L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-29-2017

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GIOVEDÌ 29 GIUGNO 2017 www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | " M o d ì " . I l s u o e n t o u r a g e artistico, nella Parigi degli inizi del 20° secolo, lo chia- mava così. Modì, Modigliani. M a a n c h e M o d ì , m a u d i t , "maledetto" in francese, che si p r o n u n c i a a l l o s t e s s o m o d o . Dedo, forma familiare e affettu- osa di Amedeo, era come dice- vano i suoi amici più cari e la famiglia. Per il mondo rimane Amedeo M o d i g l i a n i , a n i m a t u r b a t a , geniale pittore e scultore, incar- nazione dell'essenza stessa di quella Parigi bohémienne, resa famosa dai grandi nomi delle arti c o m e P a b l o P i c a s s o , D i e g o R i v e r a e s u a m o g l i e , F r i e d a K a l o , M a x J a c o b e s c r i t t o r i c o m e J e a n C o c t e a u e B l a i s e Cendrars. È a P a r i g i c h e p e n s i a m o , immaginando le vite e le avven- ture di artisti squattrinati, che vivevano di sigarette e della loro i n f a t u a z i o n e d e l l a B e l l e z z a . Modì era uno di loro, anzi. Nato a Livorno, ha mostrato una parti- colare vena creativa fin dall'in- fanzia. Ha studiato a Firenze, poi a Venezia, ma è stata Parigi che lo ha reso grande: i suoi ritratti, caratterizzati da semplici linee e schemi cromatici e dalle delicate e fragili linee del collo, sono s t a t i p e r l o p i ù c o n c e p i t i e prodotti nella capitale francese. C o m e c i s i p u ò a s p e t t a r e q u a n d o s i t r a t t a d i u n v e r o artista, la vita di Modì è stata c a r a t t e r i z z a t a d a p a s s i o n e e tragedia, dispensate in ugual misura e forza. Afflitto dalla povertà costante e dalla tuber- colosi, l'alcol divenne il modo p e r f r o n t e g g i a r e l a f o l l i a d i entrambi, l'unico conforto lo ha trovato nella pittura e in Jeanne Hébuterne, prima studentessa, poi amante e quindi madre di sua figlia. Jeanne: artista la cui vita ed esistenza postuma sono rimaste intrecciate al nome del suo mae- stro e amante. Jeanne, che si è uccisa due giorni dopo la morte di Dedo, a 35 anni, all'Hôpital de la Charité. Aveva 22 anni ed era incinta di molti mesi del loro secondo figlio. Era la fine del gennaio 1920. C i v o l l e r o d i e c i a n n i a l l a famiglia di Jeanne per accettare di spostare i suoi resti mortali dal cimitero di Bagneux a quello di Père Lachaise, dove Modì era stato sepolto. Lì riposano, anco- ra oggi, uno accanto all'altro. Se pensate che l'esistenza tumultuosa di Modigliani abbia trovato almeno una quiescenza a r t i s t i c a d o p o l a s u a m o r t e , resterete sorpresi perché il suo lavoro è al centro di uno dei più famosi casi di falsificazione artistica degli ultimi 50 anni. Mai nella storia dell'arte italiana contemporanea, un falso è rius- cito a provocare un tale scom- piglio e, soprattutto, a convin- cere una così grande quantità di critici d'arte - e così intensa- mente - della sua autenticità. Estate 1984: Livorno, la città natale di Modigliani, si stava preparando a festeggiare il cen- tesimo compleanno dell'artista con una mostra monografica curata dai fratelli Dario e Vera Durbé dedicati in gran parte alle sculture di Modigliani: sì, Modì, conosciuto soprattutto per i suoi dipinti, fu anche uno scultore ben conosciuto, che trovò molta ispirazione nelle opere tribali dell'arte africana. Purtroppo per i fratelli Durbé, la mostra non incontrò il favore del pubblico, anche perché, probabilmente, e r a s t a t o r a c c o l t o s o l o u n numero molto limitato di opere: solo quattro delle ventisei opere scultoree attribuite all'artista. Un fallimento sarebbe stato profon- damente dannoso per Vera e Dario, rispettivamente curatori del Museo Progressivo d'Arte Contemporanea di Livorno e