L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-29-2017

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www.italoamericano.org 15 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 29 GIUGNO 2017 L a folla sparsa si sedeva e alzava in piedi quando i purosangue sfilavano attor- no al recinto. Diversamente dalle folle di spettatori che attendono una corsa di primo piano come il Derby del Kentucky o il Travers Stakes a Saratoga Springs, NY, gli spettatori oggi sono molto più calmi. Non ci sono troupe televi- sive né fiumi di fotografi che coprono un grande evento. La scena comune riflette più che altro le piste americane con l'ec- cezione del recinto, tipico della pista di Gulfstream di Hallandale Beach, Florida. Il recinto è dove l'aspetto fisi- co di un purosangue è messo in mostra di fronte agli appassionati di cavalli. In questo giorno, c'è una manciata di giocatori d'az- zardo sparsi tra i botteghini delle scommesse e, come sempre, loro sperano di puntare molto con una exacta, o una tripletta o di correre un rischio enorme scommettendo su un cavallo per vincere sul tabellone. Nel recinto poco prima della corsa imminente, istruttori equini ed i loro assistenti gironzolano per discutere della competizione e della strategia col loro fantino. Ogni cavallo coinvolto nella gara esce da una piccola stalla e gira attorno al recinto ovale prima che ogni fantino monti il suo cavallo e si posizioni al cancello d'inizio. Prima di ogni corsa l'atto è ripe- tuto più volte sul circuito di Gulfstream. Nell'area di parata un istruttore accarezza la spalla di un fantino in divisa blu che porta il numero cinque, e gli dà segnali con una botta. Quando il cavaliere monta sul suo purosangue, il fantino gli ricambia lo sguardo e risponde al gesto dell'istruttore con un cenno. Il cavallo trotta verso il cancello principale per la corsa che sta per cominciare. Ci sono nove cavalli che corrono nella quarta corsa; nessuno sembra essere scalfito dalla competizione. Uno dei cavalli che corre nella quarta corsa è il numero cinque, Grand Edge, condotto dal fantino italia- no Luca Panici. Luca viene da una dinastia di fantini a cavallo. Suo padre Vittorio Panici era molto famoso in Italia durante gli anni Settanta e Ottanta, così come i suoi zii e suo fratello Marco. Improvvisamente i cancelli si spalancano mentre una campana suona a distanza, e si sente l'an- nunciatore dire il consueto "E partono". Una fila di purosangue grigi, neri, rossastri e bruni galoppano fuori dalla barriera mobile per guadagnare la testa della corsa o una posizione. Questi animali simboleggiano la bellezza, la velocità e la capacità di resistenza e sono cavalcati da un fantino estremamente specia- lizzato. Grand Edge avanza di circa due-lunghezze nel primo quarto di miglio. Tutti i cavalli sono in un unisono perfetto e si possono vedere da lontano nell'area della tribuna coperta della pista. La squadra di puledri raggiun- ge il mezzo-miglio, ma ora, dalla distanza, è difficile seguirli poi- chè i purosangue sono raggrup- pati insieme come un casco di banane. Si stanno avvicinandosi al furlong finale e tutti combatto- no per vincere. Alla fine, Grand Edge avanza ma, come sempre, la competizione è intensa e la tensione si fa sentire. "Dai, dai" grida uno spettatore. In un batter d'occhio alcuni purosangue accelerano e galop- pano in avanti, superando il cavallo numero cinque. La squa- dra si avvicina al furlong finale; Grand Edge va a tutto trotto ma non riesce a recuperare la sua andatura iniziale e finisce al quarto posto. Alcuni si lamenta- no abbattuti ma rapidamente recuperano e studiano la prossi- ma corsa mentre alcuni presenta- no il loro biglietto per raccoglie- re le vincite. Per Luca non c'è tempo di contemplare quello che accadde perché nel giro di trenta-quaranta minuti dovrà indossare un'altra uniforme e cavalcare un cavallo diverso. Lui, come molti fantini, ripeterà quest'azione per almeno sei volte al giorno, in una media di cinque giorni a settimana, a meno che il suo agente impegni Luca in un altro posto. Questa è la vita di un fantino. Per Luca, sin da quando può ricordare, ha sempre voluto esse- re un fantino professionale. A quarantatré anni, parla ancora del brivido della corsa. "Vivo per l'a- drenalina" dice eccitato. "Quando cavalco c'è un legame che sento con l'animale, ed è la parte più bella del cavalcare." Luca è nato a Milano e da picco- lo, con l'appoggio e l'influenza di suo padre, si è innamorato dei cavalli. Dopo avere cavalcato professionalmente per diciassette