L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-29-2017

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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 29 GIUGNO 2017 L a rivista Esquire lo ha inserito tra i "Best & Brightest", Forbes tra i "Names You Need to Know" e Wired nella lista delle "50 per- sone che cambieranno il mondo", Fast Company lo ha nominato tra i "50 designer più influenti in America" e Thames & Hudson tra i "60 innovators shaping our creative future". Parliamo di Carlo Ratti, classe 1971, nato a Torino, architetto e ingegnere, docente al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, dove dirige il Senseable City Lab, fondatore dello studio di design e innovazione Carlo Ratti Associati. Laureato al Politecnico di Torino e all'École Nationale des Ponts et Chaussées a Parigi, ha conseguito un Master in Philosophy e un PhD in Architettura all'Università di Cambridge, in Inghilterra. Da poco è stata resa nota la notizia che il team Carlo Ratti Associati, è coinvolto nel proget- to FICO (Fabbrica Italiana Contadina) per il marchio Eataly che ha messo a punto uno spe- ciale padiglione interattivo in vista dell'apertura del Fico Eataly World, un nuovo parco di 80mila metri quadrati dedicato ai temi dell'alimentazione e della produzione di cibo che aprirà i battenti il prossimo anno a Bologna. L'Italo-Americano ha intervis- tato l'architetto torinese e docente del MIT. Ci parli del progetto della Fabbrica Italiana Contadina di Bologna. Sarà anche attuabile anche negli spazi urbani di altri Stati, come le metropoli americane? Questo tipo di coltivazioni urbane potrà arrivare un giorno a soddisfare realmente il bisogno di cibo della società di oggi, ma è un modo intelligente per educare chi è nato e cresciuto in città al rispetto della campagna sfruttan- do le nuove tecnologie. Muoversi attraverso lo spazio del padiglione sarà come muoversi nel tempo: camminado al suo interno sarà possibile osservare i progressi della cresci- ta della pianta: all'ingresso ci saranno semi e germogli, per poi arrivare a piante pienamente sviluppate nell'arco di pochi metri. Nel progetto sottolineiamo tre concetti: passato, innovazione e produzione. Ci sarà un'area che indaga sui sistemi di coltivazione futura, un padiglione dell'agri- coltura collaborativa e un grande giardino idroponico circolare, dove i visitatori potranno scegliere e piantare i propri semi e vivere e studiare l'esperienza della crescita e lo sviluppo della pianta nel tempo, anche da casa, tramite una app. Ci può spiegare il concetto di Senseable city applicato alle metropoli americane? Il concetto di Senseable City è semplicemente la manifestazione di trend tecnologico più ampio: Internet sta entrando nello spazio nel quale viviamo e sta diventan- do Internet delle cose, abbrac- ciando qualsiasi aspetto della nostra esistenza, dalla gestione dei rifiuti alla mobilità, alla dis- tribuzione dell'acqua, alla piani- ficazione delle città al coinvolgi- mento dei cittadini. Nei nostri progetti cerchiamo di esplorare come l'internet delle cose stia dando vita ad un nuovo approc- cio per studiare l'ambiente costruito. Il nostro intervento cerca di permettere un nuovo rapporto tra persone, tecnologie e la città – sviluppando sia ricerca sia applicazioni, e facendo sì che i cittadini abbiano gli strumenti per fare delle scelte che risultino in uno stile di vita migliore per tutti. Questa attenzione al lato umano è sicuramente il denomi- natore comune della maggior parte dei nostri progetti - sia quelli portati avanti da Carlo Ratti Associati o al MIT Senseable City Lab. Detto ciò, cosa comporterà questo per le metropoli ameri- cane? Questo il mio auspicio: un miglioramento della qualità della vita e una gestione più efficiente della res publica. Tuttavia non ci sarà un futuro prevedibile né riducibile ad una singola risposta: sono convinto che l'approccio migliore per la gestione di una città sia quello partecipativo - questo significa che saranno i cit- tadini a inventare la città futura in cui vorranno vivere. Come vede, rispetto allo sviluppo tecnologico delle aree urbane un'operazione come la creazione della high line a NYC e della nuova low line, che riuti- lizza spazi abbandonati per installare spazi verdi, magari sfruttabili anche per la colti- vazione a km 0? Mi riferisco al progetto eHabitat con appli- cazione delle nuove tecnologie anche al mondo del cibo e della sostenibilità. Mi interessa molto la tematica del rapporto tra città e natura, e credo che grazie ad alcune nuove tecnologie di coltivazione - dal- l'idroponica al vertical farming - sia possibile mettere a punto sperimentazioni molto interessan- ti. Al di là del caso di New York, Singapore sta studiando fattorie verticali con cui coprire le fac- ciate dei propri grattacieli, e in molte metropoli si trovano esem- pi abbondanti di orti sui tetti delle case o negli angoli prima inutiliz- zati delle strade. Potrà l'agricoltura urbana da sola soddisfare la domanda ali- mentare di milioni di cittadini? Probabilmente no, anche solo per ragioni spaziali ed energetiche (la quantità di luce solare che colpisce un'area urbana è di soli- to inferiore a quella necessaria per un campo). Tuttavia potrà giocare un ruolo chiave nel- l'aiutarci a rafforzare il nostro legame con la natura - e con la sorpresa della vita che si rinnova seguendo le stagioni. La speranza è che le nuove tecnologie possano domani per- mettere un'inedita integrazione tra natura e cultura. Mi hanno sempre affascinato le parole di Elysée Reclus, il geografo anar- chico francese che alla fine dell'Ottocento scriveva: "L'uomo dovrebbe avere il doppio vantaggio di un accesso ai piaceri della città […], alle opportunità che offre allo studio e alla pratica dell'arte, e, allo stesso tempo, dovrebbe poter godere la libertà che si trova nella libertà della natura, e che si spiega nel campo del suo vasto orizzonte." Gli Stati Uniti, a suo avviso, sono ricettivi a questo tipo di iniezioni innovative? Gli Stati Uniti sono un univer- so - non sono sicuro, ad esempio, che le politiche ambientali e quindi anche urbane del presi- dente Trump siano particolar- mente aperte. Al tempo stesso mi conforta quello che vedo ogni giorno a Cambridge, Massachusetts, città capace di sperimentare al confine tra sostenibilità umana e urbana come poche altre al mondo. Tecnologie e innovazione per guardare al futuro delle città "sensibili" Carlo Ratti, nato a Torino, architetto e ingegnere, docente al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston Currie Floating park , Una 'piazza galleggiante' al centro di una laguna, che offre ai suoi visitatori ristoranti, una piscina, un auditorium, negozi SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Carlo Ratti e' guida creativa per la realizzazione dell'Area del Futuro di FICO

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