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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 7 MARZO 2013 PAGINA 5 Meno immigrati scelgono l'Italia e più italiani tornano a emigrare. Gli Usa conservano il 'sogno americano' LUCA DELL'AQUILA Per la prima volta dal 1976, l'Italia è tornata ad essere un paese di emigrazione. I dati del XVIII° Rapporto Nazionale sulle migrazioni pubblicati dalla Fondazione Ismu, parlano chiaro: nel 2011, sono stati 50 mila gli italiani ad aver fatto le valigie e 27 mila gli stranieri approdati nel Belpaese. Quest'ultima cifra fa registrare un'insolita crescita zero dell'immigrazione (+0,5%) ma, secondo i ricercatori dell'Ismu (dal 1991 è un ente scientifico autonomo e indipendente che promuove studi, ricerche e iniziative sulla società multietnica e multiculturale, con particolare riguardo al fenomeno delle migrazioni internazionali), rappresenta solo un rallentamento dovuto alle conseguenze della crisi. Il numero di residenti non italiani sarebbe sempre in crescita e dovrebbe raggiungere i 6 milioni nei prossimi trent'anni. Se da una parte questo dato può tranquillizzare, ridurre gli allarmismi di chi teme ondate ingestibili di stranieri, dall'altra, iscrive l'Italia nella cerchia dei Paesi a immigrazione lenta e consolidata, rinnovando la sfida per i futuri governi dell'integrazione di coloro che soggiornano da lungo tempo. Crescono, infatti, le concessioni di cittadinanza e diminuiscono gli irregolari mentre peggiora il tasso di disoccupazione straniera: da 11,6% a 12,1%. Tra gli immigrati stranieri in I connazionali all'estero sono oltre 4,2 milioni. Nel 2011 in 50mila hanno lasciato l'Italia (+9% sul 2010) regola, la nazionalità più numerosa è quella rumena (più di 1 milione di presenti), seguita dalla marocchina e dall'albanese. I dati Ismu riportano inoltre che il numero complessivo di stranieri in Italia tocca i 5 milioni 430 mila, cifra non lontana da quella degli italiani residenti all'estero, 4 milioni 200 mila, che, secondo dati più ufficiosi, sarebbe pari al doppio per il fatto che solo un emigrato su due si iscrive al l'Aire, l'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero. Per quanto riguarda la situazione degli emigrati italiani, si registra l'aumento (+9%) dei giovani e qualificati connazionali che decidono di cercar fortuna altrove. Il Rapporto Migrazioni internazionali ed interne della popolazione residente, pubblicato dall'Istat a fine anno, sembra confermare la dinamica dei cosiddetti "cervelli in fuga", in atto da ormai un decennio. Nel periodo 2002-2011 le migrazioni per l'estero di cittadini italiani di più di 24 anni oscilla tra 29 mila e 39 mila unità, ma ciò che colpisce di più è il cambiamento dei flussi rispetto al titolo di studio posseduto: la quota dei laureati passa dall'11,9% del 2002 al 27,6% del 2011, mentre quella degli emigrati con titolo fino alla licenza media scende dal 51% del 2002 al 37,9% del 2011. Le principali mete sono la Germania (4 mila 920), la Svizzera, il Regno Unito e la Francia che, messe insieme, assorbono il 44% degli emigrati di 25 anni e più. Al di fuori dell'Europa sono gli Stati Uniti, con 2 mila 841 residenti, il primo Paese ad attrarre gli italiani, seguiti da un altro storica destinazione, il Brasile. Se si considerano i soli cittadini laureati, la graduatoria dei Paesi si modifica e vede al primo posto, in valore assoluto, il Regno Unito che accoglie l'11,9% degli emigrati laureati, seguito da Svizzera, Germania e Francia. Gli Stati Uniti seguono a ruota (8,4%), ed anche in questo caso restano la prima scelta extra-europea. Lo scenario dell'emigrazione italiana presenta vecchie e nuove tendenze. Germania, Francia, Svizzera e Stati Uniti, oltre ad essere i protagonisti dell'interscambio commerciale con l'Italia negli ultimi quarant'anni, sono i Paesi di destinazione con cui perdurano lunghi e prolungati rapporti migratori. Le nuove tendenze sono invece da ricercare nei soggetti che partono in cerca di fortuna, non più poveri semi-analfabeti ma giovani professionisti, spesso laureati, con il notebook ed un curriculum vitae invidiabile nella "valigia di cartone". Purtroppo, anche in tempo d'indebolimento dell'economia mondiale, due elementi sembrano perdurare: la fuoriuscita di "talenti", che solo all'estero trovano una professione alla loro altezza, ed una situazione non rosea per gli stranieri che si ritrovano a fronteggiare la crisi accettando, come spesso accade, condizioni più flessibili e meno favorevoli. 