L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-5-2017

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GIOVEDÌ 5 OTTOBRE 2017 www.italoamericano.org 45 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | In Abruzzo sulla Via degli Altipiani, dove si faceva testamento prima di mettersi in viaggio La "presentosa" era il gioiello che per tradizione il fidanzato regalava alla promessa sposa a Pescocostanzo porta velocemente a Castel di Sangro e Roccaraso. Roccaraso, un'elegante loca- lità di villeggiatura a 1236 metri, è famosa per i suoi impianti scii- s tici ed è attorniata da fitti boschi. E' di nuova costruzione, essendo stata rasa al suolo duran- te l'ultima guerra. Ha begli alberghi, bar, giardini, boutiques. Chi ama lo sport può praticare il bouling, il tennis e c'è anche un palazzo del ghiaccio. Passando per Rivisondoli, nota per un famos o pres epe vivente, dove il 6 gennaio ogni anno giungono i pastori dei din- torni per rendere omaggio a G es ù Bambino, s i giunge a Pescocostanzo detta l'Atene d'Abruzzo. E' difficile trovare un centro montano a 1400 metri di altezza con altrettanti motivi di interesse storico, artistico, cul- turale. Per una serie di felici cir- costanze, prima fra tutte un'eco- nomia ricca dovuta alle vaste es tens ioni dei fertili pas coli dell'altopiano, si formò nel pas- sato una classe sociale ricca e di buona cultura, che guidò la comunità vers o un grado di benessere sconosciuto ad altre comunità montane. Fu comunque il terremoto del 1456 a dare una svolta decisiva alla sua storia. Il nuovo assetto urbanistico, portato avanti da maestranze lombarde della s cuola di Michelangelo, fu tracciato sul ripiano circostante al Pesco, l'an- tica roccaforte di cui sopravvivo- no soltanto i resti del castello e la chiesetta di Sant'Antonio Abate. Il monumento più importante di Pescocostanzo è la Basilica di Santa Maria del Colle, dove per i battesimi si pratica ancora il rito ambrosiano. Si raggiunge salen- do un'ampia scalinata barocca, L a rinascita dell'Italia cen- trale, dopo gli sconvolgi- menti tellurici degli ultimi tempi, passa anche per un turi- smo solidale, il che significa tor- nare nei luoghi ancora feriti con uno spirito teso a cogliere l'in- contestata bellezza. Perché non programmare un viaggio in Abruzzo, terra ricca di storia, di maestose montagne, di paesaggi grandiosi? Eccoci sull'autostrada per Napoli, che percorreremo fino all'uscita di San Vittore, proprio sotto Cassino. Da qui ci immet- tiamo sulla Casilina e poi sulla statale 6 per Venafro. Fondata secondo il mito dall'eroe greco Diomede, Venafro si adagia ai piedi del monte Santa Croce. In basso la montagna è ricoperta da un fitto manto di olivi, della stes- sa qualità che nel passato dava l'olio liciniano. Mescolato ad essenze odorose serviva per i massaggi agli atleti. Il centro storico è una suite di palazzi signorili di un certo inte- resse. A palazzo Cimorelli dormì Emanuele II la notte precedente l'incontro con G ius eppe Garibaldi a Teano. Dell'antica Venafrum rimangono resti del Teatro romano, dell'acquedotto, la via delle mura ciclopiche. L'antica Cattedrale, una sugge- stiva isola di pace, ha l'interno decorato da affreschi del '400. Costruita in stile romanico con influssi goticheggianti, isolata ai piedi della montagna nuda su cui spiccano solitari i ruderi del Castello, produce ancora una grande impressione. D o po il ponte S biego s ul fiume Volturno una superstrada FRANCESCA GRAZIANO l'interno è a cinque navate inte- ramente coperte da soffitti a cas- settone. In fondo alla navata intermedia, in mezzo a Santa Margherita e Santa Apollonia, la statua in legno policromo della Madonna del Colle, della fine del '1000, pregevole Madonna in trono di possenti linee primitive col Bambino dal volto grave ed adulto. Nella navatella di sinistra il Cappellone del Sacramento è chiuso da un'incantevole infer- riata barocca con putti, figure, girali fioriti, opera di due artisti locali, Sante e Ilario di Rocco. Ma tutto l'insieme è di singolare ricchezza: due acquasantiere sei- centesche sono sorrette da un'a- quila di bronzo e il Battistero è chiuso da un elegante cancello in ferro battuto. Fuori, ai lati del corso princi- pale, sfilano palazzetti rinasci- mentali e barocchi: il Palazzo del Comune con torre dell'oro- logio e la scritta "Universitas sui domina" ("Comunità padrona di sé"), il motto che fregia il suo stemma. Palazzo Grilli è inconfondibi- le per i quattro gaifi, torrette can- tonali di difesa, palazzo Mansi ha un bel portale decorato. Su piazza Umberto I si affaccia anche il seicentesco ex monaste- ro di Santa Scolastica destinato un tempo alle monache di clau- sura: è molto pittoresco con le sue nicchie decorate al posto delle finestre. Si alternano agli edifici nobiliari le cas e dai vignali fioriti di gerani. Tra il '400 e il '500 si stabili- rono a Pescocostanzo i maestri lombardi: lavoravano la pietra, il marmo, il ferro battuto, le donne si dedicavano al merletto a tom- bolo. Questa tradizione artigiana- le continua ancora oggi, anche se molto ridotta (gli abitanti d'in- verno diventano appena 700), si lavora la filigrana in oro, s i fanno i tappeti e le trine. Nei negozi degli orefici si possono ammirare gioielli particolari legati a una cultura antica: la pre- sentosa, spilla che in passato veniva regalata dal fidanzato alla promessa sposa e la cannatora, una collana finemente lavorata, dono della suocera alla nuora nel giorno del matrimonio. Da Pescocostanzo si può rag- giungere in pochi minuti il vasto altopiano carsico, dove cavalli pascolano in libertà e greggi di pecore brune vengono sorveglia- te dai pastori abruzzesi, grossi cani dal manto candido. Oppure si può attraversare l'altopiano delle Cinque Miglia, l'antica via Minuccia di oraziana memoria, tradizionale via degli Abruzzi e itinerario obbligato tra la Padania e il Meridione. Da qui passarono Annibale, Giovanni Boccaccio, i sovrani angioini e aragonesi. L'altopiano era tristemente famoso nel passato per le aggres- sioni dei banditi, così che era costume fare testamento prima di mettersi in viaggio per attraver- sarlo. Adesso è una comoda, tranquilla via turistica, che corre in mezzo ai campi coltivati a erba e grano. E se si vuole inve- ce indulgere alle suggestioni del primo D'Annunzio, quello veri- sta dalle agresti e brucianti pas- sioni sotto il cielo d'Abruzzo, allora è d'obbligo visitare nel- l'alta valle dell'Aventino la grot- ta del Cavallone, detta anche della figlia di Jorio da quando Francesco Paolo Michetti la raf- figurò nel secondo atto dell'omo- nima tragedia del Vate. Vi trove- rete la sala di Aligi, il ricovero di M ila, l'eremo di Cos ma, il laghetto di Splendore. Il tombolo di Pescocostanzo è un'antica e laboriosa tradizione artigiana a cui si dedicavano le donne GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO

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