L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-29-2012

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PAGINA 12 L'Italo-Americano GIOVEDÌ 29 NOVEMBRE 2012 Da Roma agli Usa: il successo di Jerky, videomaker di 'Greenback Boogie' degli Ima Robot di Los Angeles EMILIA FERRARA COLLABORATRICE Jerky alias Francesco Carnesec- chi, giovane videomaker roma- no, da anni a New York. Jerky è il produttore del video "Green- back Boogie" per il singolo del gruppo musicale Ima Robot di Los Angeles. Quanto tempo è stato neces- Storia e successi di Frank con la band, all'uscita del video sono passati esattamente 10 me- si. Tutto questo tempo è stato necessario, più che per la com- plessità del set, che in fondo era piuttosto semplice (un unico set- ting di camera e luci), per le diverse ubicazioni dei vari com- ponenti che hanno reso possibile la realizzazione del video. Gli Ima Robot vivono a Los Angeles, il video è stato girato a New York e montato a Roma per una questione di costi. Tutti questi fattori hanno rallentato fortemente la realizzazione di Greenback Boogie. È stato lun- sario per realizzare il video? Dieci mesi. Dal primo contatto da matti. Personalmente non ne ho una particolare, era tutta la situazione attorno che era assur- da. Ci sono stati momenti in cui, se mi guardavo attorno nel set, vedevo Hitler abbracciarsi con Gesù, uno Zombie andare sullo skateboard e un alieno fumare, un Pollo gigante che filmava il "behind the scene" mentre Char- lie Chaplin gli sistemava il co- stume. C'era follia dappertutto non solo all'interno dei bagni. Questo è il ricordo più bello che di più? Devo dire che ci siamo divertiti sieme nello stesso momento, in un normalissimo bar di periferia di Brooklyn che in giro per l'Ita- lia intera. Le mie storie, i miei personaggi, sono il frutto di tutto questo. Non ho fatto altro che mettere nello stesso mondo per- sone vere, reali, che vedo tutti i giorni, con figure che sono frutto della mia fantasia e perché no, di quella dei film che più mi hanno influenzato. E menomale che il budget era ridotto…non sai quant'altro avrei voluto metterci! La scena che vi ha divertito collaborazione mia e di un altro filmmaker, Vittorio Guidotti, cominciata tre anni fa. Ora siamo in tre, al progetto si è aggiunto Stefano Lemon che cura tutta la parte grafica. Dal 21 settembre 2011 abbiamo attivato il nostro sito internet, in contemporanea con l'uscita di Greenback Boo- gie. Sul nostro portale sono visi- bili tutti i nostri lavori. Raccontami i premi che hai pagnia di produzione Wrong- way Picture? Wrongway Picture è nata dalla selezionato in 6 Film Festival, vincendone quattro (California International Film Festival, New York Independent Film Festival, United Kingdom Film Festival e California Awards). Il video ha vinto lo scorso 10 novembre lo Zero Film Festival. "Greenback Boogie" è stato proiettato ai Bushwick Open Studios 2012, e per questo, ci tengo a ringraziare lo staff di Cre8 e di Sabor e gli studi che mi hanno invitato. Come hai selezionato i film avuto grazie al tuo lavoro per gli Ima Robot. "Greenback Boogie" è stato verosimile a quello più fanta- sioso, in ognuno di loro ci sono io, la mia interminabile voglia di giocare, la mia irriverenza e per- chè no, il mio modo di vedere le cose. Non so neanche se mi sto descrivendo bene. Però sono certo che uno che mi conosce un pochino, quando vede il video dice: "Questo è Frank." Quando è nata la tua com- video? Tutto. Dal personaggio più ho di Greenback Boogie. Quanto di te c'è in questo Con Greenback Boogie ha vinto anche il California Film Awards volte che si vuol mandare un video è di perdersi. Questo l'ho imparato sulla mia pelle, con progetti più vecchi e meno am- biziosi. Per Greenback Boogie ho scelto solo ed esclusivamente festival che davano molto impor- tanza alla competizione dei mu- sic video. Sicuramente l'emo- zione più bella è stata vincere il California award. Alla cerimonia c'erano 300 filmmaker da ogni parte del mondo. È stata la prima volta che sono dovuto salire su un palco a ritirare il premio. Prima di arrivare a New Il videomaker romano Frank Jerky, alias Francesco Carnesecchi, sul set di cosa andavano incontro fin dal casting e tranquillizzati dal- l'angolo alto della telecamera che permetteva loro di potere fare praticamente qualunque cosa senza che si vedesse nulla. Si sono comportati tutti alla grande, non ricordo nessuno sul set che mi abbia detto "No que- sto non lo faccio" anzi a volte sono stato io a doverli fermare. Non hai idea della roba che ho tagliato! Ci sono riprese molto fanta- bagni, dove si raccontano tan- te microstorie, è molto origi- nale, hai trovato