L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-4-2013

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L'Italo-Americano PAGINA  4 GIOVEDÌ  4  LUGLIO  2013 In 30 anni il consumo di formaggio negli Usa è aumentato dell'80%. E i prodotti italiani fanno sempre più gola agli americani LucA DELL'AquILA Buone notizie per l'Italia. Nonostante la sfavorevole congiuntura economica internazionale, l'export di formaggi e latticini ha segnato un boom nel 2012 superando per la prima volta le 300 mila tonnellate. Secondo dati Istat, si registra un aumento del +7% (2 miliardi di euro in valore) rispetto all'anno precedente e si conferma un trend di lungo periodo: dal 2000 a oggi, il volume è cresciuto del 77%. Il mercato più importante in Europa si rivela quello francese mentre fuori dalla Comunità europea sono gli Stati Uniti il Paese a cui fanno più gola i nostri formaggi. La Francia assorbe il 21,02% delle nostre esportazioni, la Germania il 13,06% e gli Usa il 9,92%. Anche i nuovi Paesi "emergenti" hanno contribuito all'ottima performance del 2012. Nei Paesi del "Mist" (sigla che raggruppa Messico, Indonesia, Corea del Sud e Turchia) l'export è cresciuto del 27,8%, superando le 3.700 tonnellate lanciando la sfida agli altri Paesi in crescita ormai da un decennio, meglio conosciuti con l'acronimo "Brics" (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Da segnalare è il recente dietrofront turco al blocco dell'ingresso dei formaggi italiani. La Turchia, dall'1 febbraio consentiva l'accesso ai soli formaggi ottenuti da latte pastorizzato per questioni sanitarie. "Dopo aver chiesto l'intervento del Governo, della Commissione e del Parlamento europeo - spiega il presi- Aumentano le esportazioni di formaggi e mozzarelle: +77% dal 2000 dente di Assolatte Giuseppe Ambrosi - siamo riusciti a riaprire le porte alle nostre produzioni di pregio". Negli Stati Uniti, benchè le importazioni di prodotti caseari siano soggette a regole più complicate rispetto ad altri prodotti alimentari, le vendite non sono mai andate così bene. Il consumo di formaggio in America è aumentato dell'80% negli ultimi trent'anni. All'interno di questa tendenza generale, il consumo procapite e la vendita di formaggio di produzione non americana sono triplicati. Tra le produzioni straniere, quelle italiane sono le più vendute, seguite dalle francesi e dalle neozelandesi. Tra i tipi di formaggi Dop (Denominazione di origine protetta) più importati troviamo il Parmigiano-Reggiano e il Grana Padano (raggruppati per fini statistici, in totale 10.659 tonnellate nel 2012), poi Provolone, Ricotta, Mascarpone, Mozzarella e Asiago, anche se bisogna ricordare che le imitazioni dei formaggi di tipo italiano costituiscono la fetta più importante del mercato a stelle e strisce. Anche su scala mondiale, la categoria Grana Padano e Parmigiano Reggiano guida la classifica in valore dei formaggi nostrani più venduti all'estero seguiti dai formaggi freschi (mozzarella, ricotta e altri) e dai formaggi grattugiati. Quarto posto per il Fiore Sardo e il Pecorino Romano; quinto posto per il Gorgonzola. Se si considera invece la quantità, è la tipologia Mozzarella, Ricotta e altri formaggi freschi ad avere la meglio superando la soglia delle 74 mila tonnellate esportate. Nel 2012, fa sapere Assolatte, le esportazioni rappresentano in volume il 25,7% della produzione nazionale di formaggi, che supera il milione di tonnellate, costituite per il 45% da produzioni Dop. Quanto al fatturato, il valore dei soli formaggi italiani è di circa 10 miliardi di euro e sale a 15 miliardi se si considera l'intero settore lattiero caseario. Ma le buone notizie non finiscono qui: tra gennaio e marzo 2013 le esportazioni di formaggi italiani sono aumentate del 5,8%. Merito della crescita dei clienti storici in Europa e Nordamerica ma anche dell'apertura di nuovi mercati in Asia, Oceania, Africa. Considerando che in Italia ci sono circa 400 tipi di formaggi diversi e che all'estero se ne conoscono solo una piccola parte, si può dire che il futuro dell'export dei formaggi ha tutte le carte in tavola per essere roseo. Non ci resta altro che brindare con un bicchiere di Marsala e una fetta di Gorgonzola. Cavatelli pugliesi con broccoli e origano: così si diventa il miglior 'Pasta Chef' del mondo BARBARA MINAFRA Sono arrivati da ogni parte del mondo per sfidare il campione del mondo in carica. Ma sono arrivati anche chef italiani pluripremiati che lavorano all'estero per riappropriarsi di un titolo che fino all'anno scorso apparteneva al giapponese Yoshi Yamada, e riconquistare un titolo, quello di miglior "Pasta Chef", che ben si addice a un italiano. Il migliore cuoco a preparare il piatto simbolo dell'Italia nel mondo non può che essere un connazionale. Giorgio Nava, migliore Pasta Chef E così, almeno quest'anno, è stato: merito dei cavatelli pugliesi con vellutata di broccoli e una spolverata di fiori di origano e della maestria di Giorgio Nava, che lavora a Città del Capo. Nato a Milano, è arrivato in Sud Africa nel 1999 dove ha portato la cucina italiana autentica. "Servo questo piatto regolarmente perché la crisi è arrivata anche da noi. Per me è uno stimolo rivisitare piatti tipici regionali di gran gusto, effetto e costo contenuto". La II edizione del Campionato Mondiale della Pasta di Academia Barilla di Parma ha premiato bontà, semplicità e creatività. Gianluigi Zenti, direttore di Academia Barilla ha detto: "Nava ha saputo combinare tradizione e innovazione in maniera esemplare attraverso una ricetta che ha convinto per la cura nella scelta degli ingredienti, semplicissimi ma di alta qualità e combinati sapientemente". Paolo Barilla, vice presidente del Gruppo, consegnando il Pasta World Champion 2013 ha aggiunto: "Nei vostri ristoranti svolgete un ruolo fondamentale per il futuro del Paese: veri ambasciatori, ogni giorno proponete Il piatto vincente: cavatelli pugliesi il nostro patrimonio gastronomico e cercate nuove interpretazioni per tenere alto l'interesse e il desiderio per la pasta e per la nostra tradizione". La premiazione, che garantisce un posto d'onore alla pasta, portata fondamentale per ogni pasto italiano e piatto principe della dieta mediterranea, giunge a conclusione del II Forum sulla Cucina Italiana nel Mondo: tre giorni dedicati a promuoverla, difenderla dalle falsificazioni (rivendicando il valore e la qualità dell'agroalimentare nazionale) e valorizzarla come "avamposto" di promozione del patrimonio artistico, culturale e turistico a livello internazionale.

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