L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-14-2018

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GIOVEDÌ 14 GIUGNO 2018 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO I l grande massiccio del Prato- magno si estende in preva- lenza in provincia di Arezzo in Toscana ma, con la sua parte più a nord, s'insinua an- che nella provincia di Firenze. Dal punto di vista geografico la mon- tagna divide il Casentino dal Val- darno Superiore e da ogni punto del suo crinale è possibile osservare entrambe le valli. Casentino e Val- darno divise, ma al tempo stesso unite dal Pratomagno. Sono diversi infatti i percorsi che fin dal Medioevo attraversa- vano il massiccio unendo queste due terre, le prime bagnate dall'Arno. Il simbolo del Pratomagno è la grande celebre croce di ferro rea- lizzata nel 1928 sul suo crinale a 1592 metri di quota. E' visibile da quasi ogni punto delle due valli sottostanti. Ma la caratteristica per cui il monte è conosciuto sta nel nome: un grande prato che si estende sulla quasi la totalità del crinale per circa 20 chilometri, da Monte Lori a Monte Secchieta. Questo lungo prato, posto così in alto e dal quale è possibile goder- si incredibili panorami su mezza Toscana, rende il Pratomagno un luogo ideale sia per brevi passeg- giate che per affrontare itinerari impegnativi. Qui l'ambiente natu- rale è mutevole nei colori e nelle condizioni ambientali, secondo il momento del giorno e in base alle stagioni. Il crinale del Pratomagno è una sorta di giardino naturale. Da aprile a settembre vi nascono tan- tissime varietà di fiori dai mille colori. Di particolare bellezza le fiorite di narcisi che troviamo a NICOLETTA CURRADI secolo, il controllo politico reli- gioso sull'intera montagna. Oltre alle già citate Abbazie di Vallombrosa e Santa Trinita, il Pratomagno è circondato da pievi romaniche di notevole importanza religiosa, storica, architettonica e artistica. Sulle pendici casentinesi e val- darnesi del Pratomagno possiamo visitare piccoli e incantevoli bor- ghi, ricchi di storia, con piacevoli e armoniose architetture, spesso con pregevoli opere d'arte conser- vate nelle chiese. Si trovano tra i 700 e 1000 metri di quota. Quasi tutti hanno origine medievale e furono per la maggior parte castelli o centri fortificati. Fino al secondo dopoguerra questi piccoli centri hanno tratto dal Pratomagno la quasi totalità dei loro bisogni per vivere. Dai boschi legno, carbone e castagne. Cereali, patate e altri prodotti agricoli erano spesso coltivati in piccoli fazzoletti di terra ricavati nei posti più impensabili. Carne, lana, latte e derivati erano il frutto dei pascoli della montagna. Tutti i piccoli borghi e le strutture reli- giose erano collegate da una fitta rete viaria che attraversava longi- tudinalmente e trasversalmente la montagna, con notevole transito di persone, asini, muli e cavalli. Il borgo di Quota di Poppi è situato alle pendici del massiccio preappeninico ed è l'ultimo baluardo che si incontra salendo rilassanti passeggiate in estate. Questo massiccio è inoltre un enorme serbatoio d'acqua per i territori sottostanti. Molte sono le sorgenti che danno vita a ruscelli che più in basso si trasformano in fossi e torrenti dalle acque fresche e pulite e dalle conformazioni spesso spettacolari. La montagna ha anche impor- tanti aspetti storici. Si dice che il crinale sia stato percorso dalle truppe di Annibale quando si spo- starono da Fiesole verso Arezzo nel corso della Seconda Guerra Punica (217 a.C.). Sulle pendici ci sono poi chia- re testimonianze che qui stanzia- rono per molti anni popolazioni barbariche del nord Europa, in particolare i Longobardi. In epoca medievale il Pratomagno acquisisce notevole importanza politica religiosa con molte chiese dedicate a San Michele. Attorno al 960 fu fonda- ta a 950 metri di quota, sulle pen- dici sud del massiccio che discen- dono verso Arezzo, Badia Santa Trinita, oggi un rudere, la prima abbazia di un territorio compren- dente il Casentino, Arezzo, il Valdarno. Un centinaio di anni dopo, sulla parte opposta della montagna, a 1000 metri di quota sulle pendici discendenti verso Firenze venne fondata l'Abbazia di Vallombrosa. Quest'ultima acquisirà nel 1425 Santa Trinita, finendo per avere, per qualche Il Pratomagno è una dorsale tra il Valdarno superiore e il Casentino a nord-ovest della città di Arezzo. La vetta più alta è sormontata da una Croce del 1928 sulla via panoramica del Pratomagno dalla cittadina di Poppi, di cui è frazione. La località era anticamente detta "Coita" e nacque tra il XVI ed il XVII secolo sui resti di un antico castello di origine medie- vale. Il primo nucleo fu costruito all'interno della precedente cer- chia muraria del castello e le pie- tre del castello furono utilizzate come materiale da costruzione. Le case furono costruite sulle fon- damenta delle mura del castello oppure direttamente sullo sperone roccioso presente in quel punto. Il castello di Coita venne edifi- cato dai conti Guidi di Poppi (quelli che accolsero Dante in esi- lio) a partire dal XII secolo per difendere il territorio dai conti vescovi di Arezzo i cui domini si estendevano fino a quelle zone. A sua volta il castello era stato costruito inglobando una prece- dente torre difensiva fatta costrui- re 5/600 anni prima dai Goti e che nel VI secolo era passata ai Longobardi. Coita mantiene ancora la conformazione medioe- vale con i suoi caratteristici vicoli e le case rigorosamente in pietra. Il paese è orientato verso est da dove, dal Monte Penna su cui si trova il santuario francescano della Verna, si ammira il sorgere del sole. Il clima è mite e asciutto ma in inverno si possono avere nevicate nonostante l'altitudine limitata. Storia, fede, natura e ritmi slow lungo gli storici sentieri verdi del Pratomagno toscano metà maggio, in particolare prima della salita per Cima Bottigliana provenendo da Monte Lori. Verdi boschi di faggio, di abete, castagno, quercia e altre tipologie di piante sono presenti sulle pendici, più dolci quelle casentinesi, più ripide e rocciose quelle valdarnesi. Boschi che sono luoghi ideali sia per la rac- colta dei funghi che per fresche e

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