difficoltà a proporlo agli attori? Gli attori sono stati informati go, intenso e faticoso, ma è stato bello. L'idea di girare scene nei dal cinema americano e dai videogiochi giapponesi e allo stesso tempo sono uno che fre- quenta molto il bar come luogo sociale, anche da solo. Mi piace sedermi al bancone, bere un whisky, parlare con la gente e osservare tutto quello che mi succede attorno. Soprattutto a New York è incredibile: puoi trovare più etnie differenti, in- siose, come ti sono venute in mente? Sono cresciuto bombardato giro per il mondo e quello che capita la maggior parte delle festival a cui hai partecipato? Cosa hai provato quando hai ricevuto i premi? Ci sono moltissimi festival in NY avevo appena compiuto 22 anni. Al di là dei viaggi vacanza con gli amici, non avevo avuto esperienza all'estero. A Roma vivevo con i miei e in un colpo solo mi sono trovato a vivere da solo dall'altra parte del mondo in un posto dove non conoscevo neanche la lingua, quindi il salto devo dire che è stato bello grosso. Mi viene da ridere quan- do ripenso alle prime lezioni alla New York Film Academy. Non Elite contro intrattenimento: lo scontro a distanza tra Bellocchio e Affleck dà nuove prospettive SIMONE BRACCI COLLABORATORE questo afferma Francesco Bo- nami su La Stampa, riferendosi ai registi, sceneggiatori e produttori italiani. Sono loro a ritenersi tali o pensano che il pubblico lo sia? Il concetto di autorialità legata ad un'arte che nasce dal business Il cinema italiano parla all'elite, sibili. Cosa che non riusciamo a mettere nero su bianco. Ecco spiegati i pochi soldi raggranellati dalle casse dei nostri cinema alla voce film italiano. Hollywood lo sa e, nonostante ogni tanto inciampi mentre si riflette su se stessa, si dedica ani- ma e corpo all'intrattenimento da grande schermo, anche puntando sul fascino "improbabile" delle Il regista Marco Bellocchio di un'industria dagli alti costi e, talvolta, dagli elevati profitti (Checco Zalone ne sa qualcosa), non può puntare solo ai letterati, ma deve parlare alle masse, con linguaggi differenti ma compren- sore è rappresentato da Ben Affleck, attore capace di reinven- tarsi regista di gran classe, fir- mando alcuni buoni lavori, ultimo sue star. Uno dei recenti esempi di spes- racconti belli ed esemplari ce ne sono: Bella Addormentata di Bellocchio, Cesare deve morire dei fratelli Taviani o Reality di Garrone ma si fermano al palo, nella sfida più bella. Quella di parlare al pubblico più ampio possibile, proprio perché estrema- mente difficili da poter "arrivare" al più ostinato degli appassionati. Il messaggio è chiaro, la comu- nione tra talento ed effettivo suc- cesso si calcola in moneta cor- rente e, al giorno d'oggi, vince chi incassa di più. Una legge dura da digerire, ma tra i quali l'inedito Argo. Basato su fatti realmente accaduti, il film racconta un episodio di vita reale, la storia di sei diplomatici statu- nitensi costretti a fuggire da Teheran durante la crisi iraniana del 1979. In che modo accadde ce lo racconta con una rilettura intensa e toccante. Tornando sulle nostre sponde, che può essere un utile monito per seguire nuovi percorsi narra- tivi ed aggiustare il tiro. La classe da noi c'è, non rendiamola acqua invano. capivo assolutamente niente! Per me, tra il professore che mi par- lava ed un cane che abbaiava, non c'era nessuna differenza. Per fortuna ho incontrato persone che mi sono state vicino e mi hanno aiutato tantissimo. Cosa non rifaresti col senno di poi? Uh..tante di quelle cose. Nel York, dove sei stato? Quando mi sono trasferito a lavoro come nella vita, uno a volte deve scendere a compro- messi. La cosa che mi conforta è che sono consapevole del fatto che mi toccherà fare ancora tan- tissime altre cose. L'importante è non perdere mai il tempo e la voglia di fare quello che vera- mente ci piace. Progetti futuri? Sto lavorando a una miniserie per il web. Si chiamerà "L'idiota" e sarà in italiano. Dentro c'è di tutto: letteratura, cucina, quiz show e tanto, tanto cinema. Sa- ranno 3 episodi. Uscirà a Natale. Poi sto scrivendo un'altra serie in italiano, un lavoro più lungo: saranno 7 episodi da 20 minuti. Sono contento perché è vero che mi capita spesso di lavorare con italiani, ma su set e sceneggia- ture sempre e comunque in lin- gua inglese. È la prima volta (esclusi gli studi), che dirigo un set completamente italiano, dalla sceneggiatura alla crew e gli attori. Non è tanto importante quello che si dice, ma come. Certe sensazioni, solo la lingua madre è in grado di trasmetterle. Almeno per me è così e non vedo l'ora di cominciare.

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