L'Italo-Americano

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L'Italo-Americano PAGINA��� 6 GIOVED����� 13��� DICEMBRE��� 2012 O��� Presebbio napoletano: l���arte ironica e popolare della terracotta che da secoli sta al passo con i tempi e i personaggi BARBARA���MINAFRA STAFF WRITER La tendenza di quest���anno? ���Sicuramente i reali d���Inghilterra, vista la notizia della gravidanza di Kate, ho realizzato la coppia in tempi record ed hanno riscosso molto successo���. Cos�� Genny Di Virgilio, giovane eccellenza napoletana tra i maestri al passo con i tempi e si dimostra ogni volta capace di interpretare con ironia la vita contemporanea trasformando le ���solite��� statuine del presepe in personaggi dei tempi moderni. Nulla di sacrilego, anzi. Proprio al di l�� dei simboli religiosi che richiama, il presepe �� amato anche da chi �� poco osservante o dichiaratamente laico, perch�� �� Bancarella nella via dei presepi di San Gregorio Armeno presepiali, ricercati e raffinati autori di un���arte povera, popolare, nobile e storica, sinomino della tradizione napoletana. Una tradizione che sa sempre essere il luogo dove sacro e profano, spiritualit�� e vita quotidiana, miseria e nobilt�� convivono, come nella vita reale. Kate e William quest���anno la fanno da padroni ma �� gi�� stata la volta di Obama con la corona post-elettorale, del compianto Lucio Dalla, di Berlusconi pronto a ritornare in campo, di Napolitano, Papa Benedetto XVI, Matteo Renzi in versione rottamatore, Beppe Grillo, Belen e la farfallina sanremese. In passato �� toccato a molti altri, anche oltrepassando i confini nazionali: Michael Jackson, Carla Bruni e Nicholas Sarkozy, la regina Elisabetta d���Inghilterra, il segretario Onu Ban Ki-Moon, Maradona, Michael Schumacher... "O' Presebbio", come si dovrebbe dire per correttezza dialettale, insieme agli zampognari, alla tombola ed al menu della cena della Vigilia di Natale (24 dicembre), �� uno dei simboli pi�� intensi, classici e sentiti della tradizione natalizia. Il termine "o' Presebbio" (cos�� come quello italiano presepe o presepio) deriva dal latino praesepe o praesepium che significa ���mangiatoia���. Ed il presepe napoletano, cos�� come in tutte le altre regioni cristiane dove esisteva la tradizione del presepe (il primo viene menzionato in un documento del 1025 nella Chiesa di S. Maria del presepe), raffigurava la scena classica della Nativit��, con il bambino nella mangiatoia, la Madonna e San Giuseppe, il bue e l���asinello. Poi nel Seicento si comincia ad introdurre scene di vita quotidiana, personaggi reali come i venditori di frutta o di carne o i pastori con le pecore per rappresentare la gente del popolo e le varie attivit�� lavorative, come un'istantanea dei tempi e dei commerci che si svolgevano lungo tutto l'anno. La novit�� fu accolta favorevolmente e gli artigiani resero tali scene sempre pi�� dettagliate e particolareggiate, raggiungendo l���apice rappresentativa nel Settecento, il cosiddetto secolo d���oro del presepe napoletano. Fu allora che usc�� dalle chiese dove era stato oggetto di devozione religiosa, per entrare nelle case dell'aristocrazia e divenire oggetto di un culto pi�� frivolo e mondano. Sempre in quel periodo formalizz�� la sua configurazione artistica: i personaggi sono realizzati con manichini in filo metallico ricoperto di stoppa, le teste e gli arti in legno dipinto, che poi sar�� gradualmente sostituito dalla terracotta policroma. E sempre allora si definiscono alcuni personaggi ���classici���: Benino, il pastore che dorme, il vinaio e Cicci Bacco, dio del vino e retaggio delle antiche divinit�� pagane che si presenta spesso davanti alla cantina con un fiasco in mano, il pescatore di anime, il monaco letto in Kate e William ���statuine��� chiave dissacrante, come simbolo di un'unione tra sacro e profano come quella che si realizza nel presepe napoletano. Oggi si �� aggiunta un���altra tradizione: nel periodo natalizio si passeggia in una calca inimmaginabile (per chi non l���ha sperimentata) tra le bancarelle della via dei presepi, via San Gregorio Armeno, dove si possono ammirare e acquistare nativit��, presepi e statuine minuziosamente elaborate e decorate a mano. Antiche sonorit�� dell���Abruzzo pastorale: raduno degli zampognari a Moscufo nel segno della tradizione ANTONIO���BINI Anche quest���anno il 25 novembre, si �� rinnovato a Moscufo, sulle colline pescaresi, il raduno degli zampognari abruzzesi. Una data non casuale, considerato che in passato il giorno di Santa Caterina - che cade il 25 novembre ��� segnava tradizionalmente l���inizio della novena in preparazione del Natale, a trenta giorni dalla festivit�� della nascita di Ges��. La