L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-19-2019

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GIOVEDÌ 19 SETTEMBRE 2019 www.italoamericano.org 34 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI Nuovi affreschi sono stati trovati nella Basilica di Sant'Antonio da Padova, fra i santi più amati d'Italia Frammenti di una Crocefissione di Giotto e nuovi affreschi del '400 nella Basilica di Sant'Antonio da Padova ins ieme al grande pittore Tommaso da Modena, come è testimoniato in due documenti giuridici, tra 1349 e 1351. La sua attività a Padova è ricordata da Michele Savonarola nel Libellus de magnificis ornamentis regie civitati Padue, per aver dipinto nella contigua cappella dell'Arca, dopo che il corpo del santo vi fu trasferito nel 1350, le scene con i miracoli della sua vita. La scoperta deriva dai nuovi lavori di restauro nella cappella della Madonna Mora, nucleo a partire dal quale si è sviluppata nei secoli l'intera basilica. A ltri affres chi di grande importanza sarebbero celati nelle parti non ancora indagate. In par- ticolare, grazie a innovative indagini diagnostiche nella Sala del Capitolo, si prospetta la pos- sibilità che si trovi un'opera giot- tesca sotto frammenti di intonaci successivi. Si tratterebbe nello specifico di una crocefissione. Recuperarla dicono gli esperti guidati da Gilberto Artioli, diret- tore del Centro CIRCe, è possibi- le, a patto di raggiungere un accordo tra Soprintendenza e Vaticano. N uovi affreschi di origine quattrocentesca sono stati scoperti nella Basilica di Sant'Antonio di Padova, uno dei santi più amati d'Italia. N ella Cappella della Madonna Mora, dove un tempo sorgeva la chiesetta di Santa Maria Mater Domini, sono emer- se una Madonna col Bambino e 4 figure di santi, tra i quali san Bartolomeo, riconoscibile perchè ritratto seguendo l'iconografia clas s ica, e i s anti Cos ma e Damiano, che vestono tuniche dal colletto rigido, copricapi in vaio, e reggono il vaso degli unguenti che identifica la profes- sione medica. La quarta figura è di un martire o di un santo anco- ra non identificato. La pittura presenta una data incompleta che che dimostrerebbe la sua realiz- zazione attorno al 1410. L'autore, secondo Cristina Guarnieri del dipartimento dei Beni culturali dell'Università di P adova, s arebbe S tefano Benedetto da Ferrara. Giorgio V as ari lo ritenne l'autore di un'altra opera in stato degradato: la Madonna del Pilastro. La pre- senza di Stefano di Benedetto da Ferrara è documentata a Treviso, S elinunte era una antica colonia greca situata sulla costa sud-occidentale della S icilia che arrivò a contare 100mila abitanti nel periodo di mas s imo s plendore dei s uoi (appena) 240 anni di storia. Oggi i suoi ruderi si trovano sul terri- torio del comune di Castelvetrano, nella parte meri- dionale della provincia di Trapani. In quello che si presenta come il parco archeologico più grande d'Europa, sta per partire una nuova campagna di scavi per riportare alla luce i resti dell'an- tico porto orientale. Sarà inoltre indagata l'esten- sione dell'antico bacino portuale nella valle del Gorgo Cotone, tra la collina di Manuzza e la collina orientale, si studieranno i limiti perimetrali dell'antico porto, se ne dateranno le strutture e defini- ranno le relazioni tra lo scalo e l'impianto urbanistico. La mis- sione archeologica sarà curata dall' Is tituto A rcheologico G ermanico di Roma, dall' U nivers ità di Bonn e da quella di Bochum in collabora- zione con il Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria. Villa romana riemerge nell'antica Satricum Il parco archeologico di Selinunte si trova a sud di Trapani, in Sicilia I l sottosuolo dell'antica città laziale di Satricum continua a regalare tesori. In un'area non coltivata, i ricercatori olandes i dell'Università di Amsterdam che da oltre 40 anni coordinano gli scavi, hanno riportato alla luce una villa rurale romana e alcune sepolture. L'antica città che s orgeva nel territorio di Latina, quas i al confine con Nettuno, dopo il santuario dedi- cato alla M ater M atuta, dea Dell'Aurora e protettrice delle nascite, e a diverse necropoli emerse in passato, ha ora restitui- to una villa, due scheletri umani posti uno vicino all'altro, due di animali, di un bovino e di un cane, e un terzo scheletro umano a poca distanza. I resti della struttura riportati alla luce includono divers i ambienti, con pavimentazioni in buono stato di conservazione, un tunnel e una tomba, in cui sono stati rinvenuti due scheletri. La datazione precisa è allo studio, ma la struttura appare di età romana, e quindi di molto suc- cessiva alla stessa Satricum. Da villaggio di capanne, poco alla volta crebbe fino a diventare a una città estesa su 40 ettari. Lì s i s tabilirono nel 489 a.C. i Volsci, provenienti dalle monta- gne. Poi ci fu la distruzione della città prima ad opera dei Latini nel 377 a.C., e poi nuovamente distrutta dai Romani nel 346 a.C. Il sito è oggetto di scavi che hanno interessato l'abitato antico, con il s antuario della M ater Matuta, e le necropoli, riportan- do alla luce una grande quantità di oggetti, tra cui spiccano alcu- ne stipi votive del santuario, e una nota epigrafe in latino arcai- co. Dieci anni di ricerche e scavi (2003–2013) in particolare, sono serviti per portare alla luce la 'Via Sacra' risalente alla fine del VI sec. a.C., che funzionava da via d'accesso dell'antica città di Satricum verso il mare, dove sull'Acropoli si trovava il tempio dedicato alla dea dell'Aurora Mater Matuta, che rimase fre- quentato anche dopo la distruzio- ne della città, almeno fino al II secolo a.C. e che fu rimpiazzato da un secondo edificio di mag- giore ampiezza nel V secolo a.C Tra i ritrovamenti anche una tomba dal ricco corredo apparte- nuta a una bambina di origine latina databile al VII sec. a. C. Alla ricerca del porto perduto nel parco archeologico di Selinunte

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