L'Italo-Americano

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GIOVEDÌ 15 NOVEMBRE 2012 L'Italo-Americano PAGINA 9 Pulpito monumentale Volume e linearità di Guglielmo, maestro scultore attivo nella seconda metà del secolo XII. Tra il 1159 e il 1162 scolpì i rilievi del monumentale pulpito del Duomo di Pisa, che però furono trasportati nel 1312 nella Cattedrale di Cagliari, do- po che Giovanni Pisano ebbe ultimato il nuovo pulpito per il Duomo pisano. L'opera venne smembrata e poi rimontata nella chiesa sarda del XIII secolo, in stile romanico, dove il pulpito trovò posto nella navata centra- le, all'altezza della terza colonna a destra. Ha una cassa rettango- lare poggiata su 4 colonne porta- te da leoni, da cui sporgevano due gruppi figurati con funzione di leggii: in uno san Paolo è affiancato da due apostoli, nel- l'altro il tetramorfo accompagna un angelo con il rotolo in mano. Nel parapetto è raffigurata la vita di Cristo, dall'Annuncia- zione all'Ascensione. Pulpito di Cagliari. Poco si sa Monumento al vescovo Orso. Grande fu l'influenza di Tino Caimano sulla scultura del Trecento in Toscana e nel Mez- zogiorno. Avviato all'arte dal padre, fece parte della bottega di Giovanni Pisano. A Siena fu ca- pomastro del Duomo fino al 1320 e lavorò al monumento fu- nebre del cardinal Petroni poi si stabilì a Firenze dove il monu- mento al vescovo Orso in Du- omo (1321, parzialmente ricom- posto) reca, con la sua firma, un omaggio al padre. Nella riaffer- mazione dei valori volumetrici, nei bassorilievi animati da sottili accenti pittorici, nella funzione di sintesi della linea, la scultura di Tino di Camaino si pose in antitesi col plasticismo scarnito e convulso di Giovanni Pisano. A lui si deve la definitiva e più ricca elaborazione dello schema di monumento funerario gotico. Venezia sullo sfondo Pala marmorea ta nel canale di San Lorenzo. Tempera su tela di Gentile Bel- lini, databile 1500, è conservata nelle Gallerie dell'Accademia a Venezia. L'opera era destinata alla Scuola Grande di San Gio- vanni Evangelista, una delle più ricche di Venezia. Il tema è quel- lo dei miracoli di un frammento della Vera Croce, che era stato regalato alla confraternita nel 1369 da Philip de Mezières, can- celliere dei regni di Cipro e di Gerusalemme, diventando subito simbolo della Scuola e oggetto di straordinaria venerazione. La tela è ambientata durante l'annuale processione dalla Scuola alla chiesa di San Lorenzo: la reli- quia cadde nelle acque del canale per l'irruenza della folla. La reli- quia però galleggiò miracolosa- mente, eludendo i tentativi di prenderla di tutti tranne quelli del Gran Guardiano della Scuola. Il Miracolo della Croce cadu- Alessandro Algardi, conosciuto anche come il rivale di Bernini, raggiunse il suo apice nel 1650 quando, in occasione dell'Anno Santo, venne esposto in San Pietro il modello in gesso a grandezza naturale della colos- sale pala marmorea con la Fuga di Attila che, ordinatagli nel 1645, fu da lui terminata nel 1653. Enfatica e fredda al tempo stesso, sembra la traduzione pla- stica di una tela carraccesca anche per la macchinosa suddi- visione in due parti, quella bassa con le due figure affrontate di Leone Magno e del piroettante Attila e quella superiore con San Pietro e San Paolo che si preci- pitano "in picchiata". Bellissima e quasi ansiosa la figura del per- sonaggio accoccolato dietro al papa che con plastica potenza e ricchezza di piani erompe fuori della cornice del quadro. Fuga di Attila. La fortuna di Nudi provocatori zato da Amedeo Modigliani. È conservato nella Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino. È uno dei numerosi nudi che hanno carratterizzato la pro- duzione di Modigliani. L'opera è del 1917, l'anno in cui si tenne la prima personale di Modigliani a Parigi, chiusa immediatamente dalla polizia per lo sdegno susci- tato dai suoi scandalosi nudi. È in effetti la sensualità la caratte- ristica peculiare di questo dipin- to, firmato in fondo a destra, che mostra una donna sdraiata su un fianco con le braccia alzate e la bocca socchiusa. La figura fem- minile è una costante nei dipinti di Modigliani: forme snelle, colli lunghissimi che diffondono una sensualità profonda, un'ele- ganza anomala e una severità pungente. Donne forti, decise, austere ma al tempo stesso deli- cate e fragili. Nu couché. Olio su tela realiz-

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