L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-17-2018

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GIOVEDÌ 17 MAGGIO 2018 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO L a notizia è arrivata solo pochi giorni fa, ma è stata notata a malapena in Italia. Forse perché siamo impegnati a cercare di capire chi diventerà il nostro primo min- istro, o semplicemente siamo dis- tratti dai primi accenni dell'estate che si avvicina, ma nessuno ha prestato troppa attenzione al fatto che, beh, Starbucks arrivi final- mente in Italia, nella patria del caffè perfetto. Era stato annunciato a settem- bre che il colosso del caffè ameri- cano avrebbe aperto il suo primo negozio - una torrefazione di fas- cia alta - a Milano, in Piazza Cor- dusio, a pochi passi dal Duomo. Il fatto che non sarà uno dei caffè artigianali Starbucks non dovrebbe sorprendere: se vogliono avere una possibilità qui, devono offrire il meglio. Il punto è: avranno questa possibil- ità? La storia d'amore di Starbucks con l'Italia è iniziata nel 1983, quando il suo presidente esecuti- vo, Howard Schultz, sperimentò il caffè italiano per la prima volta durante una visita a Milano. Apparentemente, fu l'epifania di cui aveva bisogno per concepire e creare quella che sarebbe diventa- ta la catena di negozi di caffè più iconica e popolare al mondo, con 29 mila negozi in tutto il mondo e profitti per oltre 4 miliardi di dol- lari nel 2017. Che Starbucks sia un business di successo è fuori questione: è onnipresente, ha un enorme menu di caffè e alla gente piace non solo prendere la loro infusione mattutina in movimen- to. Grazie alla sua atmosfera amichevole e rilassata, così come all'abitudine di dare accesso wi-fi gratuito ai propri clienti, Star- bucks è diventato un luogo in cui chattare, lavorare, studiare e rilas- sarsi, tutti sotto lo stesso tetto: se siete negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, Irlanda o Francia, Star- bucks è un appuntamento fisso sulla strada principale, un rifugio familiare quando si è lontani da casa, un comodo salotto fuori dal proprio. Eppure, gli italiani potrebbero non essere così dis- posti a seguire la tendenza. Da italiana che ha vissuto all'estero per oltre un decennio, devo ammettere che mi piace Starbucks: ce n'era uno nella mia università in Irlanda e ho passato innumerevoli ore a lavorare sul mio portatile seduta a uno dei suoi tavoli quando la biblioteca era troppo claustrofobica; era il posto perfetto per fare una pausa o un pranzo veloce tra una lezione e l'altra. Anche il caffè era buono, anche se era molto diverso da quello che prendevo in Italia, o che si preparava a casa. Allo stesso tempo, ci sono una serie di considerazioni da fare su come la catena potrebbe avere successo in un paese come l'Italia e non dipende tutto dalla qualità del suo caffè, né dal fatto che gli italiani difficilmente saranno ansiosi di bere Caffè americani e Frappuccini una volta che la novità svanirà. Quando si parla di caffè, l'I- talia è un paese molto tradizionale: siamo maestri nel- l'arte di realizzarlo, anche se non siamo stati i primi ad abbracciare l'amara bontà del kava. La tradizione e i sapori classici sono tutto ciò che vogliamo, a dimostrazione della varietà relati- vamente ridotta di caffè solita- mente disponibili nei nostri caffè: l'espresso può essere lungo, o nor- male o ristretto, macchiato caldo o freddo e anche corretto. Il cap- puccino può essere normale o chiaro e abbiamo il marocchino e una varietà di opzioni di decaf- feinato (le bevande al ginseng e all'orzo sono diventate piuttosto popolari negli ultimi anni), ma non aspettatevi molto di più. Tut- tavia, non c'è dubbio che il caffè italiano resti il migliore al mondo: è un tipico caso di "perché si dovrebbe cambiare o migliorare qualcosa che è già perfetto?". Il caffè italiano non è ques- tione di varietà, ma di altissima qualità: dalla selezione del caffè, al modo in cui viene tostato e preparato, ogni goccia di caffè deve essere assolutamente perfet- ta. E chi prende un caffè in Italia sa che è sempre così. C'è di più: noi italiani amiamo il nostro rituale del caffè così com'è. Amiamo prendere il nostro caffè nello stesso posto ogni mat- tina, mentre facciamo due chiac- chiere con il barista e gli altri cli- enti, che finiamo per conoscere e fare amicizia perché li incontri- amo tutti i giorni. Ci piace il modo in cui non abbiamo bisogno di dire ciò che vogliamo, perché il barista lo sa già; amiamo leg- gere la stampa in piedi al ban- cone, mentre facciamo due chiac- chiere con l'uomo o la donna accanto a noi, un granello di ami- cizia che dura il tempo di sorseg- giare il nostro lungo. Il bar, la caffetteria, sono un momento di "casa" mentre siamo fuori a fare la spesa o durante la pausa caffè al lavoro. È il posto in cui scegliamo di riposare giusto il tempo di avere un macchiato e un bicchiere d'acqua, dove possiamo dimenticare per un paio di minuti cosa succede fuori, per strada: un piccolo angolo di tranquillità. Questo non vuol dire che Star- bucks non avrà successo in Italia: le giovani generazioni apprezzer- anno sicuramente la possibilità di studiare lì e l'accesso gratuito a internet, proprio come fanno i giovani di tutto il mondo. E molti stranieri prenderanno volentieri un venti caramel macchiato con un extra shot in movimento, solo per sentirsi più vicini a casa. Dirò di più: alcuni italiani potrebbero anche voler prendere l'abitudine di "prendere un caffé da Star- bucks" una volta tanto, solo per cambiare. Ma il punto è: non diventerà mai ciò che il bar è per noi. Un'ultima cosa: Schultz ha dichiarato, sul fatto di aver final- mente aperto in Italia, "non sti- amo venendo qui per insegnare agli italiani come fare il caffè, sti- amo venendo qui con umiltà e rispetto, per mostrare ciò che abbiamo imparato." Bene, L'Italia è felice di essere stata l'ispi- razione, tanti anni fa, della creazione di un business così stra- ordinario, che alla fine ha con- tribuito a diffondere la popolarità del caffè in tutto il mondo. L'I- talia accoglie Starbucks a braccia aperte, con quel tipico atteggia- mento caloroso e amichevole per cui è nota. E l'Italia osserverà volentieri e amichevolmente quello che Starbucks "ha impara- to" sul caffè in più di 30 anni di attività: tuttavia, molto probabil- mente, continuerà ad andare nel suo bar dietro l'angolo per un cap- puccio e brioche. La storia d'amore di Starbucks con l'Italia è iniziata nel 1983, quando il Bel Paese fu inspirazione primaria per la sua creazione La grande varietà di bevande offerte dal colosso del caffè Americano stuzzicherà la curiosità degli Italiani? L'Italia ha davvero bisogno di Starbucks?

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