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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 9 MAGGIO 2013 Moglie divina Statua di Faustina Maggiore come Dea Fortuna. La scultura in marmo del 112-140 d.C. è una rielaborazione da un prototipo del V secolo a.C. Proviene dagli scavi a Villa Negroni-Massimo (1862) sul colle dell'Esquilino e si trova nell'atrio di Palazzo Nuovo (perché costruito ex novo, su progetto di Michelangelo, per completare il disegno della piazza capitolina, in aggiunta ai preesistenti Palazzo Senatorio e Palazzo dei Conservatori) nei Musei Capitolini di Roma. Annia Galeria Faustina, nota come Faustina maggiore, fu moglie dell'imperatore Antonino Pio, madre dell'imperatrice Faustina minore, e zia dell'imperatore Marco Aurelio. Quando Antonino divenne imperatore nel 138, F austina ottenne il titolo di Augusta e dopo un matrimonio felice, alla sua morte, Antonino la divinizzò e le intitolò un tempio nel Foro Romano. Dissidente giottesco La Madonna col Bambino del Museo di San Casciano. Lippo di Benivieni, una delle più importanti personalità artistiche della pittura fiorentina della prima metà del Trecento, lo dipinse per l'altare maggiore della chiesa di Santa Maria del Gesù nel 1310. Influenzato dalla scuola giottesca, vantò uno stile personale, con spiccati accenti di matrice gotica. Inizialmente lo si ritenne senese per alcuni tratti stilistici, in particolare la dolcezza dei tipi femminili, poi umbro per asprezze cromatiche, tensioni espressive e patetiche, infine fiorentino per essere punto di riferimento per i "dissidenti" degli insegnamenti giotteschi. La tempera su piccola tavola cuspidata raffigura la Vergine a mezza figura con in braccio il Bambino Gesù in piedi il quale srotola il tradizionale cartiglio: un tipico esempio di iconografia bizantina cara alla pittura senese. Capacità espressiva Flagellazione. Alla Pinacoteca di Brera, a Milano, è l'opera di Luca Signorelli, pseudonimo di Luca d'Egidio di Ventura (Cortona, 1445-1523). Il dipinto mostra una capacità maturata, pienamente consapevole dei mezzi espressivi. Lo stendardo della Flagellazione, opera firmata ma non databile, collocabile alla fine degli anni settanta, è un esplicito omaggio alla Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca e alla cultura prospettica urbinate. Vi si colgono suggestioni con il Pilato che allude nella posa ad alcuni degli Uomini illustri dello studiolo di Federico da Montefeltro. Lo stendardo, dipinto per una confraternita di Fabriano, dimostra inoltre la presenza di Luca nella città marchigiana, all'epoca uno dei laboratori artistici più raffinati della penisola. PAGINA 9 Soffitto illusionista Soffito della Chiesa di Sant'Ignazio. Il lavoro che più impegnò Andrea Pozzo, consegnandolo ai posteri come pittore rappresentativo del tardo Barocco romano, fu la realizzazione degli affreschi nel soffitto della navata della chiesa romana. Per l'opera culmine della sua incessante ricerca prospettica e figurativa, espressione dell'ormai raggiunta maturità artistica, realizzò in pittura prospettica delle architetture illusorie che, dilatando il campo visivo, incorniciano l'icona più espressiva dello spirito missionario di due secoli di storia della famiglia gesuita. L'architetto, pittore, decoratore e teorico dell'arte italiano, fu straordinariamente versatile ma soprattutto fu somma espressione dell'illusionismo pittorico, riscontrabile nelle quadrature architettoniche dei suoi interventi decorativi. Antica modernità Figliuol prodigo. Figura dominante nella scultura italiana tra le due guerre è quella del trevigiano Arturo Martini. Nel '26 inizia a creare una serie di capolavori, il più famoso dei quali è il Figliuol prodigo, prima sua grande realizzazione in bronzo (Acqui Terme, Ospizio Ottolenghi) nella quale le reminiscenze della scultura trajanea e romanica appaiono mirabilmente fuse e trascese in una profonda, appassionata umanità che trova la più immediata espressione nel trepidante incontro dei due personaggi. Al contempo, il modellato asciutto e vigorosamente scandito tanto nei volti intenti quanto nel torso nudo del figlio e nella tunica paterna, bene si adegua alla nuova struttura monumentale e dinamica dell'opera con la quale si apre veramente la storia della scultura italiana contemporanea.