L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-3-2018

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GIOVEDÌ 3 MAGGIO 2018 www.italoamericano.org 38 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI In 5 milioni al lavoro quando per gli altri è domenica o festivo L 'Italia festeggia la Festa del Lavoro il primo mag- gio. Lo fa dal 1947 per richiamare il rispetto dei diritti dei lavoratori. Ma in un Paese in cui la percentuale della disoccupazione si aggira at- torno al 12% e le catene della grande distribuzione impongono un calendario di aperture che non ten- gono conto nemmeno delle Dome- niche, risulta che quasi 5 milioni di italiani hanno trascorso il 1 Mag- gio al lavoro: praticamente un oc- cupato su 5. I dati dell'Ufficio studi della Cgia dicono che il settore dove la presenza degli occupati nei giorni di festa è più elevato è quello degli alberghi/ristoranti: i 688.300 lavoratori dipendenti coinvolti incidono sul totale degli occupati dipendenti dello stesso settore per il 68,3%. Seguono il commercio (579.000 occupati pari al 29,6% del totale), la Pubblica ammini- strazione (329.100 dipendenti pari al 25,9%), la sanità (686.300 pari al 23% del totale) e i trasporti (215.600 pari al 22,7%). Secondo queste elaborazioni riferite al 2016, sono precisamente 4,7 milioni gli italiani che lavora- no di domenica o nei giorni festi- vi. E una buona parte di questi era in negozio, in fabbrica o in ufficio anche il 1 Maggio. Tra questi 4,7 milioni, 3,4 sono lavoratori dipendenti e gli altri 1,3 sono autonomi (artigiani, com- mercianti, esercenti, ambulanti, agricoltori, etc.). Se 1 lavoratore dipendente su 5 è impiegato alla domenica, i lavoratori autonomi, invece, registrano una frequenza maggiore: quasi 1 su 4. "Negli ultimi 10 anni – ricorda il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – gli occu- pati nei giorni festivi sono aumen- tati soprattutto tra i dipendenti e in misura più contenuta anche tra gli autonomi. Nel settore del com- mercio, grazie alla liberalizzazio- ne degli orari introdotta dal Governo Monti, una risposta alla crisi è stata quella di accrescere i giorni di apertura dei negozi. Con gli outlet e i grandi centri com- merciali che durante tutto l'anno faticano ormai a chiudere solo il giorno di Natale e quello di Pasqua, anche le piccolissime atti- vità, nella stragrande maggioranza dei casi a conduzione familiare, sono state costrette a tenere aperto anche nei giorni festivi per non perdere una parte di clientela". Le realtà dove il lavoro dome- nicale è più diffuso sono quelle dove prevale la vocazione turisti- ca/commerciale: Valle d'Aosta (29,5%), Sardegna (24,5%), Puglia (24%), Sicilia (23,7%) e Molise (23,6%). In coda alla clas- sifica, invece, si Emilia Romagna, Marche e Lombardia. Ristorazione e turismo occupano più lavoratori che "saltano" le feste Unioncamere - InfoCamere. Esaminando le singole circo- scrizioni, il Mezzogiorno fa regi- strare il migliore risultato del tri- mestre: "solo" -1.514 imprese, pari a una variazione negativa dello stock dello 0,07%. Guardando lo Stivale, quasi tutte le regioni – con l'eccezione di Sicilia (+0,18%), Lazio (+0,16%) e Campania (+0,07%) - evidenziano saldi negativi, con in testa Marche e Valle d'Aosta (0,64%) seguite dal Piemonte (- 0,60%). Tra gli artigiani, nessuna regione chiude in positivo e in sette casi (Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Basilicata, Calabria e Sicilia) si registra un'ulteriore contrazione rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Tra i settori, i saldi positivi più significativi si registrano nelle attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+1.326 unità, per una crescita dello 0,7%), nelle attività profes- sionali, scientifiche e tecniche e nei servizi di informazione e comunicazione (+580). Il com- mercio continua invece ad arretra- re. Perdite minori rispetto al 2017 per costruzioni e manifatturiero. Dopo luce e gas, cala l'inflazione (0,5%) N el mese di aprile 2018 l'indice nazio- nale dei prezzi al con- sumo per l'intera col- lettività, registra un aumento dello 0,1% su base men- sile e dello 0,5% su base annua (+0,8% a marzo). Il rallentamento dell'inflazio- ne, in parte frenato dall'accelera- zione dei prezzi dei Beni alimen- tari (da +0,5% di marzo a +1,6%), si deve prevalentemente all'inver- sione di tendenza dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +5,0% a -1,1%) e dei Servizi rela- tivi ai trasporti (da +2,5% a - 0,7%), cui si aggiunge quella, meno marcata, dei prezzi dei Servizi relativi alle comunicazioni (da +0,4% a -0,7%). L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi rallenta a +0,5% (era +0,7% nel mese precedente) men- tre quella al netto dei soli Beni energetici si attesta a +0,5% (come a marzo). L'aumento congiunturale del- l'indice generale dei prezzi al con- sumo è dovuto ai rialzi dei prezzi degli Alimentari lavorati (+1,1%), dei Beni energetici non regola- mentati (+1,1%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,9%), quasi del tutto neutralizzati dal calo dei prezzi dei Beni energetici regola- mentati (-5,4%). A causa dell'accelerazione della crescita dei prezzi dei beni (da +0,7% di marzo a +0,9%) e della decelerazione di quella dei servizi (da +0,9% a +0,2%), il dif- ferenziale inflazionistico tra servi- zi e beni torna negativo (da +0,2 punti percentuali di marzo a -0,7). L'inflazione acquisita per il 2018 è pari a +0,7% per l'indice gene- rale e a +0,5% per la componente di fondo. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,7% su base mensile e dell'1,5% su base annua (+0,4% a marzo). Secondo le stime preliminari, l'indice armo- nizzato dei prezzi al consumo aumenta dello 0,5% su base men- sile e dello 0,6% su base annua (+0,9% a marzo). Il rialzo con- giunturale più marcato si deve al rientro definitivo dei saldi inver- nali di abbigliamento e calzature. Chiudono meno imprese ma rallentano anche le nuove aperture nei primi mesi del 2018 Migliora il settore delle costruzioni (-0,61% contro -0,67%) rispetto al 2017 M eno imprese abbas- sano le saracine- sche, ma rallentano anche le nuove aperture. Chiude in rosso il bilancio dei primi tre mesi di quest'anno - un trimestre che tra- dizionalmente registra un segno meno all'anagrafe delle Camere di commercio - con una perdita di 15.401 imprese. Lo stesso saldo ne- gativo di 12 mesi fa, quando all'ap- pello mancarono 15.905 aziende. Tra gennaio e marzo 2018 si è registrato un ulteriore rallenta- mento delle iscrizioni di nuove imprese (2.700 in meno rispetto al primo trimestre dell'anno scorso, pari ad una contrazione del 2,4%) e la contemporanea diminuzione delle cessazioni (circa 3mila unità in meno rispetto al primo trime- stre 2017, pari ad un rallentamen- to del 2,5%). In conseguenza di queste due dinamiche, lo stock delle imprese esistenti a fine marzo si è attestato a 6.070.191 unità, di cui 1.315.304 (il 21,7%) artigiane. E' questa - in estrema sintesi - la dinamica che emerge dalla let- tura dei dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel I° trimestre 2018, diffusi da

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