L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-29-2017

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GIOVEDÌ 29 GIUGNO 2017 www.italoamericano.org 27 L'Italo-Americano IN ITALIANO | Mostra allo IAMLA sul Carretto Siciliano: La Storia in movimento Marianna Gatto, direttore esecutivo IAMLA LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES C iò che è veramente inter- essante nella prossima mostra, il Carretto Siciliano: La Storia in Movimento, che sarà ospitata dal Museo Italo-Americano di Los Angeles (IAMLA) dal 30 giugno al 7 gennaio, è che il suo direttore esecutivo, Marianna Gatto, da quando era bambina, ha coltivato e nutrito una profonda fasci- nazione per questi eccezionali mezzi di trasporto trasformati in oggetti d'arte folkloristica in movimento, quali sono i carretti siciliani, senza mai averne visto uno dal vivo con i propri occhi. Due anni fa, Giuseppe Giuffrida - prezioso sostenitore di una tradizione che si sta rapida- mente perdendo - ha concepito e curato la mostra itinerante, MUSCÀ (Museo del Carretto Siciliano). Dopo le prime due edizioni - tenute in diverse local- ità del centro storico di Taormina, in Sicilia – sta ora por- tando con entusiasmo la sua collezione di famiglia a Downtown L.A. Diamo innanzitutto un'occhia- ta alla mostra con Marianna Gatto: Qual è il suo legame person- ale con la prossima mostra, il Carretto siciliano: La storia in movimento? Sono stata incantata dai carret- ti siciliani sin da quando, bambi- na, ricevetti un piccolo carretto come regalo. Non mi rendevo conto, allora, che il "giocattolo" si ispirava a un vero e proprio carro di cavalli! Sembrava troppo fantastico per essere possibile. Mia nonna, Maria Anna Cortese Gatto, era di Lucca Sicula, un villaggio della provin- cia di Agrigento. La famiglia Cortese lasciò la Sicilia alla fine del 1800 ed entrò negli Stati Uniti attraverso il porto della Louisiana. Dopo l'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti, molti siciliani lavoravano come lavoratori agricoli nel Sud ameri- cano. La sua famiglia lavorò nei campi prima di risparmiare abbastanza soldi da mandare alla famiglia in Sicilia e poi trasferirsi ad Ovest. Questa mostra è molto spe- ciale per me, perché offre l'occa- sione di mostrare l'immensa bellezza e la storia della Sicilia, e, un secolo dopo, rappresenta la storia dell'immigrazione della mia famiglia che chiude un cer- chio. Può spiegare la collabo- razione tra IAMLA, MUSCÀ e Dolce & Gabbana nella realiz- zazione della mostra? Come parte di una del- egazione della città di Los Angeles organizzata dal con- sigliere Joe Buscaino, il presi- dente di IAMLA, Paul Pagnone, è andato in Sicilia l'estate scorsa. Durante la sua visita alla mostra MUSCÀ di Taormina, è stato affascinato dai carretti e è diven- tato amico del curatore Giuseppe Giuffrida. Paul mi ha poi introdotto il signor Giuffrida via email, e abbiamo iniziato a discutere della possibilità di allestire insieme una mostra. MUSCÀ e, Giuseppe in particolare, sono diventati meravigliosi collaboratori. Non capita tutti i giorni che due orga- nizzazioni possano aiutarsi l'un l'altro a realizzare le loro rispet- tive missioni così senza soluzione di continuità. Come storico, ero interessata a utilizzare i carretti come veicolo per la comprensione della Sicilia, della sua storia stratificata e delle tante culture che hanno influen- zato l'isola. Al di là del loro aspetto impressionante, i carretti sono affascinanti su molti livelli: dall'artigianato che richiede la collaborazione di vari artigiani, al ruolo che i carretti hanno giocato nella trasmissione pittografica della cultura, della storia e dei valori in un'epoca in cui molte persone erano analfabete. Se i veicoli a motore hanno sostituito i carretti come mezzo primario di trasporto, essi contin- uano ad occupare un posto vener- ato nella cultura popolare sicil- iana. La prima rappresentazione dei carretti nella cultura popolare a venire in mente è stata la recente collezione di Dolce & Gabbana in cui il motivo dei carretti è cen- trale. Francesca Guerrini, respons- abile della programmazione e dell'informazione di IAMLA, ha lavorato molti anni come giornal- ista nel mondo della moda. Ha contattato l'iconica casa italiana di moda e abbiamo iniziato a dis- cutere della mostra con il gruppo Dolce & Gabbana. Ci hanno introdotti a SMEG, il produttore italiano di prodotti di alta qualità, con cui la casa di moda ha col- laborato per produrre un'edizione limitata di elettrodomestici con il tema del carretto, che siamo entu- siasti di mostrare nella mostra. E adesso sentiamo cosa dice Giuseppe Giuffrida: Cosa l'ha portata a questa tradizionale e straordinaria forma d'arte, il "carretto sicil- iano"? Il mio omonimo nonno era un carrettiere. Era solito condurre un carro tradizionale in giro per la Sicilia, trasportando prevalente- mente frumento e grano, ma anche materiali da costruzione, come argilla rossa e pietre. Negli anni '60, con l'intro- duzione dei primi veicoli a motore, come i camion e i piccoli furgoni, si è "aggiornato" per consegnare le merci con quei