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GIOVEDÌ 27 DICEMBRE 2018 www.italoamericano.org 32 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO I n molte case c'è il profumo della cannella e dello zen- zero. In tante famiglie i forni stanno lavorando a ritmo so- stenuto. Perché dal Natale al- l'Epifania c'è l'apoteosi del pranzo in famiglia, ma soprattutto l'esaltazione della dolcezza. E se questa è impastata con le mani sa- pienti di nonne e mamme, lo è an- cora di più. I dolci di Natale rap- presentano una pietra miliare delle tradizioni italiane e come spesso capita, assumono forme, colori e sapori diversi attraversando lo Sti- vale da un capo all'altro. Allora capita di imbattersi n e l l a " B i s c i o l a " d i f f u s a i n Valtellina (una pagnottella arric- chita di frutta secca, burro uova e alcune volte anche miele) al Buchteln dell'Alto Adige (pane dolce cotto al forno, ripieno di marmellata e cosparso di zuc- chero e salsa alla vaniglia), dal C e r t o s i n o d i B o l o g n a ( d e t t o a n c h e P a n s p e z i a l e ) a l l e Ferratelle abruzzesi. S u t u t t i p e r ò d o m i n a i l Panettone, vera e propria icona italiana delle prelibetazze natali- zie, le cui origini sfumano nella leggenda. Quella più diffusa narra di uno sguattero dal nome Toni che preparò un dolce con gli avanzi della dispensa salvan- do il cuoco del nobile Ludovico il Moro da punizione certa per a v e r c a r b o n i z z a t o i l p r o p r i o dolce. Il "pan del Toni" in poco tempo si diffuse sulle tavole m i l a n e s i d i v e n t a n d o i l Panettone. La più antica e certa attesta- zione di un "pane di Natale" pro- dotto con burro, uvetta e spezie GENEROSO D'AGNESE Pangiallo romano, il cui nome deriva dalla glassa tipicamente di colore giallo. Il Natale napole- tano non è tale se non si chiude il pranzo con gli Struffoli e i Roccocò mentre in Puglia si g u s t a n o l e " C a r t e l l a t e " . A Palermo tocca al "Cubbaita" o Cubarda chiudere i pranzi di Natale. La Cubarda è una sorta di torrone che risale all'antica tradizione dolciaria siciliana, di o r i g i n e s a r a c e n a ( q u b b i a t i n arabo vuol dire mandorlato). In Sardegna invece si mantiene viva la tradizione di cucinare la "Sebada" costituita da due dischi di pasta di semola con un ripieno di formaggio tenero, leggermen- te acidulo e scorza di limone, il tutto fritto in abbondante olio caldo e servito con miele fuso e zucchero a velo. I n A b r u z z o n o n p o s s o n o m a n c a r e i " C a g i o n e t t i " e i l Parrozzo, inventato nel 1920 dal pasticcere Luigi D'Amico di Pescara. Il primo ad assaggiare q u e s t o d o l c e f u G a b r i e l e D'Annunzio il quale, in segno di entusiasmo, gli dedico il sonetto "La Canzone del Parrozzo". Sui tavoli di tutta Italia infine non può mancare il Torrone, la cui origine è avvolta nel mistero. Alcuni studiosi fanno risalire q u e s t o d o l c e f i n o a l l a C i n a , Dolci festeggiamenti a tutti: ogni regione italiana regala tradizioni e sapori impastati con storia e leggende si trova nel registro spese del collegio Borromeo di Pavia del 1599, quanto tali pani furono servii durante il pranzo natalizio agli studenti. Da anni l'Italia si divide però tra appassionati del Panettone e del Pandoro, in un campanilismo all'insegna della prelibatezza. Il Pandoro è un tipico dolce veronese, le cui ori- gini però sono da ricercare ai tempi dell'antica Roma. Plinio il Vecchio (I secolo) cita il cuoco Vergilius Stephanus Senex che preparò un "panis" con farina, burro e olio. La ricetta moderna risale però all'Ottocento, come evoluzione del Nadalin. Il 14 ottobre 1894 Domenico Melegatti depositò all'ufficio brevetti un dolce morbido e dal caratteristico corpo a forma di stella a otto punte, opera dell'ar- tista Angelo dell'Oca Bianca, pittore impressionista. Se Panettone e Pandoro non possono mancare sui tavoli di tutta Italia, molti altri dolci rap- presentano le peculiarità tradi- zionali di un territorio specifico della Penisola. A Torino non può mancare ad esempio il Tronchetto di Natale, nato da una leggenda legata ad un'antica tradizione contadina piemontese secondo cui il ceppo, p o s t o n e l c a m i n o l a n o t t e d i Natale doveva bruciare lenta- mente in segno di buon auspicio per le 12 notti fino all'Epifania. A S ie n a to c c a a l P a n f o r te mantenere viva la tradizione natalizia territoriale. Il nome deriva da un dolce che veniva preparato fino al X secolo, il " P a n m e l a t o " . P a n s p e z i a l e o Certosino non possono mancare sul tavolo dei bolognesi mentre a Roma resiste la tradizione del luogo in cui veniva coltivata la m a n d o r l a . A p o r t a r l o n e l Mediterraneo furono gli Arabi. Prima in Sicilia, poi in Spagna fino ad arrivare a Cremona. Il torrone pertanto dovrebbe essere una variazione della Cubbaita o Giuggiolena, mediando il termi- n e d a l l o s p a g n o l o " T u r r ò n " . L'inizio della produzione di tor- roni tradizionali in Spagna si fa risalire al XVI secolo. A C r e m o n a , i r i v e n d i t o r i sostengono comunque che il tor- rone sia nato lì, nel 1441, duran- te il banchetto nuziale di Bianca Maria Visconti e di Francesco Sforza, quando venne confezio- nato in forma di Torrazzo (l'alta t o r r e c a m p a n a r i a d e l d u o m o della città), da cui avrebbe preso il nome. Secondo un'altra tradi- zione infine, nel 116 circa a.C., M a r c o T e r e n z i o M a r r o n e i l R e a t i n o c i t a v a i l g u s t o s o "Cuppedo": "Cupeto" è ancora oggi il nome del torrone in molte zone dell'Italia Meridionale. Q u a l u n q u e s i a l ' o r i g i n e , i l Torrone rappresenta al meglio le tradizioni dolciarie delle tavole natalizi imbandite in Italia. Buon dolce a tutti. Gli Struffoli sono un dolce della tradizione napoletana e una delle ricette più caratteristiche del periodo natalizio