'Nel mio bagaglio genetico affiora ancora l'emozione di quello sbarco, dopo due mesi di viaggio. Era il 1906...' ALEJANDRA DAGUERRE La Società Italiana di Mutuo Soccorso di Tornquist, la piccola città in cui sono nata, ha festeggiato i suoi primi 100 anni con un grande evento. C'era molto da festeggiare, c'era una storia costruita a base di volontà proprio lì, dove tanti anni fa si autoconvocò un gruppo di immigrati che, con la forza della gioventù e lontano da casa, si unirono per costruire uno spazio diverso e difendere la loro cultura. Tra di loro c'era mio nonno, Santos Frontini. La storia racconta che agli inizi del secolo scorso, mio nonno, nato ad Osimo (Ancona), conobbe una bella ragazza che ogni domenica andava a dire le sue preghiere alla Vergine di Loreto. Poco tempo dopo si sposarono, ancora adolescenti, ebbero una figlia e partirono per l'America alla ricerca di nuovi e promettenti orizzonti. Raggiungere il porto di Genova fu, di per sé, un'avventura... e non sapevano ancora che la vera e propria spedizione sarebbe iniziata giorni più tardi, al momento dell'imbarco nella stiva di un piroscafo che prese il largo verso il Río de la Plata. La città marchigiana di Osimo, in provincia di Ancona Il viaggio durò due mesi, mentre le onde cullavano la loro bambina. Mio nonno lavorò a bordo per finire di pagare i biglietti e ogni sera sognava un futuro migliore in quella specie di terra promessa che era già stata raggiunta da alcuni suoi conterranei... Sognava una terra vergine dove coltivare sogni di libertà, una terra fertile dove far crescere radici solide, una terra accogliente dove veder crescere i figli. Quando penso allo sbarco, non posso evitare l'emozione: affiora dal mio bagaglio genetico la commozione di quell'istante. Buenos Aires, 1906. L'impresa era già stata molto lunga, ma non era ancora giunta alla fine. Con due valigie e un baule di legno dove avevano rinchiuso le suppellettili della loro storia, intrapresero un viaggio di 600 km verso sud e si stabilirono in mezzo a un paesaggio di montagna, dove l'aria era sana e limpida. Vissero a Tornquist, coltivarono ogni centimetro del loro terreno, ebbero 9 figli e diedero vita a una famiglia "italo-argentina". Amarono il Paese (giovane e ricettivo) che gli aveva dato rifugio e difesero l'importanza sociale delle istituzioni, unendosi in un'assemblea che li avrebbe rap- presentati. Un gruppo di immigrati quasi analfabeti, ma pensavano in grande. Venivano da un continente con migliaia di anni di storia e si erano portati dietro arte e mestieri. Erano tutti, malgrado le loro scarse risorse economiche all'arrivo in Argentina, pieni di voglia di costruire una nuova vita. Era proibito eludere il lavoro (anche quello molto pesante) e così, castigati dalla fame e lontani dalle loro famiglie di origine, edificarono insieme una grande comunità, una sorta di istituzione che li raggruppava e identificava, prestando allo stesso tempo un servizio alla società. Brindo a tutti loro, che un giorno si avvicinarono con poche informazioni alla nave delle illusioni e sbarcarono pieni di vita, disposti ad affrontare tutto, conservando le carattische della loro cultura d'origine. Brindo a ciò che hanno tramandato ai loro figli e a noi, i loro nipoti. Brindo ad ogni pranzo domenicale, riuniti in famiglia attorno alla pasta fumante. E con l'orgoglio che porto nel Dna brindo a mio nonno, Don Santos Frontini, uomo di forte personalità e carattere gentile, che seppe farsi carico due volte dell'istituzione e collaborare Santos Frontini umilmente a favore di ciò che oggi festeggia il suo 100° anniversario: la Società Italiana di Mutuo Soccorso di Tornquist. Complimenti a tutta la grande collettività italo-argentina e... grazie!