L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-25-2018

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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 25 GENNAIO 2018 O gni viaggio nel Sud Italia non è mai completo senza pas- sare attraverso dozzine di negozi di ceramica dalla costiera amalfi- tana alla Puglia e attraverso le isole. C'è un'abbondanza di labo- ratori di artisti della maiolica, ognuno con le proprie deco- razioni e interpretazioni di questa antica arte. I turisti potrebbero essere perdonati dal sentirsi total- mente sopraffatti da un'overdose di ceramica. Ma le storie dietro a queste singole opere sono affasci- nanti come l'Italia stessa. Majolica, o maiolica, deriva dalla parola medievale italiana usata per l'isola spagnola di Maiorca. Gli italiani credevano erroneamente che lo stile venisse dalla Spagna, mentre la tecnica ebbe origine in Medio Oriente nel IX secolo. In realtà i vasai moreschi portarono la loro arte in Sicilia e lo stile si diffuse grad- ualmente verso la terraferma da Caltagirone e Santo Stefano di Camastra. La finitura raffinata di questa ceramica smaltata di bianco è dovuta alla presenza di ossido di stagno, una polverosa cenere bianca. Lo stagno era una rara sostanza importata, che rendeva la maiolica un bene molto più costoso della ceramica ordinaria e quindi un oggetto di lusso ricer- cato. Nella Firenze rinascimentale, Luca della Robbia portò la tecni- ca della terracotta smaltata a un nuovo livello creando un labora- torio di famiglia che produceva centinaia di sculture, rilievi e ornamenti di chiese con una tec- nica che si dimostrò molto più resistente agli elementi e perfetta per le decorazioni esterne. Molte opere della Robbia sono ancora visibili in tutta la città, mantenen- do la loro originale vitalità fino ad oggi. Questa ceramica smaltata in stagno è decorata con colori vivaci su uno sfondo bianco e spesso rappresenta scene storiche e mitologiche, conosciute come opere di istoriato. Abbastanza spesso le storie dietro ogni pezzo sono stravaganti come le ceramiche stesse. Uno degli esempi più caratter- istici della ceramica italiana, quello che stimola il maggior interesse da parte dei visitatori, è quello dei disegni delle teste moresche. Questi consistono in coppie di vasi, tazze o giare che raffigurano una donna dalla pelle chiara e un uomo con tratti distin- tamente nordafricani. La maggior parte degli stranieri è perplessa da questa coppia stravagante, che è spesso l'orgoglio di balconi e giardini deliziosamente curati. Dietro questo duo c'è un intri- gante mix di mitologia e storia. La loro è una storia d'amore con un miscuglio sorprendentemente macabro di violenza e follia. Questa coppia ci riporta alla fine del periodo arabo della storia siciliana, la loro storia è stata ripetuta molte volte, ma i person- aggi al centro rimangono sempre gli stessi. L'originale racconto popolare viene da Palermo e racconta di un mercante saraceno che si innamo- ra di una bella ragazza del posto. Insieme iniziano un'appassionata storia d'amore, finché la ragazza scopre che il suo amante ha una moglie e dei figli che lo aspettano nella sua terra natale. In un impeto di rabbia, lei lo uccide nel sonno, tagliandogli la testa. La ragazza usa la testa come un vaso per far crescere una bella pianta di basilico. Altri, vedendo la sua fiorente pianta, forgiano vasi col- orati di argilla nel tentativo di ricreare la generosa fertilità. Una versione più romantica del racconto ci viene da Messina. Ogni estate, come parte dell'elab- orata processione di metà agosto che celebra la patrona di Messina, la Vergine Maria, sono presenti anche i fondatori pagani della città. Le gigantesche statue in car- tapesta alte otto metri di Mata e Grifone a cavallo risalgono al 1723 e inscenano l'arrivo a Messina del re normanno Rug- gero, il primo della Sicilia, dopo che l'isola fu liberata dalla domi- nazione araba nel 1071. Il noto racconto popolare che si racconta a Messina su Mata e Grifone è una storia d'amore, dal sapore fedelmente cattolico. Mata