L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-21-2017

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GIOVEDÌ 21 SETTEMBRE 2017 www.italoamericano.org 41 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Il popolo dalle 'lunghe barbe' che cambiò la storia della penisola in 2 secoli: chi furono i Longobardi Anello-sigillo aureo di Faolfo (Museo Nazionale del Bargello, Firenze) tra le 300 opere in mostra a Pavia avvelenato come il padre Clefi), supportarono il monastero più antico del Nord Italia: quello di Bobbio, fondato nel 614 dal cele- bre missionario irlandese san Colombano, cui concessero beni terrieri, scriptoria e biblioteche. Difatti, i primi amanuensi furono gli irlandesi e non certo i bene- dettini, stanziati nel Centro-Sud: all'inizio, col motto "hora et labora" i seguaci di San Benedetto, a differenza dei colombaniani, non avevano anco- ra contemplato lo studio e la tra- scrizione dei manoscritti antichi. Teodolinda e Agilulfo furono sepolti nella stessa tomba, ritro- vata sotto il duomo di Monza. PAVIA CAPITALE La ripresa economica rico- minciò tra il VII e VIII secolo. Sotto il re ariano Rotari (636-52), già duca di Brescia, nuove con- quiste militari ampliarono i con- fini del regno, inglobando pro- vince bizantine, ormai isolate, della Liguria: i "romani d'Oriente," avevano iniziato ad allentare la presa sull'Italia a causa di problematiche interne e scontri con la potenza musulma- na emergente. Proprio in quest'epoca sboc- ciò la fase gloriosa della storia architettonica di Pavia longobar- da e la devozione dei suoi re. Da Rotari in poi i "maestri comaci- ni", abili artigiani itineranti, divennero sempre più dipendenti dalle committenze reali. Pavia era suddivisa in quartie- ri diversi, a seconda dei gruppi etnici: nella città vecchia viveva- no i vecchi abitanti celto-romani, detti "romanici"; nei quartieri orientali intorno al palazzo reale, detti "Faramannìa" si stanziò il ceto longobardo dominante . Lo sviluppo di Ticinum - Papia nei due secoli del dominio longobardo può essere seguito attraverso testimonianze e i resti delle sue fondazioni religiose: San Michele, allora cappella palatina destinata alle incorona- zioni; Sant'Eusebio, duomo aria- no voluto da Rotari (640); San Salvatore, fondata da re Ariperto fuori le mura (653-61); il cimite- ro longobardo, a nord, presso la distrutta S. Maria in Pertica fon- data da Rodelinda (680). San Giovanni Domnarum, tuttora esi- stente, fu fondata a tutela di vedove e vergini; il monastero di Santa Maria Teodote, sotto le fondamenta del seminario Vescovile, eretta da re Cuniperto (688-700); San Pietro in Ciel d'Oro, restaurata da Liutprando tra 712 e 14, da sempre vicina al castello: senza scordarci di San Marino, voluta da Astolfo nel periodo 749-756 e di San Felice, prediletta dalla regina Ansa moglie di Desiderio, ultimo re dei longobardi. Gli edifici roma- ni, ormai privi di utilità, furono distrutti, i loro materiali riutiliz- zati per erigere i suddetti cantieri: edifici che mostrano sia l'in- fluenza dell'edilizia cattolica tardo romana, sulla scia di una ripresa economica, prodotta anche dalla cessazione delle osti- lità con Bisanzio. Il celebre editto di Rotari, redatto in latino nel 643 d. C, pose le basi scritte per rinnovare la stabilità e la sicurezza nel regno fissando diritti, divieti e pene per i trasgressori. In cima alla gerarchia stavano il re e la sua corte, situata a Pavia. Nel frattempo, i ducati longobardi del centro-sud (Spoleto e Benevento) andavano ritagliandosi una pro- pria autonomia territoriale, che estesero a spese delle colonie marittime bizantine. LA CONVERSIONE Il regno longobardo si con- vertì al cristianesimo solo grazie al "pavese" Liutprando, re illu- minato (712-44 d. C). I matrimo- ni misti con i nativi, prima vieta- ti, divennero all'ordine del gior- no, e si inaugurò un epoca di relativa pace. Il nuovo sovrano, peraltro, muovendo contro l'esar- cato bizantino di Ravenna e distruggendone il porto di Classe nel 720, non rinunciò mai alla politica espansionistica: tanto che il suo ambizioso successore Astolfo, che puntava alla conqui- sta di tutta l'Italia, nel 752 espu- gnò Ravenna con l'intenzione di farne la nuova capitale longobar- da. Forse per questo, nonostante le aperture verso Roma, (rappre- sentate dalla celebre Donazione di Sutri e da quella delle Alpi Cozie) Liutprando rimase temu- to, al punto da considerarsi alla stregua di un nemico mortale. L'isolamento dell'Esarcato e l'allontanamento religioso da Bisanzio, costrinsero Roma a chiedere aiuto altrove: ai Franchi. Su richiesta di papa Stefano II i carolingi di Pipino il Breve sconfissero Astolfo in val di Susa. Così giunse il turno dell'ulti- mo re, già dux di Tuscia, immor- talato da Alessandro Manzoni col figlio Adelchi: il lungimiran- te Desiderio, in cerca di alleanze, dopo aver stipulato contratti con i duchi del sud, diede in sposa perfino sua figlia Ermengarda al nemico Carlo Magno. Presto il re Franco, che ambi- va a un programma di più ampio respiro, l'avrebbe ripudiata. Potendo disporre della cavalleria più forte dell'epoca, Carlo assalì i longobardi ed espugnò le loro fortezze. Desiderio si arrese e fu esiliato. Dopo due secoli, la forte Pavia fu nuovamente espugnata. Longobardi nel tempo seppero sviluppare decorazioni a rilievo, su pietra e stucco: intrecci e grap- poli d'uva, foglie e fiori, con la presenza di simboli oramai cri- stiani come colombe, pavoni, cervi e agnelli e occasionalmente creature richiamate dal folklore nordico come mostri e altri ani- mali fantastici, che porteranno alla nascita della grande scultura romanica. Anche le tipiche cro- cette in lamina d'oro, da appunta- re su mantelli e sudari, si datano agli inizi della cristianizzazione. Sotto Alboino la prima capita- le fu Verona (560), seguita da Milano, (590) antica sede romana imperiale con Agilulfo. Suapavialongobarda moglie, la celebre Teodolinda, stabilì la sua residenza privilegiata a Monza: Pavia divenne definitivamente capitale e sede delle incoronazio- ni dal 620 d. C., fino alla fine della dominazione. Nel 590 d. C Papa Gregorio Magno, instancabilmente impe- gnato a cercare la pace con "gli odiatissimi longobardi" prese contatti con Teodolinda. Per quanto la sovrana si sforzasse di alimentare l'influenza cattolica a corte per via della pressione di papa Gregorio (che le inviava a corte lettere e preziosi regali) il mito della sovrana "cristianizza- trice" è da sfatare: il lento sforzo di convertire i longobardi si riflesse al massimo con l'identifi- cazione di Odino nella figura del- l'arcangelo Michele, particolar- mente venerato in quanto guer- riero. Ecco perché i longobardi rimasero quasi del tutto pagani e ariani per un altro secolo. Eppure, Teodolinda e re Agilulfo, suo sposo in seconde nozze (il suo primo marito era stato l'intraprendente Autari, Coppia di orecchini a cestello in oro (Pavia, Musei Civici) tra i capolavori dell'oreficeria alto-medievale Continua da pagina 40 HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA

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