la sua storia familiare né i pettegolezzi su di lei e Cesare. Lucrezia si innamorò e i suoi sentimenti furono ricambiati da Perotto. Quale cambiamento fu, per Lucrezia, essere per una volta amata. I due condivisero per un po' un sentimento segreto, appas- sionato e sincero finché Lucrezia non restò incinta del bambino di Perotto. Per un triste scherzo del destino, il loro bambino, con- cepito nell'amore, nacque morto. Perotto fu ucciso dal padre di Lucrezia - il Papa, non dimen- tichiamolo - e lei ancora una volta restò sola e abbandonata, una semplice pedina di scambio in un gioco di potere più grande di quanto lei stessa potesse immaginare. Roma, una città fatta di bellezza, rivalità e amori dis- graziati. Un segreto che si rivela in ogni angolo.. L'eterno incantesimo della Città Eterna: fatti poco noti di Roma (II parte) Rivalità e amore Il "Baldacchino del Bernini", sopra l'altare principale a San Pietro, è in realtà frutto di una delle collaborazioni di Bernini e Borromini