nuovi mezzi di trasporto terrestre. Mio padre, penultimo dei sette figli di mio nonno, gli era molto vicino e, come tributo, ha portato avanti la tradizione familiare, partendo vent'anni fa con una collezione di carri siciliani da "sfilata", decorati con colori vivaci. Nonostante io avessi solo un anno, quando mio nonno è morto, ho avuto modo di sentire molto su lui e sui suoi carri da parte di alcuni suoi amici. Ho condotto una serie di incontri informali con artisti, musicisti, carrettieri che avevano lavorato con lui, la maggior parte dei quali erano amici di famiglia. Quella attività sul campo ha sig- nificato la metà della mia indagine storica, mentre l'altra metà è consistita nello studiare libri sui carretti siciliani. Quanto più li ho studiati, tanto più mi sono innamorato di questa affascinante forma d'arte. Può descrivere la storia della mostra di cui è curatore, MUSCÀ (Museo del carretto siciliano) - tenutasi per i primi due anni a Taormina, in Sicilia, e quest'anno finalmente in L.A.? Due anni fa, ho inaugurato la prima edizione di MUSCÀ nella sconsacrata Chiesa del Carmine. La mostra - con la nostra collezione di carretti siciliani e dei cartelloni tradizionali utilizza- ti per l'Opera dei Pupi – è durata un solo mese, ma abbiamo avuto circa 2000 visitatori. Alcuni di loro erano emigrati siciliani di seconda o terza generazione che hanno visitato la loro terra natale, hanno condiviso con me la loro emozione nel guardare quelle opere d'arte. E' stata un'esperien- za toccante anche per me. L'anno scorso abbiamo repli- cato con la seconda edizione in una posizione diversa, la Biblioteca Comunale di Taormina, nella chiesa sconsacra- ta di Sant'Agostino. Questa volta, la mostra è durata cinque mesi, da maggio a settembre. Tra i nos- tri visitatori (circa 6000), abbi- amo avuto il privilegio di avere dei Vip, come l'attrice Susan Sarandon - il cui nonno materno, Giuseppe Vincenzo Criscione, partì da Ragusa, Sicilia - la modella italiana Bianca Balti e il direttore di moda e stile di Vanity Fair Michael Roberts. Durante la nostra seconda edi- zione, ho avuto la possibilità di incontrarmi con il presidente di IAMLA, Paul Pagnone, che è stato molto colpito dalla qualità artistica delle opere e dal modo in cui sono state esposte nella nostra mostra. A seconda delle aree geogra- fiche, i carretti hanno caratteris- tiche distinte. Gli stili di Palermo e Catania sono i due più raffinati sia artisticamente che in termini di varietà di contenuti. I carretti di Palermo avevano lati trapezoidali e il colore pre- dominante era il giallo, mentre quelli di Catania erano prevalen- temente dipinti di rosso e ave- vano elementi rettangolari. Le geometrie arabesche di Palermo e i motivi decorativi erano ispirati alla cultura normanno-araba. Lo stile della pittura era piuttosto piatto e non c'era prospettiva. Lo stile della pittura di Catania era più vicino al Rinascimento. Tuttavia, i motivi decorativi sono prevalentemente barocchi, come le foglie di acanto o le polene (tipo di sirene alate), i cupidi o i cherubini. I carretti hanno anche splendi- di elementi scolpiti. Tra questi, l'apice si trova nella parte poste- riore e viene chiamato "chiave", è una lavorazione a mano in legno che blocca i poli. I punti salienti di questa terza edizione, in vista di IAMLA, saranno un carretto di Palermo, dipinto (presumibilmente negli anni '60) con scene dell'Orlando Furioso dall'Ariosto da Giuseppe Manfrè, artista di Alcamo, che ha collaborato anche con il noto pit- tore italiano, Renato Guttuso, e costruito (probabilmente anche scolpito nelle sue opere in legno) da Giovanni Raia. Il secondo carretto è stato dip- into da Antonino Liotta, artista di Paternò, città della provincia di Catania. In tutta la zona, era il più grande. La rappresentazione è datata, 20 settembre 1950, solo pochi anni prima della morte di Liotta nel 1956. Fu costruito da Domenico Morabito, nativo di Belpasso, cittadina sulle pendici del Monte Etna, scolpito da Ignazio Russo. La meravigliosa chiave è decorata con una scena della Cavalleria Rusticana, men- tre il pannello sinistro del carrello è basato sulla Carmen, quello destro sul Rigoletto, quello poste- riore sulla Norma. La nostra esposizione metterà in mostra anche un meraviglioso cartellone di Rosario Napoli, dis- egnatore di poster molto talentu- oso, morto a soli diciannove anni. È stato realizzato in tempera su un supporto di due fogli di carta marroni collegati al centro e uti- lizzati per promuovere una rapp- resentazione dell'Opera dei Pupi, il teatro di marionette tipico della Sicilia, basato su poemi romanti- ci francesi come La Canzone di Rolando o l'Orlando furioso. Sia i carri siciliani che la tradizionale rappresentazione teatrale di marionette ebbero la loro età d'oro dal 1930 fino agli anni Sessanta. In modi diversi, entrambi hanno svolto una fun- zione sociale fondamentale. Il primo come mezzo di trasporto che ha permesso il commercio dell'isola e il secondo come forma di intrattenimento, nonché di catarsi e liberazione sociale.

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