era la bella figlia di un nobile messinese e catturò l'attenzione di Grifone, generale dell'esercito invasore moresco che aveva appena conquistato la città. Promettendo il suo amore immor- tale per Mata, chiese la sua mano in matrimonio, che fu concessa con l'intesa che Grifone si sarebbe convertito al cattolicesi- mo, cosa che fece e i due diven- tarono potenti dominatori di Messina. Probabilmente, la versione più famosa della storia delle teste rac- capriccianti è quella raccontata da Boccaccio nei racconti rinasci- mentali del suo Decameron. Boccaccio ambienta la storia direttamente a Messina, la protag- onista principale è Lisabetta o Isabella, una nobile ragazza orfana che è gelosamente custodi- ta dai suoi tre fratelli. Isabella si innamora onesta- mente e spontaneamente di Lorenzo, un ragazzo del posto con mezzi modesti. Il loro rappor- to va avanti in segreto fino a quando i tre fratelli scoprono che Lisabetta parte per incontrare il suo amante e decidono di porre fine al rapporto per evitare ogni possibile scandalo. I fratelli con- ducono Lorenzo fuori dalla città e lo uccidono, nascondendo il suo corpo in una fossa poco profonda e dicendo alla sorella che Loren- zo era partito per lavoro. Ma poichè Lorenzo mancava da troppo tempo, Lisabetta si sente disperatamente preoccupa- ta. Una notte Lorenzo appare a Lisabetta in sogno dicendole che è stato ucciso dai suoi fratelli e le descrive il luogo in cui è stato sepolto il suo corpo. Determinata a trovare Loren- zo, ottiene il permesso dai suoi fratelli di andare in campagna con una domestica. Trova il corpo di Lorenzo, incapace di dare al suo amante la sepoltura che meritava e folle di dolore, taglia la testa a Lorenzo. A casa, nasconde la testa in un vaso e pianta del basilico. La pianta sboccia, annaffiata dalle lacrime di Lisabetta. Il comportamento di Isabella allarma i vicini e i suoi fratelli scopriranno presto la testa di Lorenzo. Si disfano delle prove, lasciano Messina e fug- gono a Napoli, abbandonando una sconvolta Isabella, che alla fine muore di crepacuore. Nel 1849 la triste storia di Isabella fu ripresa dall'artista John Everett Millais, che creò il primo dipinto nel romantico stile Pre Raffaelita. Lorenzo e Isabella sono riempiti di messaggi nascosti e sottili simboli fallici che hanno incuriosito gli amanti dell'arte per generazioni. Un altro eminente artista romantico Edward Coley Burne Jones dipinse il suo ritratto di Isabella e la ciotola di Basilico nel 1867. Questo dipinto è un'- opera d'arte emotiva raffigurante il momento in cui la ragazza piange sulla sua pianta di basilico verso la fine della storia. Questo capolavoro attinge alla mitologia antica, richiamando elementi del folklore classico. Gli antichi Greci e Romani ritenevano che il basilico fosse associato all'odio e, secondo la credenza popolare, la pianta doveva essere seminata bestem- miando e inveendo. Gli antichi Egizi usavano l'erba nel processo di imbalsamazione, rendendolo anche un simbolo del lutto. Il poeta romantico John Keats ha usato la stessa storia come ispirazione per la sua poesia Isabella, o vaso di Basilico. Nelle mani dell'idealista Keats la storia divenne una storia d'amore cor- rotta dall'orgoglio e dall'avidità dei fratelli di Isabella. Questa versione è ambientata a Firenze ed è piena di immagini profonda- mente violente. Keats cita anche l'antico mito greco di Perseo nel suo tentativo di uccidere Medusa il mostro con la testa del serpente gorgone, che è al centro dell'anti- ca Trinacria, un simbolo ancora oggi usato per rappresentare la Sicilia. Le maioliche sono sopravvis- sute per secoli e le storie che ancora ci raccontano rimangono vitali, uniche e animate come le stesse decorazioni dipinte a mano in stile barocco. La verità dietro alle teste moresche in ceramica I vasai moreschi portarono la loro arte in Sicilia e lo stile si diffuse gradualmente verso la terraferma da Caltagirone e Santo Stefano di Camastra LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA

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