ricorrenza coincideva con la comparsa degli zampognari. Il poeta Giuseppe Gioacchino Belli, attento osservatore di tradizioni popolari romane, ci regala l���atmosfera di quei giorni in un sonetto scritto il 18 novembre 1831 intitolato ���Li venticinque de novembre���, in cui descrive l���attesa dei ���piferari���, mentre in nota specifica spiega che erano ���abruzzesi, suonatori di pive e cornamuse o cennamelle, che il popolo chiama ciaramelle���. Il 1844 lo stesso poeta ritorna sul tema con il sonetto ���La novena di Natale��� con cui conferma la sua passione e quella di gran parte dei romani per gli zampognari, confessando che ���quann����� er giorno de Santa Caterina, che li risento, io ci arinasco ar monno���. Per gli zampognari la citt�� eterna divenne nel sette-ottocento una inaspettata grande vetrina internazionale, in quanto Roma era la meta privilegiata del viaggiatori del Grand Tour. In pieno romanticismo, le figure arcaiche, quasi misteriose, di questi rozzi pastori con mantelli provenienti dalle montagne, nel segno di Illustrazione storica di Basilio Cascella tradizioni secolari, colp��rono la fantasia e l���estro di molti artisti, poeti, scrittori ma anche musicisti e compositori. Tra questi vale la pena di richiamare l���esperienza di Hector Berlioz, che scrisse di essere rimasto affascinato da questi musicisti di strada, seguiti per ore per piazze e strade di Roma e successivamente cercati tra le montagne abruzzesi. In una recente mostra ���Berlioz: viaggio musicale in Italia���, aperta nello scorso mese di luglio in Francia, nella cittadina natale di C��te Saint-Andr��, emerge che in occasione di quel viaggio in Abruzzo il famoso musicista fosse accompagnato dal compositore tedesco Jakob Ludwig Felix Mendellsohn, autore di pastorali che pure sarebbero state ispirate alle dolci e malinconiche sonorit�� delle zampogne. Resta il fatto che Berlioz non dimentic�� l���Abruzzo, cui dedic�� una composizione dal titolo ���S��r��nade d'un montagnard des Abruzzes �� sa ma��tresse���, compresa nella sinfonia ���Harold in Italie���, poco nota in Italia ma eseguita da importanti orchestre in tutto il mondo. Non meravigli che sia stato possibile ascoltare il brano soltanto in occasione del concerto tenutosi a L���Aquila il 24 giugno 2010, presso la Basilica di Collemaggio, per iniziativa dell���Ambasciatore di Francia in Italia, Jean Marc de la Sabli��re, come omaggio alle zone terremotate e quale segno di comuni radici culturali. La manifestazione promossa dal Comune di Moscufo si avvale della collaborazione dell���Associazione Culturale Zampogne d���Abruzzo www. zampognedabruzzo.it, impegnata con passione nel recuperare, valorizzare e diffondere il grande patrimonio culturale legato alle antiche sonorit�� del mondo pastorale abruzzese, sul quale �� caduto l���oblio dopo il crollo della pastorizia avvenuto nel corso dell���Ottocento. Eppure questi pastori analfabeti, pressoch�� ignorati in Abruzzo, furono in grado di ispirare artisti e musicisti stranieri, come comprovato da una moltitudine di riscontri e documenti. Presso la sala consiliare del Comune si �� tenuta una riflessione sul tema ���Zampognari, mito dell���Abruzzo pastorale���, in cui �� stato ricordato, nel bicentenario della nascita, il viaggiatore inglese Edward Lear, che in appendice al suo racconto dei suoi viaggi in Abruzzo (184344) trascrisse ���un���aria che aveva imparato da vari pastori sulle montagne abruzzesi���. Si tratta probabilmente della prima partitura documentata, che ebbe a trascrivere sulla base della conoscenze pianistiche (il recente adattamento per zampogna si deve al maestro Antonio Piovano). Le note delle zampogne anche quest���anno hanno riecheggiato per tutta la giornata nel centro storico di Moscufo, a partire dalle dieci di mattina. Alle 17 in piazza si �� esibito in piazza il complesso Bandistico di Zampogne Carlo Michitti, diretto dal maestro Antonello Di Matteo, giovane musicista e virtuoso della zampogna, che vanta qualificate collaborazioni con Francesco De Gregori, i Discanto e Ambrogio Sparagno. Con quest���ultimo ha recentemente tenuto un ciclo di concerti in Iraq, suonando nel teatro nazionale di Bagdad (7 novembre 2012) nell���ambito del progetto umanitario internazionale "Culture, an instrument of peace", promosso dal Ministero degli Esteri italiano. Un giovane di talento, in grado di trasmettere passione e rinnovato interesse per questo antico strumento anche nei confronti di altri giovani. L���intensa giornata musicale �� terminata con un concerto di chiusura nella centrale chiesa di San Cristoforo. Moderni zampognari abruzzesi tra le vie del paese

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