L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-13-2013

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ  13  GIUGNO  2013 Viso decorativo Antefissa a testa femminile. Si tratta di un elemento architettonico in terracotta della fine del VI secolo a.C. che serviva per decorare gli edifici e in particolare tetti e grondaie. Questa proviene dagli scavi del Giardino Romano e oggi si trova ai Musei Capitolini di Roma. Ha i tratti morbidamente smussati, gli occhi obliqui a mandorla, l'alta fronte scoperta e il sorriso arcaico che ricordano i primi kouroi ionici, ed è una chiara testimonianza di come modelli della grande scultura greca orientale o di come gli artisti stessi, fossero giunti nell'area laziale, magari passando attraverso l'esperienza artigiana della Magna Grecia. Lo stile greco-etruschizzato è inoltre caratterizzato da forme plastiche molto sostenute e del tutto prive di dettagli, dipinte con le forti pennellate lunghe e armoniose tipiche anche delle figure dei vasi. Stile consapevole Cacciata di Adamo ed Eva. Nel Battistero di Padova c'è il lavoro più famoso e mirabile di Giusto de' Menabuoi, pittore fiorentino del Trecento. La Cacciata fa parte di un quadro pittorico complesso come testimonia il grande Paradiso nella cupola del Battistero: la scena è organizzata attorno a un Cristo Pantocratore, circondato da un'ipnotica raggiera con angeli e santi, le cui aureole in file ordinate ricordano, guardate dal basso, le punzonature di una magnifica oreficeria. L'opera del 13751376, rispetto alle esperienze precedenti, mostra un autore colpito dalle ordinate fissità romaniche e bizantine. Dall'analisi delle scelte stilistiche si evince come l'uso o meno di effetti retrò fosse volutamente cercata per fini espressivi e simbolici: è forse l'unico pittore del Trecento che ha la consapevolezza di scegliere un linguaggio espressivo. Ritorno all'antico Quattro Santi Coronati. È l'opera di Nanni di Banco, ovvero Giovanni di Antonio di Banco, con la quale l'artista fiorentino si spinse più audacemente verso l'antichità: rappresenta statue in nicchia dei quattro santi patroni della corporazione degli scalpellini (Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio martirizzati durante l'impero di Diocleziano), eseguite per il loro tabernacolo all'esterno di Orsammichele (1411-1413) a Firenze. È una solenne riunione di romani riccamente vestiti con ampie toghe. Anche l'altro rilievo dello zoccolo sottostante, che mostra le varie attività degli scalpellini (l'erezione di un muro, la tornitura di una collana, la misurazione di un capitello e la lavorazione a scalpello di un putto), è vicino all'arte del rilievo romano. PAGINA  9 Senso di straniamento Ritratto di monaca. Olio su tavola realizzata tra il 1611 e il 1630 da Marcantonio Bassetti, considerato il pittore più flessibile e originale della corrente veronese del suo tempo. L'opera è oggi esposta a Verona al museo di Castelvecchio. Subì l'influenza post-caravaggesca superando le tendenze rinascimentali, ma si ispirò alla luminosità caravaggesca non tanto per la forma quanto per intensificare colori. Si accostò poi alla scuola veneziana e i suoi lavori mostrarono tendenze alla ristrettezza cromatica e alla pennellata luminosa e densa. Seguirono questa tendenza i ritratti conservati al Museo di Castelvecchio, quali il Vecchio lettore, il Vecchio col guanto e appunto la Vecchia monaca, che seguendo un indirizzo naturalistico, nella sua indefinibilità, coglie lo straniamento e la meditazione del personaggio. Ritratto di costume La Signora di Monza. Olio su tela del 1847 di Giuseppe Molteni conservata a Pavia, nella Quadreria dell'Ottocento dei Musei Civici. L'opera segue il filone inaugurato nel 1828 del "ritratto ambientato", caratterizzato dalla resa meticolosa e sfarzosa dell'ambiente e dei costumi, che gli procura uno straordinario successo e lo pone in competizione con Francesco Hayez. Qui è ritratta Suor Virginia Maria, al secolo Marianna de Leyva y Marino, nota come la Monaca di Monza peraltro resa celebre dalla versione romanzata che ne fece nell'Ottocento nei Promessi Sposi, Manzoni. La religiosa fu protagonista di un celebre scandalo che sconvolse Monza agli inizi del XVII secolo. Figlia di un nobile, fu costretta a farsi monaca ma ebbe una relazione con il conte Gian Paolo Osio, dalla quale nacquero due figli.

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