anni in Italia, Luca ha deciso che il sistema delle corse stava peg- giorando nel suo Paese. In Italia, c'è stato un netto declino nelle corse dei cavalli quando il governo ha messo in atto un drastico taglio al bilancio riservato allo sport. Infatti nel decennio passato, hanno chiuso quaranta circuiti. La mancanza di sostegno finanziario ha indotto Luca a scegliere un percorso diverso per la sua carriera. Conseguentemente, nel 2006 ha ottenuto un visto di lavoro ed è arrivato in Florida durante i mesi invernali. Ha viaggiato avanti e indietro per alcuni anni prima di decidere di restare permanente- mente nel 2010. "E' stata una decisione difficile da prendere ma mio padre e la mia famiglia mi hanno molto sostenuto e sono stati orgogliosi quando ho deciso di competere in America" ha detto dopo una giornata piena di corse. E' stato un cambiamento per Luca doversi adattare a uno stile di equitazione diverso. "In America" lui dice, "c'è più un'en- fasi sulla velocità che in Europa dove prevale la tecnica e le distanze sono più corte che in Italia." Ha anche spiegato che ci sono più circuiti con sabbia che in tappeto erboso ma in Italia questo è comparabile." Luca si è fatto un nome nel mondo delle corse equine e, al momento è classificato ottantesimo su 1100 circa, numero che include fantini da Stati Uniti, Canada e Portorico. Secondo Equibase, in cinque mesi quest'anno, Luca ha corso quasi trecentonovanta corse, guadagnando quasi nove- centomila dollari. Una delle sue corse più memorabili è stata nel 2012 ad Azalea Stakes. "Cavalcavo un cavallo molto speciale, Another Romance, e ho vinto due corse (3° grado). Ho montato molti cavalli speciali ma quello è stato il migliore per me." Luca risiede a Hollywood, Florida, con sua moglie, una modella italiana, ed il loro cane Gianna. Lui comincia il suo gior- no tipico svegliandosi presto, più o meno alle cinque-sei di mattina. Una volta fatta una sana colazio- ne, va ai circuiti e comincia il suo giorno di lavoro. A seconda del programma, Luca è impegnato con l'allenamento di prima matti- na dei cavalli, prima che il sole caldo della Florida copra la pista. Poi si prepara per le corse pro- grammate per un particolare gior- no ed entro l'una del pomeriggio le corse cominciano. Il fantino alto 5 piedi e 4 polli- ci di solito è libero due volte a settimana, se non deve viaggiare verso altri circuiti di corsa. "Quando sono libero, è un piace- re stare a casa e allenarmi nella mia palestra casalinga o andare a Miami." Per Luca, diversamente da altri luoghi negli Stati Uniti, Miami così come la Florida, "hanno un sapore molto latino ed il caldo clima e le aree di spiag- gia mi ricordano l'Italia." Luca è molto attivo nel suo tempo libero perché come molti italiani, va in bici e gioca a cal- Un giorno con il fantino Luca Panici cio. "Attualmente non ho l'op- portunità di giocare molto a cal- cio ma guardo molte partite." Un'altra parte della sua cultura che segue rigorosamente, ed è soprattutto a causa della sua car- riera, è la dieta. Il fantino veterano di 112 lib- bre dice, "La mia dieta è molto mediterranea. Mangio molto sano seguendo la grande cucina italiana. Soprattutto, cerco di mangiare carboidrati ed evitare il cibo fritto, non fumo nè bevo alcol." L'essersi trasferito in America è stata una buona deci- sione per Luca. Il passaggio verso un'altra cultura è stato faci- le. "Mi piace l'America perché c'è opportunità" dice passando dal suo italiano madrelingua (parla bene anche lo spagnolo) al suo inglese maccheronico e meno sicuro e continua il suo pensiero dicendo, "Se sei al posto giusto, nel momento giusto qualsiasi cosa è possibile." Nel giorno in cui ci siamo incontrati, ha vinto la nona corsa con un cavallo chiamato Amberjack. Ha posato nel cer- chio vincente col cavallo vitto- rioso per un fotografo. Come per molte vittorie in un giorno nor- male sulla pista, c'era poco cla- more o attenzione rispetto a quel- le con i biglietti vincenti. Una volta che ha lasciato il cerchio vincente ed è immediatamente andato a pesarsi, come il regola- mento di corsa richiede ai fanti- ni dopo avere vinto una corsa, lui si è girato e ha fatto cenni col capo alla folla modesta. Per Luca, era solo un altro giorno in pista e in cui non avrebbe voluto essere in nessun altro posto. Luca Pancini poco prima della corsa imminente, discute con gli istruttori equini ed i loro assistenti della competizione e della strategia SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO

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