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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 14 MARZO 2013 Cimelio italico Marte di Todi. Si trova nelle sale dei Musei Vaticani, a Roma, uno dei rarissimi cimeli della statuaria antica italica pervenuto ai nostri giorni. Raffigura un guerriero vestito di corazza e, originariamente, di un elmo (andato perso), rappresentato nell'atto di compiere una libagione prima della battaglia: versa il liquido contenuto in una particolare forma di tazza (la patera) tenuta dalla mano destra, mentre con la sinistra si appoggia ad una lancia in ferro (la patera e resti della lancia sono conservati in una vetrina). La statua, che tradisce influenze dell'arte greca a partire dalla metà del V sec. a.c., fu rinvenuta a Todi sepolta fra lastre di travertino, forse dopo essere stata colpita da un fulmine. L'iscrizione dedicatoria, nella lingua degli antichi umbri ma in alfabeto etrusco, ricorda che la statua fu data in dono da un certo Ahal Trutitis. Tra Bisanzio e Giotto Trittico con Crocifissione e i Santi Gregorio e Gerolamo. Tempera su tavola conservata a Venezia, nelle Gallerie dell'Accademia. È l'unica opera attribuibile con certezza a Alberegno Jacobello, in quanto autografata dal pittore di cui si sa solo che è morto a Venezia prima del luglio 1397, come risulta dal testamento. È uno dei pochi "primitivi" veneziani che mostri di aver risentito dell'influsso giottesco, come prova questo piccolo trittico, che rappresenta nel mezzo la crocefissione, e ai lati due santi. Quest'ultimi sono allungati secondo la moda bizantineggiante dei pittori lagunari, a differenza della crocefissione, che mostra una stesura più nervosa e toscaneggiante. Il suo stile ha ancora profonde radici bizantine, ma esprime già la notevole sensibilità alle innovazioni della Scuola di Giotto. Microcosmo miniato San Giorgio e la principessa. conservato nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, è un dipinto a tempera su tavola attribuito ad Antonio cicognara ed è databile alla fine del XV secolo. La grande tavola, che proviene dalla chiesa di San Giorgio, rappresenta la migliore manifestazione della transizione tra il gotico internazionale e l'arte rinascimentale caratterizzante il mondo artistico locale alla fine del Quattrocento. La tavola ostenta un microcosmo di miniature, preziosismi e ricami raffinatissimi che si accompagnano agli elementi in rilievo, trattati con cura da oreficeria. Il rapporto con la realtà è tangibile, ma molto aristocratico. L'episodio di San Giorgio che trafigge il drago, molto caro all'iconografia medioevale, è trattato in modo canonico. PAGINA 9 Fatica quotidiana La lavandaia. Il dipinto è conservato presso la civica Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia. Lo ha dipinto Giacomo Antonio Melchiorre ceruti, pittore tra i più importanti esponenti del tardo barocco italiano. Impacciato nelle pale d'altare e nei soggetti sacri, fu però maestro nei ritratti. Un esempio è questo dipinto de La Lavandaia realizzato intorno al 1730. Rappresenta un soggetto ricorrente nella sua arte, che spesso raffigura soggetti di estrazione popolare ("i pitocchi"), da cui il soprannome dell'artista: il Pitocchetto. In questa opera si può vedere come la sensibilità del maestro si concentri su due aspetti fondamentali: la resa realistica dell'ambiente circostante e l'indagine psicologica della donna, che nel volgere lo sguardo verso l'osservatore mostra tutta la fatica della vita quotidiana. Eleganza alla moda Riflessione. olio su tela di Federico Zandomeneghi, oggi conservata a Pavia, nei Musei civici. Il dipinto, databile intorno al 1895 per consonanze stilistiche con altre due opere, La lezione e conservazione interessante, è tra i più intensi ritratti femminili eseguiti dall'impressionista veneziano, con riguardo soprattutto alla produzione ad olio che, a confronto con quella a pastello, talvolta risulta eccessivamente rigida e in alcuni casi fredda. La pennellata, a striature libere e veloci, appare improntata ad una delicata sinuosità, che al volgere del secolo si chiuderà in forme più geometriche, per poi giungere quasi a plasticismo formale. La figura femminile è il suo soggetto prediletto e le sue immagini di donne, risentono dell'influsso della raffigurazione dell'eleganza diffusa attraverso le riviste di moda. Il Cimitero Calvary è il luogo dell'eterno riposo per gli angelini di varie etnicità, inclusi molti italiani. Il cimitero cattolico romano, ora situato a est di Los Angeles, fu fondato originariamente su Calle Eternidad o via dell'Eternità, un nome dato alla strada poichè appunto conduceva al cimitero. Via dell'Eternità fu in seguito rinominata Buena Vista, cioé Buona Vista in spagnolo, perché permetteva di avere un'ottima vista dei primi giardini e frutteti di Los Angeles. Quando Los Angeles diventò una "città americana", Buena Vista fu chiamata North Broadway. Il luogo dell'originario Calvary Cemetery, che fu spostato nella sede attuale nel 1896, si trova sotto la Chiesa italiana di Saint Peter e la Cathedral Chapel High School. In ricordo del passato, la scuola chiamò la sua squadra di football the Phantoms (i Fantasmi). Il cimitero è il luogo dell'ultimo riposo di innumerevoli famiglie pioniere di Los Angeles, incluso i Pico, Boyle, Chapman, Dominguez, Bandini, Downey e Dockweiler, così come di molti italo-angelini, come i Pelanconi e i Tononi. Di Marianna Gatto Si ringrazia per la foto l'Italian American Museum di Los Angeles. L'immagine non può essere copiata, stampata od utilizzata in altro modo senza l'autorizzazione del IAMLA. La missione dell'Italian American Museum di Los Angeles è di favorire la conoscenza dei differenti patrimoni culturali della california Settentrionale attraverso la ricerca, la preservazione storica, mostre e programmi educativi che esaminano la storia ed il continuo apporto degli italoamericani nella Los Angeles multietnica e negli Stati Uniti.