della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Vera, resiliente come tutte le donne e probabilmente senten- dosi disperata, decise di scom- mettere tutto, dando per vera una leggenda urbana secondo cui Modigliani nel 1909 aveva g e t t a t o n e l F o s s o R e a l e , u n canale di Livorno, alcune delle sue sculture dopo essere state ripetutamente derise da colleghi artisti. Vera Durbé "sentiva" la loro presenza nel fiume, dicono i resoconti del tempo: e così com- inciò la più grande frode d'arte del XX secolo. Le ricerche cominciarono, creando un'ondata di curiosità tra le persone, la cui presenza lungo il fiume, in placida osservazione, divenne corollario al duro lavoro di tutti coloro che erano coin- volti. Tuttavia, dopo pochi giorni di scavo e dragaggio senza risul- t a t o , l ' i n t e r e s s e p u b b l i c o s i trasformò in derisione. Le cose presero una piega completamente diversa quando, il 24 luglio 1984, fu trovata la scultura di una testa. Un momen- to dopo una seconda testa fu sal- vata dalle acque fangose del Fosso Reale e infine, il 10 agos- to, ne fu ripescata una terza. I fratelli Durbé erano in estasi: la loro intuizione si era dimostrata giusta, il loro posto nella storia delle scoperte d'arte era assicura- to. Una pletora di noti critici d ' a r t e a v e v a n o r a p i d a m e n t e dichiarato che le tre teste scol- pite era autentiche, tra cui Giulio Carlo Argan, famoso intellet- tuale e storico d'arte, conosciuto anche per essere stato il primo s i n d a c o d i R o m a d o p o l a dichiarazione della Repubblica italiana. I fratelli Durbé furono esaltati dalla scoperta: Vera considerava la prima scultura "la più bella, caratterizzata dal più nobile dei nasi" e la seconda simile a "un dipinto". Dario definiva le tre opere di "incertezza toccante, inquisitoria". O r a t u t t a l a s t o r i a s t a p e r avere una svolta inaspettata: tre studenti universitari, uno dei quali parente del direttore della p o p o l a r e r i v i s t a i t a l i a n a Panorama, decisero di venire allo scoperto sulle sue pagine: q u e l l e s c u l t u r e n o n e r a n o d i Modigliani, le avevano fatte con u n t r a p a n o B l a c k & D e c k e r , sicuri che nessuno ci sarebbe cascato. Dopo aver capito che il loro lavoro stava provocando un trambusto nel mondo delle arti, avevano sentito la necessità di far sapere a tutti che, no, Modì non era l'autore di quelle teste. O almeno, di una di quelle. Quello che vedi non è quello che è: falsari e falsi italiani lungo i secoli Le sculture perdute di Modigliani Sì, leggete bene: il mistero diventava più fitto, perché gli studenti dichiararono che una sola delle tre sculture era la loro e non sapevano nulla delle altre due. Per un sacco di giorni, ci fu la speranza che almeno le altre potessero essere state l'opera originale di Modigliani, ma il 13 s e t t e m b r e i l g i o v a n e a r t i s t a livornese Angelo Foglia ammise d i e s s e r n e l ' a u t o r e . Apparentemente aveva deciso di abbandonarle nel Fosso Reale come atto di ribellione contro l'establishment delle belle arti. Quando i tre studenti finirono nel più popolare spettacolo dal vivo della domenica pomeriggio e r i p r o d u s s e r o u n a " t e s t a d i Modigliani" con il loro affid- abile Black & Decker, erano già diventati mascotte nazionali. Nel 2014, intervistato per commemorare il trentunesimo anniversario della falsificazione, Pietro Luridiana, uno dei tre scultori improvvisati, dichiarò a "Il Fatto Quotidiano" che, con- siderando la personalità di Modì e il suo rapporto con i critici d ' a r t e , d o v u n q u e e g l i f o s s e , a v r e b b e g o d u t o m o l t o d e l l o scherzo. Pier Francesco Ferrucci fu tra gli ideatori dello scherzo con le false sculture a Livorno LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA (Parte II)

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